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La spiegazione scientifica del perché “Despacito” spacca così tanto

In caso foste immuni a tutte le canzoni/foto di foglie secche/maglioni e tazze di té che la gente posta sui social, vi informiamo che è settembre. Questo significa che è praticamente autunno, la stagione preferita di tutto il mondo. La stagione degli album un po’ cupi, alternativi, tipo The National e Wolf Alice, per accompagnare i pomeriggi passati in casa a stringere tazze di liquido bollente con indosso calzettoni pesanti. Esiste una canzone estiva, però, che continuerà a pompare dai finestrini delle auto indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, e sarà la luce che ci guiderà almeno fino al prossimo aprile. Quella canzone è “Despacito”.

“Despacito” è stata recentemente decretata canzone dell’estate ufficiale di Spotify. È la canzone più ascoltata online di tutti i tempi, ha battuto ogni record e si è insediata nel cervello collettivo del 2017; il remix con la partecipazione di Justin Bieber ha ulteriormente aiutato la sua diffusione in ogni centimetro quadrato libero sulla Terra. La fama non è necessariamente un indicatore di qualità, ma il successo di questa canzone è impossibile da ignorare. In termini musicologici, poi, “Despacito” ha caratteristiche distintive che la rendono oggettivamente più una figata di altre canzoni. Non è stata buttata lì in un’ora di studio—è una canzone ben scritta e intrigante che potrebbe tranquillamente divenire la colonna sonora di una generazione. Noi saremo gli ospiti invitati da non si sa chi che salteranno ubriachi in mezzo al dancefloor al primo accenno di quel twaaang di chitarra nel 2037. Nonostante la sua ripetitività pop e la materia trattata sia tutt’altro che profonda, è una canzone degna di nota: estremamente catchy, facile da ballare, eppure sentimentale e nostalgica. Ma non per coincidenza.

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Gli accordi di “Despacito” ci sono familiari perché, di base, sono i quattro accordi usati per comporre praticamente tutta la musica pop contemporanea (in termini tecnici, si chiamano I, IV, V e vi). Il giornalista Wayne Marshall ha scritto una bellissima disamina di questi accordi qui per Vulture, e fa notare che “Despacito” li usa in un ordine diverso (vi, IV, I, V). Nello specifico, usa Si minore, Sol maggiore, Re maggiore e La maggiore in quest’ordine. Usando il Re maggiore nel posto di quello che conosciamo come accordo I, però, implica che l’intera canzone è in Re maggiore (l’accordo I è sempre lo stesso su cui si basa la canzone, perché è l’accordo costruito sulla prima nota di quella scala—questo significa che il IV è sulla quarta nota, il V sulla quinta, ecc.).

Ma la verità è che “Despacito” è in chiave di Si minore. Questo è l’accordo con cui comincia e quello con cui finisce, ed è quello più importante (la stessa parola “despacito” è cantata sopra un accordo di Si minore). Se avete studiato la musica saprete che il Si minore è legato strettamente al Re maggiore, quindi questa non sarà una sorpresa per voi. Abbiate pazienza, entro nel tecnico: il modo in cui comprendiamo la struttura armonica della canzone cambierebbe sostanzialmente se utilizzassimo il Si minore come accordo I, invece del Re maggiore. Relativamente al Si minore, Sol maggiore è vi, Re maggiore è III e La maggiore non dovrebbe nemmeno far parte dello scheletro armonico della canzone. La sequenza di accordi I, vi, III e VII bemolle, che sarebbe quella che otterremmo guardando la canzone con la lente del Si minore e non Re maggiore, sarebbe del tutto non convenzionale in una canzone pop latina (siete ancora lì?).

Essenzialmente, Marshall ha ragione a interpretare gli accordi come I-VI-V-vi di Re maggiore in ordine diverso, perché qui ci troviamo davanti alla pura armonia occidentale funzionale. Quando dico che gli accordi sono “funzionali”, intendo che il suono che producono ci fa sentire coi piedi per terra. Altre canzoni sono state scritte con gli accordi in quest’ordine, naturalmente (il podcast Switched On Pop cita “Complicated” di Avril Lavigne e “Africa” dei Toto tra le altre)—non è che “Despacito” sia una rivoluzione. Ma la leggera sensazione di disagio, la stranezza di questa sequenza di accordi si abbina a una sensazione familiare, perché di base usa i quattro accordi più convenzionali della musica occidentale contemporanea. Dato che non siamo in grado di capirla del tutto, non ci annoia, e la canzone dà assuefazione. In questo caso la sequenza ha due effetti degni di nota.

Per prima cosa, la progressione da V a vi (da La maggiore a Si minore) che avviene quando la sequenza di accordi riparte—cioè quello che si sente ogni quattro versi, più chiaramente in mezzo al ritornello, con “[Re maggiore] Para que te acuerdes si no estás con-[La maggiore!]-migoooo / Despa-[Si minore!]-cito”—ha un nome da cervelloni. È conosciuta come “cadenza interrotta”, e non suona completa perché la I (la fondamentale, o la prima nota della chiave) viene sostituita nella progressione di accordi dalla vi (una chiave minore che può suonare malinconica o drammatica). In “Despacito”, quindi, questo spiega come mai gli accordi sembrano funzionare in chiave di Re maggiore mentre la canzone continua a sembrare in Si minore. Ogni volta che la sequenza si ripete (cioè ogni quattro versi) sentiamo una progressione V-vi, o una cadenza interrotta—come in “Africa” dei Toto (che, come detto sopra, usa la stessa struttura di accordi di “Despacito”), quando “…a hundred men or more could ever dooo”, sull’accordo di V, porta all’accordo di vi su “I bless the rains down in…” È lo stesso tipo di non-risoluzione.

Il secondo motivo per cui questa progressione ci fa alzare le antenne è che il La maggiore non è un accordo che rientra nella scala del Si minore. Dà un tocco modale alla canzone. Per essere chiari, un modo è un tipo di scala in cui gli spazi tra le note non sono come quelli delle scale più usate nella musica occidentale—hai presente, la tipica scala Do-Re-Mi che ti insegnano a scuola. Si possono sentire sfumature modali nel jazz o anche nei canti gregoriani. A dir la verità questo tipo di sequenza si sta diffondendo sempre di più nella musica mainstream, quindi non si rimane così disorientati dalle svisate modali di “Despacito”. Ma è una piccola gemma nascosta in una traccia che si maschera da intrattenimento per poveri di spirito.

Infine, oltre a queste due ragioni principali per la potenza di questa canzone, lo stesso Si minore ha un effetto enorme sull’umore della traccia. Scegliere la chiave per una canzone è l’equivalente musicale di decidere il colore dei muri di casa tua—e per una canzone così legata alle #summervibes, il Si minore è una scelta coraggiosa. Visto che sono una nerd pazzesca, ricordo di aver notato la stessa nota nel 2010, quando Rihanna ha pubblicato “Only Girl In the World”, in cui il Si minore crea uno scenario brullo nel quale lei può essere l’Unica. Anche Lady Gaga ha usato il Si minore in “Alejandro”. Per quanto questi singoli abbiano stili diversi, sono accomunati da una sentimentalità inquieta, che ti fa sentire qualcosa nonostante te stessa. La tonalità algida e particolare di questa chiave è in grado di spingere ogni nota fino al profondo, scatenando in te sentimenti che non avresti creduto che la radio commerciale ascoltata in un taxi potesse scatenare. Nelle tracce da club, il Si minore è in grado di penetrare tanto la nebbia alcolica quanto il calore di troppi corpi.

Tutti questi elementi fanno sì che “Despacito” riesca a farmi sentire nostalgia per ciò che sta succedendo in questo momento, immediatamente, il che è una conquista importante. Questo è dovuto in parte al fatto che il pezzo è ancora dappertutto, ma anche alla sua melodia così particolare. “Despacito” non sarà per tutti (sebbene, se non è per te, non ho idea del perché tu sia arrivato fino alla fine di questo articolo), ma arriverà a definire un’era che ci piaccia o no. Il profumo di “Despacito” rimarrà nell’aria almeno fino alla fine di quest’anno, finché l’industria discografica non ci seppellirà sotto una coltre di imitazioni. Il mondo tonale di questa canzone taglia come un coltello mentre le sue componenti armoniche familiari ti cullano, e il groove reggaeton, insieme al testo e l’armonia, risuona facendoti muovere in modi che dovresti probabilmente evitare, anche in privato. Ascoltarla vorrà dire evocare sempre e ovunque l’estate del 2017. Quindi, se sei stufo di “Despacito” o ti senti pronto a metterla via insieme al resto di quest’anno, ascoltala di nuovo. Lentamente.

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