Nella primavera del 2020, durante il primo lockdown, notai che stava succedendo qualcosa di strano e inaspettato all’interno della mia bolla sui social. La prima fu una conoscente particolarmente interessata alla spiritualità New Age, che su Facebook condivise un articolo che prometteva di smascherare la fabbricazione del Covid-19 all’interno di un laboratorio cinese.
Nelle settimane successive iniziai a notare sempre più contenuti di questo tipo: meme col virologo francese Luc Montagnier, noto per dichiarazioni controverse e senza basi scientifiche sul COVID-19; oppure inviti ad “aprire gli occhi” col documentario statunitense Plandemic (un concentrato di falsità sulla pandemia).
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A parte qualche eccezione, questi amici o conoscenti non avevano mai dimostrato un particolare interesse per le teorie del complotto. Diversi, tra loro, erano interessati alla spiritualità, lo yoga e l’alimentazione sana—ma non c’era altro a unirli. Non è un dettaglio secondario, visto che a livello globale la pandemia ha portato molte persone appartenenti alla galassia alternativa e solitamente progressista delle idee New Age ad avere un inaspettato interesse per complottismi e letture della realtà oscure e apocalittiche.
In altre parole, due mondi finora considerati molto diversi, o addirittura antitetici, hanno iniziato pericolosamente a dialogare. Ma vediamo meglio come è emerso tutto ciò.
Secondo il professore Michael Barkun, autore di A Culture of Conspiracy, alla base del pensiero complottista ci sono tre convinzioni: nulla è come sembra, niente accade per caso, tutto è collegato.
Alcuni osservatori del fenomeno hanno notato che queste certezze sono comuni anche a varie sottoculture spirituali alternative, secondo le quali la realtà davanti ai nostri occhi è illusoria. E quando la realtà può essere ricostruita a piacimento attraverso sensazioni e teoremi, ecco che diventa decisamente più facile convincersi di piani segreti dietro la comparsa di un nuovo virus, la campagna vaccinale o le varie misure di controllo della pandemia.
Non a caso, nel 2011 i ricercatori Charlotte Ward e David Voas hanno parlato per la prima volta in un articolo accademico di “conspirituality,” una parola che nasce dalla fusione di complottismo e spiritualità e descrive “un movimento online in crescita, la cui ideologia è alimentata dalla disillusione politica e la popolarità di visioni del mondo alternative.”
Come abbiamo visto negli ultimi due anni, questo connubio può prendere le forme più rumorose di insofferenza e sospetto nei confronti delle autorità di salute pubblica e una presunta “dittatura sanitaria,” ma anche altre meno appariscenti, più legate alla predilezione per rimedi naturali e influencer e autorità pseudoscientifiche.
Anche in Italia non sono mancati i canali di medicina orientale e benessere che hanno offerto soluzioni prive di scientificità: nel sito della Federazione Italiana Yoga, che si definisce “la più antica e prestigiosa associazione di insegnanti di Yoga attiva in Italia,” vengono ad esempio supportate le raccomandazioni del Ministero dello Yoga e Ayurveda indiano, per cui in caso di lievi sintomi da Covid-19 è utile “fare gargarismi con acqua calda con l’aggiunta di un pizzico di curcuma e sale.” Mentre nella pagina di Ayurveda International Academy, pagina di divulgazione dell’ayurveda in Italia, contro il coronavirus si consigliano digiuni e suffumigi di verza per le difficoltà respiratorie. [Ho provato a contattare entrambe, ma non ho ricevuto una risposta in tempo utile al momento della pubblicazione di questo articolo.]
Per Matthew Remski, co-fondatore del podcast Conspirituality, un’altra caratteristica della conspiritualità è l’enfasi individualista ed eroico-solitaria sulla salute come traguardo personale. Il rifiuto del vaccino nascerebbe anche dalla convinzione che l’energia positiva, l’attività fisica e la dieta sana basteranno a proteggere dal virus—una convinzione che, oltre a offrire una pericolosa sensazione di sicurezza, nasconde anche una sostanziale indifferenza verso il concetto di salute pubblica e bene comune, visto che la vaccinazione viene fatta anche per il prossimo e non solo per se stessi.
Se queste convinzioni possono essere presenti anche tra chi segue una dieta vegana per salutismo, la categorizzazione dei vegani all’interno della “conspiritualità” non è totalmente corretta, dato che alcuni vegani antispecisti si oppongono alla vaccinazione per ragioni totalmente diverse, più di tipo etico—anche se esistono punti di vista diversi sia in Italia che all’estero.
A scanso di equivoci va detto che, come la maggior parte degli italiani, la maggioranza delle persone attratte dalla spiritualità, dalla cultura New Age e dal mondo del wellness ha affrontato la pandemia in modo responsabile e affidandosi alla scienza.
Laura Dajelli, studiosa di testi della tradizione indiana e fondatrice della scuola di yoga Rhamni di Gallarate me lo conferma: “Nella mia scuola su un bacino d’utenza molto grande ho trovato poche persone riottose e complottiste. La maggior parte si è vaccinata e si è ripresentata per praticare, con dedizione e serietà, fortemente provata dalla pandemia in corso. Ho trovato invece qualche antivaccinista molto spaventato e veramente impaurito di ricevere il vaccino”. Dajelli mi ricorda che “lo yoga è uno strumento e come tutti gli strumenti, mal interpretato, può indurre una lettura esasperata della realtà, con forme maniacali e onnipotenti. Ma il problema sta nell’intransigenza di queste letture, lo yoga non ha responsabilità alcuna.”
A questo proposito è difficile non scorgere l’influenza dei social media dietro il diffondersi della “conspiritualità.” Nei due anni di pandemia vari influencer “conspiritualisti” sono diventati particolarmente celebri: Joseph Mercola, un imprenditore nel mondo del wellness è stato definito dal New York Times il più influente diffusore di disinformazione sul Covid-19 al mondo, mentre l’ostetrica statunitense Christiane Northrup (più di 500mila su Facebook), vicina al movimento complottista di QAnon, parla di un universo popolato da “bambini indaco”, viaggiatori del tempo, fantomatiche “ere dell’Acquario” e “guerrieri della luce”.
Sempre negli Stati Uniti David “Avocado” Wolfe (11 milioni di follower su Facebook) sostenitore della dieta crudista e uno dei volti più noti della misinformazione salutista, si è dimostrato molto attivo nelle proteste contro il vaccino; così come in Europa il tedesco Attila Hildman, chef vegano dalle simpatie di estrema destra. Fortunatamente in Italia non sono emersi influencer tali degni di nota, anche se alcune realtà locali come la veneta Radio Gamma 5 o canali nazionali come Byoblu hanno divulgato contenuti di questo tipo.
Secondo Giada Marino, ricercatrice dell’Università di Sassari e collaboratrice del progetto Mapping Italian News, certe dinamiche e strategie online hanno ragionevolmente contribuito a radicalizzare molte persone insospettabili.
Marino mi spiega che alcune comunità online che non sono esplicitamente centrate su contenuti complottisti, frequentate però da persone potenzialmente sensibili a questi temi, possono diventare lo spazio virtuale in cui si familiarizza col pensiero complottista: “È una strategia consolidata, individui già radicalizzati propongono dei contenuti di questo tipo in gruppi o pagine Facebook che gli utenti visitano ad altri scopi, un po’ per gettare l’amo. Soprattutto in mondi che sono già di per sé affini, come quelli dedicati al benessere fisico e spirituale e quindi potenzialmente scettici nei confronti del pensiero scientifico, si rivela una strategia efficace.”
La ricercatrice sottolinea l’influenza dei superuser, singoli utenti molto attivi che diffondono contenuti complottisti su molteplici gruppi Facebook. “Visto che l’algoritmo di Facebook premia i contenuti in grado di coinvolgere di più gli utenti,” prosegue, “un gruppo ridotto di persone che produce e condivide contenuti in alcuni casi estremi ha la capacità di influenzare cosa è popolare e per certi versi influire su cosa gli altri utenti vedono nel loro feed.”
L’altro aspetto cruciale è molto meno ideologico, e decisamente più pragmatico: “Già nel 2020 avevamo notato dei network di pagine e gruppi Facebook che univano la condivisione di informazione quantomeno problematica sul Covid con la promozione di integratori alimentari,” afferma.
A volte, chi gestisce pagine o community online nel mondo del wellness “aumenta i propri introiti anche attraverso la vendita di integratori, corsi di vario genere, dallo yoga alla mindfulness. Questo li spinge a creare più contenuti e maggiore engagement.” E le idee controverse e antivacciniste sulla pandemia possono essere decisamente appetibili, generare introiti (secondo un rapporto del Center for Countering Digital Hate, si parla di un giro d’affari di 36 milioni di dollari all’anno) e portare più traffico sulle proprie pagine.
Ma uno degli aspetti che più mi ha colpito all’interno della “conspiritualità” è una certa dissonanza a livello d’identità politica.
Com’è possibile che su Twitter la chef vegana politicamente progressista su molte questioni sociali condivida articoli sulla pandemia dalla pagina ImolaOggi, nota per la disinformazione e i contenuti anti-immigrazione, o che la mia amica praticante di meditazione e notoriamente antirazzista condivida su Facebook clip di Fuori dal Coro di Mario Giordano? Si possono condividere le idee di influencer e personaggi politici che la pensano come noi solo per gli aspetti relativi alla pandemia, senza essere lentamente influenzati su tutto il resto?
Questo discorso è valido anche nella vita reale, dal momento che questa dissonanza si è ripresentata nelle manifestazioni “no green pass” e antivacciniste, alcune delle quali organizzate e dirette (in modo nemmeno così nascosto) da gruppi neofascisti.
Marino non è molto ottimista al riguardo. “Alcuni partiti notoriamente vicini a posizioni complottiste stanno cercando di attingere consensi intestandosi queste battaglie,” continua. Inoltre, il passaggio “dall’avere un’ideologia di sinistra all’aderire al pensiero di personaggi e movimenti chiaramente vicini all’estrema destra è comune nel mondo occidentale: il caso più emblematico è quello negli Stati Uniti di Kevin Greeson, un cittadino dell’Alabama noto per il suo sindacalismo e il supporto al Partito Democratico, che è passato dal presenziare all’inaugurazione di Obama nel 2009 al morire di arresto cardiaco durante l’assalto al Campidoglio nel 2021.”
Per certi versi la pandemia ha messo sotto gli occhi di tutti che, come già nel caso dell’eco-fascismo, sottoculture e movimenti tradizionalmente associati all’universo progressista portano dentro di sé tutto l’armamentario per un salto ideologico di persone più vulnerabili verso posizioni sempre più radicali e reazionarie.