La paura della morte è uno dei temi che accompagna l’umanità fin dai suoi albori. Ogni comunità ha affrontato il tema, rivolgendosi a un essere superiore o accettando il fatto che siamo fatti di atomi, legami elettromagnetici e filamenti di acido desossiribonucleico.
“Nella vita l’unica cosa certa è la morte, cioè l’unica cosa di cui non si sa nulla con certezza” diceva Soren Kierkegaard. OK, abbiamo accettato il nostro destino e ci siamo rassegnati a questo, chi a malincuore e chi con la speranza di un qualcosa che ci aspetta dall’altra parte.
Videos by VICE
L’altra sera mi è capitato di vedere Trascendence, il debutto in regia di Wally Pfister, direttore della fotografia di Nolan dai tempi di Memento e vincitore di un Oscar: uno che sa il fatto suo. Dopo Il cavaliere oscuro – Il ritorno ha deciso di abbandonare la fotografia e di sedersi sulla sedia della regia con questa sceneggiatura scritta da Jack Paglen.
Il dottor Will Caster, uno tra i più importanti ricercatori nell’ambito dell’intelligenza artificiale, viene assassinato da un movimento di terroristi anti-tecnologici. La sua ricerca aveva il fine di creare una macchina che combinasse l’intelligenza collettiva di tutto quello che è conosciuto con l’intera gamma delle emozioni umane per creare una macchina che avesse coscienza di sé. La moglie, Evelyn, ne carica il cervello in un computer in modo tale da non perderlo, con l’aiuto del loro amico e collega Max Waters, che però mostra da subito dei dubbi sul procedimento e sulla possibilità di collegarlo a internet. Eventualità che si concretizza quando il gruppo di terroristi individua il loro nascondiglio: nel tentativo di salvare Will, Evelyn lo connette alla rete permettendogli di comunicare e portare avanti le sue ricerche grazie alla connessione con ogni computer della Terra.
Inutile spoilerare tutto il film, che è anche disponibile su Netflix; è importante però concentrarsi su un concetto: la coscienza di Will viene caricata su un computer, e questo gli permette di sopravvivere alla morte.
Il mind uploading non è più un materiale da romanzo futuristico, ma un vero e proprio ramo della ricerca scientifica. L’anno scorso abbiamo intervistato “uno dei massimi esperti di mind uploading, Giulio Prisco, per capire quante possibilità abbiamo di vedere le nostre sinapsi tradotte in codice binario e di trascorrere l’eternità a gironzolare tra i comfort bidimensionali di un supercomputer.” In attesa che la cosa si realizzi, la tecnologia ha già fatto passi da gigante nella lotta contro la morte.
Ovviamente non mi riferisco al decesso biologico, che per il momento è la fine certa che ci attende tutti. Ma la nostra persona, il nostro “io”, le nostre caratteristiche e qualità, possono in qualche modo sopravviverci?
Mettiamola così: quali sono le nostre caratteristiche peculiari? Il corpo, l’involucro di carne che permette di relazionarci col mondo; la personalità, il nostro modo di pensare e comunicare con gli altri; e per ultimo, ma non in ordine di importanza, il nostro talento, il genio che ci rende unici ed inimitabili. Ecco qualche esempio possibile della vita eterna nei bit.
Il corpo
Paul Walker (per gli amici Brian O’Conner) muore, per ironia del fato, in un incidente stradale il 30 Novembre 2013, all’età di 40 anni, durante le riprese di Fast & Furious 7. L’attore aveva registrato solo il 65% delle sue scene al momento della dipartita: la Universal si è ritrovata con un film di un franchising milionario non completo e con il 35% delle scene da registrare con un attore defunto. Il dilemma: cancellare tutte le scene acquisite e ricominciare con un nuovo attore, cancellare completamente il personaggio o utilizzare un “duplicato”, sovrapponendo la faccia di Paul su quella di un attore? La situazione si è risolta il 4 dicembre, quando la produzione ha contattato i fratelli Walker he hanno fornito la “base” su cui applicare il viso, ricostruito in 3D, del defunto fratello.
Caleb viene utilizzato per le pose mentre Cody per il taglio degli occhi. Non è finita qui: un terzo attore, John Brotherton (che fa questo di mestiere), è stato necessario per mimare lo stile di recitazione di Paul, il suo modus operandi sul set. La ricostruzione del volto e la sovrapposizione finale sono stati affidati alla WETA, l’azienda di Peter Jackson che aveva lavorato a qualcosa del genere già sul set del Gladiatore dopo la morte di Oliver Reed (per non tralasciare Gollum della trilogia dell’anello), registrando il tutto con circa 7 telecamere per ogni scena.
Per sapere quali scene sono state registrate da questo clone virtuale, c’è anche un forum con tanto di immagini.
La personalità
Roman Mazurenko muore il 28 novembre 2015 investito da un’auto pirata a Mosca. Eugenia Kuyda, startupper nella Silicon Valley e amica del bielorusso, è al lavoro già da qualche anno al progetto Luka.ai il cui fine ultimo è l’emulazione del dialogo umano. Le conclusioni sono facili da dedurre: Eugenia decide di dare in pasto all’algoritmo di Luka.ai le migliaia di messaggi scambiati con il compagno su Telegram, l’unico “social” utilizzato dal ragazzo che detestava i social network.
Quello che si è venuto a generare, “è un chatbot, ovvero un programma, una versione digitale di Roman che imita, per quanto possibile, il suo modo di esprimersi e quindi la parte più visibile della sua personalità. Quanto basta perché noi che abbiamo conosciuto Roman, e persino sua madre, si possa parlare ancora con lui, raccontargli le nostre giornate, dirgli che gli vogliamo bene e chiedergli qualche consiglio” spiega Eugenia in un’intervista.
Una storia che sembra, almeno in parte, la trama del primo episodio della seconda stagione di Black Mirror, in cui una donna rivive il rapporto col compagno scomparso grazie ad una chat intelligente.
“Ma ci farà davvero bene?” si chiede Eugenia nell’articolo di The Verge, “Dov’è la linea di demarcazione?”
Tra una domanda e l’altra, però, è possibile farsi una chiacchierata con Roman comodamente dal proprio smartphone. Nel frattempo, Eugenia ha lanciato il progetto Replika, il cui fine è quello di creare un bot che acquisica la tua “personalità” dai messaggi fino a diventare un segretario che possa rimpiazzarti nelle funzioni più basilari. Qui è possibile riservare un nome utente per quando il servizio verrà definitivamente lanciato.
Il talento
I Beatles si sciolgono nel 1970. A 46 anni di distanza esce un loro nuovo singolo, o quasi. Non siamo nuovi a intelligenze artificiali in grado di “generare” dei pezzi originali, conosciamo già Magenta di Google.
Quello che però è in grado di creare Flow Machines, l’algoritmo creato dal SONY CSL Research Laboratory, è unico: fornendo un database di canzoni (si parla di circa 130mila pezzi) la macchina è in grado di “imparare” i vari stili musicali. Da questo momento è in grado di creare, su richiesta, una nuova canzone in qualsiasi stile e genere. Sono nate così “Daddy’s Car” e “The Ballad of Mr Shadow”, rispettivamente nello stile dei Beatles e in quello di cantautori americani. Il risultato è decisamente orecchiabile.
La postproduzione e le parole sono state affidate all’artista Benoit Carrè, ma l’armonia e la melodia sono interamente generate dall’AI, che nel 2017 pubblicherà il primo album completo. Sul sito del progetto è anche possibile provare, seguendo un questionario, a distinguere tra un Bach originale ed uno robotizzato: i risultati verranno utilizzati per migliorare l’algoritmo e saranno il fulcro di un paper scientifico che verrà pubblicato a breve. L’intelligenza artificiale riesce anche mimare il talento?
Si muore ancora, quindi
Sì, ma non del tutto. I nostri profili social imbrigliano il nostro carattere e la nostra personalità. Ci sono società che già si occupano dello scan 3D delle star di Hollywood, immortalando il corpo in un file. La programmazione di un’intelligenza artificiale sta facendo passi da gigante e Adobe sta già commercializzando un software che riesce ad imitare perfettamente la voce dopo solo 20 minuti di ascolto. Oggi, ci sono gli ingredienti per creare dei cloni perfetti di noi stessi.
Siamo sicuri che tra un secolo si attenderà la morte come il capolinea di tutto?
E se il segreto della vita eterna fosse nascosto tra un 1 e uno 0?