È di nuovo novembre, lo spleen è al suo massimo mentre l’estate e Natale sono entrambi lontanissimi come due miraggi d’opposto segno, e non abbiamo ancora capito se vale la pena fare il cambio degli armadi. Comunque va bene lo stesso, perché dal 22 al 24 novembre a Milano c’è la nuova edizione di Linecheck, festival che coniuga una polposa line-up musicale serale con una altrettanto grassa programmazione di meeting diurni a tema industria musicale e correlati.
Come lo scorso anno, abbiamo deciso di farvi la nostra selezione di eventi, perché tra più 200 speaker internazionali, 60 panel e workshop e 30 concerti, bisogna pur fare una scelta.
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Salvo pochissime eccezioni tutti gli eventi si terranno allo spazio BASE di Milano, in via Tortona, che offre una struttura enorme e diversificata e dai, anche un po’ affascinante. Si possono comprare i biglietti per tutto (esclusi i workshop), i giornalieri per i meeting (che attenzione sono spesso in inglese) o per la musica, e i biglietti per i singoli workshop.
GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE
Si comincia dunque da con uno dei panel secondo noi più importanti, e se è messo in apertura proprio subito dopo l’intervento del fondatore del festival Dino Lupelli è perché anche nelle volontà degli organizzatori abbia uno spazio importante. È Gender Equality in the Music Industry, Italy and Beyond (11 AM), dedicato a un tema “purtroppo caldo” perché sarebbe meglio che non ci fosse il bisogno di parlarne, ma è meglio parlarne che non parlarne, stando le cose come sono. Partecipano molte voci valide, da Nur Al Habash della SIAE a Georgia Taglietti del Sonar. Un altro panel interessante è Mental Health in the Music Industry, che racconta di quello di stabilità e quieto vivere che sacrificano gli artisti sull’altare della scena, soprattutto quella italiana.
Segnaliamo inoltre la presenza di MYSS KETA, che si sposterà per una sera dalla sua reggia di Porta Venezia per conquistare anche le lande misteriose di Porta Genova e insegnare a chi avrà la fortuna di presenziare al suo panel come si crea hype attorno a un progetto musicale. Alle 14 ci sarà anche Valerio Bassan di VICE, che parlerà di distribuzione digitale e vi spiegherà quindi in modo semplice come i servizi di streaming gestiscono la musica che ci caricate sopra e ascoltate, così da non farvi più fregare dagli algoritmi ma imparare ad amarli.
La sera ci sono un paio di nomi che non ci si può perdere per nessun motivo: anzitutto Andrea Belfi, che con il suo mix tra musica elettronica e percussioni crea atmosfere stranissime e perfette; e poi Circuit Des Yeux, cantante, composer e producer che l’anno scorso ci ha svoltato l’autunno con l’intimo Reaching for Indigo, andato in loop nelle cuffie isolanti che usiamo in ufficio perché ci piace stare con i nostri colleghi. Quattro salti funk scatenati li facciamo volentieri poi con Onra e le sue infinite variazioni delle basi hip hop.
VENERDÌ 23 NOVEMBRE
Sono 150 euro (che però vi consentono di pagare il biglietto per tutto il resto cinque euro) quindi immagino che ci dobbiate pensare bene—però pensateci in fretta perché secondo noi una masterclass con Georgia Taglietti, capa della comunicazione del Sonar, può svoltarvi il modo in cui comunicate voi stessi e il vostro brand al mondo intero. La masterclass è su tre giorni, comincia giovedì e continua fino a sabato, ma venerdì si entra nel vivo con tre ore e mezza dedicate al personal branding sul digital. Alle 14.30 alla Cariplo Factory si parla con alcune persone che oltre a essere molto competenti sanno il fatto loro, per esempio Marina Pierri e Cosmo, del rapporto tra intrattenimento e innovazione tecnologica.
Un altro interessante panel, che si terrà alle 10:45 di mattina, si interroga sul modo in cui le line-up dei festival vengono costruite: ha senso puntare tutto sull’headliner? Poi se avete tempo, ma fate il possibile per averlo, potete ascoltare dei ragazzi che vengono dai Balcani, dal Canada e dall’America Latina parlarvi delle loro scene musicali, così potete andare dai vostri amici e stupirli scoprendo prima di loro le figate che succedono nel resto del mondo.
Venerdì sera si folleggia con Lotic, artista che ha portato le sue radici ballroom nel mix di hip hop r’n’b e noise che l* caratterizza. Poi si viaggia e ci si rilassa con Federico Albanese, compositore italiano che unisce musica neoclassica e psichedelia. Ah, se potessimo sentirlo seduti su una sdraio che galleggia nell’universo infinito.
SABATO 24 NOVEMBRE
Nei panel di sabato noi stessi rispondiamo a domande a cui avremmo voluto che qualcuno rispondesse per noi prima di fare questo lavoro. La prima è più o meno, Sì, ok, ma se esce così tanta musica e ci sono così tante piattaforme dove ascoltarla e così tanta gente che ne parla, io come faccio a non perdermi niente di importante—sia da giornalista che da amatore? Alle 14.30 Elia Alovisi di Noisey e alcuni colleghi rispondono. Alle 18 la risposta alla domanda Ma il pop può essere di qualità? arriva attraverso l’analisi del percorso che ha portato Franco Battiato a La voce del padrone, condotta da alcuni dei principali collaboratori del Maestro, dall’autore Fabio Zuffanti e da Elena Viale di VICE.
Poi: vi siete mai chiesti come suona un quadrato? La risposta sta in un affascinante panel che parla del rapporto tra suono, arte e tecnologia a cui parteciperà anche l’artista Jack Jelfs, che espone le sue opere solamente al Large Hadron Collider del CERN, cioè il luogo dove è stato scoperto il Bosone di Higgs. Infine, se avete mai sognato di mollare tutto, prendere e andare all’estero per realizzare i vostri sogni (e “i vostri sogni” significa “lavorare con la musica”) allora non potete perdervi un panel internazionale che parla proprio di come riuscirci, perfetto per motivarvi.
La sera di sabato c’è un nome che avete sicuramente sentito se avete delle orecchie e vivete in Italia, cioè Motta, che presenta il suo nuovo progetto assieme al trio di musiciste tuareg Les Filles de Illighadad. Sarà un’occasione perfetta per vedere come uno dei nomi su cui l’industria musicale italiana ha puntato di più negli ultimi tempi se la caverà a confrontarsi con una realtà lontanissima dalla sua. E poi direttamente dal Regno Unito arrivano tutti e undici gli Agbeko, che fanno musica derivata dalla tradizione africana spiegabile con tutti i prefissi più fichi (“afro-rock-funk-psych”) e sembra abbiano il sangue della famiglia Kuti a scorrergli dentro. Segnaliamo anche la presenza degli italianissimi Bee Bee Sea, che da Brescia stanno cominciando a portare nel mondo il loro garage rock a cassa dritta.