Yumiko Nakajima, una donna sui 70, sta scegliendo la sua tomba. Invece di scegliere un semplice pezzo di pietra in un qualche cimitero all’aperto, però, ha messo gli occhi su una luminosa statua blu del Buddha dentro al Ruriden—un piccolo e futuristico ossario legato al tempio di Koukokuji, nel centro di Tokyo.
La statua del Buddha che ha scelto è circondata da altre 2.045, tutte illuminate a LED di diversi colori e distribuite sulle pareti di questo cimitero alternativo. Ogni statua—che è collocata sulla parete dentro una teca di vetro trasparente—rappresenta un defunto o è destinata a farlo, una volta che qualcuno come Nakajima deciderà di essere cremato, disponendo che le sue ceneri siano conservate direttamente dietro il muro. Ogni statua è sincronizzata con alcune tessere magnetiche e quando arriva un visitatore si illumina di un colore differente.
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“È il destino che mi ha portato a questo tipo di cimitero. È molto economico,” dice Nakajima, mentre le statue del Buddha in technicolor si riflettono nei suoi occhiali e le borse della spesa ondeggiano al suo fianco. “Non voglio che i miei parenti debbano preoccuparsi di mantenere la mia lapide, quando sarò morta.”
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In Giappone il declino della natalità, la mancanza di spazio nelle città e i prezzi astronomici dei lotti nei cimiteri hanno portato a un cambio radicale nel modo in cui i morti sono sepolti e commemorati.
Tradizionalmente, ogni famiglia possiede un lotto di terra e una pietra tombale—per un costo complessivo compreso tra i 2.300.000 yen (circa 18.500€) e ii 4.600.000 yen (circa 37.000€)—in un vero cimitero dell’area urbana. Quando una persona muore viene cremata e le sue ceneri vengono conservate in un’urna collocata nella tomba di famiglia. La tomba viene trasmessa di generazione in generazione, e tanto la cura delle lapidi quanto le tasse annuali per la manutenzione sono a carico dei parenti in vita che cercheranno di fare visita ai defunti quanto più spesso possibile, specialmente durante occasioni speciali come l’Obon—una festività del buddhismo giapponese che si tiene per tre giorni ogni estate.
Negli ultimi decenni, però, lo sviluppo tecnologico e il cambio dei costumi giapponesi hanno reso questi cimiteri hi-tech un’alternativa conveniente. E posti come Ruriden—che pongono rappresentazioni simboliche del defunto in colonne ordinate e ospitano i suoi resti in una cassetta—hanno guadagnato popolarità.
Questi cimiteri spesso adottano delle smart card contenenti le informazioni dei visitatori e dei loro parenti defunti, così che possano usarle per entrare nell’edificio, prima, e strisciarle nuovamente per illuminare la corretta statua del Buddha e distinguerla dalle altre.
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Nakajima è solo una delle tante persone che hanno optato per questa soluzione compatta ed economica. Originaria di Tokyo, ha sposato un uomo di Kyoto, e quando due anni fa il marito è morto l’ha seppellito nella tomba di famiglia del suo paese natale. Nakajima non ha figli e non ha intenzione di costringere suo fratello minore a viaggiare fino a Kyoto per visitare la tomba di famiglia di suo marito. In Giappone, infatti, è tradizione che le mogli siano sepolte nella tomba di famiglia del marito.
Così ha deciso che quando morirà i suoi resti saranno divisi tra la tomba di Kyoto e il loculo dietro la statua del Buddha che ha scelto, al Ruriden. Questo, dice, agevolerà il suo anziano fratello ad andare a trovarla ogni volta che ne avrà voglia. Oltretutto non dovrà farsi carico di pulire la lapide, di prendersi cura dei fiori, né tantomeno di pagare la costosa tassa di manutenzione annuale di 12.000 yen (circa 100€) per assicurarsi che la lapide non sia coperta di erbacce.
“Tutte queste statue del Buddha sono come compatrioti, e quando morirai sarai lì con loro”
Taijun Yajima, il prete a capo del tempio Koukokuji a cui appartiene il Ruriden, ha voluto la costruzione dell’appariscente cimitero nel 2006. A quel tempo era il primo in Giappone, stando a Yajima, ma da allora il formato ha preso piede e altri templi nel paese hanno deciso di seguire la sua intuizione. Yajima spiega come l’idea gli sia venuta per necessità, dovendo adeguarsi alle norme sociali che andavano cambiando.
“In passato ognuno aveva una tomba personale, ma quando lo spazio è diventato un problema serio si è cominciato a ricorrere alle tombe di famiglia. Queste venivano tramandate di generazione in generazione,” mi dice Yajima. “Ora, però, ci sono sempre meno bambini in Giappone e molti si ritrovano senza nessuno che possa assumersi la responsabilità di curare le loro tombe.”
Yajima voleva risolvere proprio questo problema. Per lui il punto centrale dietro l’idea di Ruriden è proprio il garantire un posto a quelle persone senza figli o una famiglia numerosa, perché non si sentano sole dopo la morte.
“Solitamente le persone che prenotano qua un loculo sono single o non hanno figli—sono dispiaciuti di non avere una famiglia, ma sanno che una volta morte saranno circondate da altri come loro, qui a Ruriden,” dice.
“Tutte le statue di Buddha in vetro sono come compatrioti e quando morirai sarai lì con loro. Se pensi che sarai con i tuoi amici, da morto, non sarai triste.”
Attualmente le statue di Buddha rappresentano tutti, dal bambino di nove mesi alla donna di 99 anni. Un box per una persona costa circa 750.000 yen (circa 6.000€). Per conservare i resti di due persone il prezzo sale a 950.000 yen (circa 7.600€). È richiesto il pagamento di una tassa annuale per la manutezione di 9.000 yen (70€) e la conservazione dei resti dentro a Ruriden è garantita per 33 anni. Passati questi non sarà più richiesto il pagamento della tassa, ma i resti saranno spostati dal loculo e conservati in uno spazio comune al di sotto dell’edificio. Le statue e gli spazi non sono riutilizzati, una volta svuotati, ma rimangono vacanti.
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Se Yajima insiste sull’idea di una compagnia assicurata dopo la morte, questi spazi hi-tech per la sepoltura seguono filosofie molto diverse tra loro, a Tokyo.
Alcuni cimiteri tradizionali sono stati ricostruiti su più piani, le urne sono conservate nell’edificio e, quando richieste, vengono trasferite ad alcune lapidi comuni da un nastro trasportatore simile a quello di alcuni parcheggi.
Per esempio al Shinjuju Rurikoin Byakurengedo—che somiglia a un’astronave bianca e quadrata, atterrata in mezzo a un mare di grattacieli—l’estetica e la cura dei morti è molto differente che al Ruriden.
Al Rurikoin, che è stato progettato dall’architetto Kiyoshi Sey Takeyama, la morte, in un certo senso, è diventata un’industria raffinata e si fanno molti sforzi perché la tecnologia usata nel complesso rimanga segreta. Se è vero che la struttura ospita tutto dalle stanze per pregare a quelle da concerto, il piano dedicato al cimitero hi-tech è tenuto sotto stretta sorveglianza da [modern-day temple’s staff] quando viene visitato da persone che ancora non possiedono uno spazio.
Naoko Kinoshita, un membro del team che si occupa delle pubbliche relazioni al Rurikoin, mi guida attraverso un piano con tre differenti lapidi comuni, ricordandomi che le fotografie sono severamente vietate.
“Questa tecnologia viene facilmente copiata e ogni struttura avrà la sua particolare implementazione, come anche un’estetica distinta per gli spazi adibiti a cimitero,” mi spiega Kinoshita. “Ci è già capitato di accogliere potenziali clienti, ma si sono rivelati studiosi in incognito, venuti qui per studiare la tecnologia che utilizziamo e la nostra organizzazione”.
Stando a Kinoshita alcuni paesi vicini come Singapore, la Malesia e la Cina stanno cercando di costruire posti simili in risposta ai crescenti problemi di spazio e la decisione di non mostrare la tecnologia impiegata a esterni è nata proprio perché a Ruirikoin non vogliono correre il rischio che la loro specifica estetica nel trattare la morte sia replicata altrove. Questo creerebbe inevitabilmente una certa competizione commerciale alla struttura che perderebbe la sua unicità.
Nonostante Kinoshita non sia disposto a divulgare dettagli tecnici è disposta a dirmi che il sistema è stato progettato dalla Toyota.
Al Rurikoin come al Ruriden ogni famiglia possiede una tessera magnetica che contiene le informazioni circa la loro cassetta e i dettagli sui parenti cremati. Al piano adibito a cimitero si trovano tre lapidi comuni dietro le quali ci celano più di 3.500 cassette. Quando qualcuno usa una tessera viene inviato un comando al sistema centrale che attiva il nastro traportatore della Toyota.
Complessivamente, spiega Kinoshita, funziona come il traporto dei libri dal magazzino di una biblioteca alla sala di lettura o come le macchine ospitate nei parcheggi multipiano sono trasportate dagli spazi sotterranei al livello della strada. Nel mentre che i resti del tuo famigliare sono trasportati alle lapide comuni, alcuni schermi digitali mostrano un album di foto commemorative del defunto. Non si possono accendere candele, ma è possibile bruciare frammenti di incenso su piccole pietre riascaldate poste di fronte alla tomba.
“Di questi tempi i genitori non vogliono costringere i figli a farsi carico di pulire la tomba di famiglia o pagare le commissioni annuali per la manutenzione. Questo posto rimane molto vicino alla stazione ferroviaria e quando la gente esce a Shinjuku, se avanza del tempo, può tranquillamente fare un salto,” dice Kinoshita. “Semplicemente penso che i ragazzi non siano più interessati alle tradizionali pratiche di sepoltura, oggigiorno. Questo modo di gestire la cosa è molto pratico.”
Kinoshita spiega che anche se questi cimiteri alternativi abbiano cominciato a essere largamenti accettati c’è ancora gente che si oppone e trova strano affidarsi a un sistema automatico per recuperare e spostare le ceneri dei propri parenti.
Nonostante tutto è sicura che ci saranno ulteriori sviluppi in futuro, tanto nelle tecniche di sepoltura quanto nelle tradizioni legate al lutto.
“In futuro potremo usare rappresentazioni olografiche dei nostri parenti defunti accompagnate da dialoghi pre-registrati che ci faranno sentire proprio come se stessimo parlando con loro”, dice Kinoshita. “una cosa molto da Harry Potter”
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I metodi di sepoltura e commemorazione ad altamente tecnologici del Giappone possono apparire eccessivamente futuristici. Sia Kinoshita che Yajima, tuttavia, pensano che siano solo i sintomi di una società che sfrutta tecnologia pre-esistente per adattarsi al mutamento di norme sociali e stili di vita.
“Mi sono visto costretto a ricordare loro come non stessimo cercando di imitare Las Vegas e che questo fosse un posto serio per la commemorazione dei defunti”
Presso Ruriden, Yajima ha interrotto brevemente la conversazione con Nakajima per dirmi che, quel mese, lo spettacolo di luci tematico del complesso cimiteriale sarebbe stato basato sulle quattro stagioni, motivo per cui le statue di Buddha stavano alternando tra tonalità rossastre autunnali, blu invernali e verdi estive.
“Se fai attenzione dovresti riuscire a vedere una stella cadente,” dice, sorridendo, proprio mentre una diagonale di Buddha in vetro si illumina di blu. “Eccola!”
Per quanto Yajima cerchi di conservare un certo divertimento e promuovere una certa estetica al Ruriden mi confessa di essersi arrabbiato, una volta, quando i tecnici della luce hanno provato soluzioni troppo sperimentali. “Mi sono visto costretto a ricordare loro come non stessimo cercando di imitare Las Vegas e che questo fosse un posto serio per la commemorazione dei defunti,” dice.
Mentre lascio l’edificio chiedo a Nakajima cosa ne pensa dei cambiamenti avvenuti nelle pratiche funerarie giapponesi.
“I cambiamenti a cui assistiamo nei cimiteri stanno diventando un argomento piuttosto popolare, in questi giorni. Non ho niente da ridire in proposito,” mi dice, prima di farsi più vicina.
“A essere onesti, e so che non dovrei dirlo, non sento proprio il bisogno di essere sepolta sotto una pietra o di avere una tomba di qualsiasi tipo. Non credo nell’aldilà e le mie ceneri potrebbero benissimo essere disperse in mare.”