Questo tatuatore decide cosa tatuare ai suoi clienti senza consultarli

Permetteresti mai a un tuo amico di scegliere un soggetto a suo piacere e di tatuartelo addosso? Probabilmente no. Allora potrebbe sembrarti ancora più strano che centinaia di persone si siano fatte tatuare da un perfetto sconosciuto, Monty Richthofen, senza sapere quale sarebbe stato il risultato.

Con lo pseudonimo di Maison Hefner, questo artista 23enne di Monaco ha tatuato sulla pelle di adulti consenzienti frasi e mantra motivazionali senza prima condividerli con loro. Il progetto My Words, Your Body, è iniziato nel 2017, quando Richthofen lavorava in un normale studio di tatuaggi già da un anno e mezzo. Oggi vive a Londra e sta finendo un corso di design presso la Central Saint Martins.

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L’ho incontrato per scoprire chi sono i suoi clienti, come sceglie le frasi da tatuare e cosa succede quando qualcuno non è soddisfatto del risultato.

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Foto di Ferdinand Feldmann.

VICE: Ciao Monty. Puoi raccontarci qual è il processo creativo che sta dietro ogni tatuaggio?
Monty Richthofen: Inizia tutto con una chiacchierata che può durare da mezz’ora fino a un’ora e mezza. A un certo punto, a ogni persona faccio le stesse quattro domande: perché lo vuoi fare? Cosa significa per te la fiducia? Perché ti fidi di me? E: cosa pensi di fare se non ti piace il tatuaggio? Le loro risposte determinano la mia scelta.

La lunghezza della conversazione iniziale dipende generalmente da quanto sono aperti i clienti e da quanto tempo ci metto a reperire le informazioni che mi servono. Alcuni vogliono parlare delle loro storie d’amore, altri del lavoro, mentre altri ancora portano la conversazione su temi esistenziali come la vita e la morte.

Come scegli la frase da tatuare?
Sulla base della mia esperienza e di quello che mi raccontano loro. Scelgo la frase che penso li rappresenti al meglio in quello specifico momento della loro vita. Ho cinque quaderni con oltre 5000 frasi annotate. A volte devo cercare a lungo prima di trovare la frase giusta. Altre volte, invece, non devo nemmeno consultare il quaderno perché ho già ben chiare le parole nella mia testa. Dopodiché, loro possono decidere dove farsi tatuare.

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Monty Richthofen.

I tuoi clienti sono sempre sobri?
Sì, non farei mai un tatuaggio a una persona ubriaca. Devono essere assolutamente coscienti durante tutto il processo. Per lo stesso motivo, non permetto loro di distrarsi con il cellulare e i social.

Perché non tatui semplicemente quello che ti chiedono i clienti?
Perché mi annoia il processo classico dei tatuaggi, è sempre lo stesso: le persone vengono da te con un’idea oppure scelgono un disegno nell’album, io glielo faccio e tanti saluti, non c’è vero contatto personale. Non mi interessava più tatuare persone che non fossero sulla mia stessa lunghezza d’onda, e lasciare che se ne andassero in giro con le mie creazioni sulla pelle.

Preferisco quelli che vengono da me per avere un tatuaggio che segni quel particolare momento della loro vita e che li possa aiutare in futuro. A volte la gente ha paura che gli tatui addosso peni o altre stupidaggini—ma per quello ho già i miei amici, su di loro posso farlo. Non lo farei mai con qualcuno che mi ha dedicato tempo e fiducia, confidandomi i suoi segreti più intimi.

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Foto di Ferdinand Feldmann.

Tu decidi quello che i tuoi clienti porteranno sulla propria pelle per il resto della vita. Come ci si sente?
Troppo spesso nella nostra società le persone approfittano del potere che hanno e lo sfruttano a proprio beneficio, cosa che ritengo sbagliata. Non abuserei mai di questo potere sul corpo di qualcun altro. Per me è molto più importante contribuire in modo positivo alla loro vita.

Chiedi di firmare una sorta di contratto per tutelarti?
No, e so che forse è ingenuo da parte mia. Ma per come la vedo io, se loro si fidano di me, io mi devo fidare di loro. Per ora, nessuno si è mai lamentato.

Perché credi che queste persone decidano di rischiare?
Penso che la maggior parte delle persone che viene da me lo faccia per uscire dalla propria comfort zone, o per capire cosa si prova ad affidarsi totalmente a uno sconosciuto, il che rende il processo quasi terapeutico. Altri, ovviamente, lo fanno per divertimento. Ma io ricordo sempre a tutti che un tatuaggio è permanente e che quindi devono essere certi di quello che fanno.

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L’appartamento londinese di Richthofen. Foto di Grey Hutton.

Se ti capita una persona che non ti piace, quale tatuaggio scegli?
Se non sono in sintonia con la persona, interrompo la conversazione e semplicemente le dico quello che penso, cioè che non sia ancora il momento giusto. C’è voluto del tempo, ma ho imparato a dire di no.

Quante richieste ricevi?
Al momento ho più di 100 email di richiesta provenienti da tutto il mondo. Cerco di soddisfarle tutte, ma è un processo piuttosto lungo, la conversazione richiede tempo e a volte diventa impegnativa, quindi devo prepararmi mentalmente per ogni cliente.

Hai mai commesso un errore?
Una volta è venuto da me un ex militare, era in un momento della sua vita in cui stava decidendo cosa avrebbe voluto fare. Così ho deciso di tatuargli una frase che più o meno voleva dire “Ci vorrà il tempo che ci vorrà.” Ma mi sono distratto, ho smesso di guardare lo stencil per un attimo e sono andato oltre con una linea. L’ha comunque accettato. In un certo senso, quella frase è diventata significativa per entrambi: nessuno di noi aveva ancora raggiunto il suo obiettivo.



Hai un tatuaggio preferito e un cliente preferito?
Uno dei miei preferiti è: “I’m not who they promised you I was”,che ho tatuato su una persona che si era appena sottoposta a un intervento chirurgico per cambiare genere. Il tatuaggio è proprio sotto la cicatrice dell’operazione.

Hai solo clienti giovani o arrivano persone di tutte le età?
C’è di tutto: studenti, genitori, camionisti, persone famose. In molti casi, se incontrassi quelle persone per strada, non diresti mai che sono il tipo da farsi fare un tatuaggio a sorpresa.

Cosa pensano del tuo lavoro i tatuatori tradizionali?
Non pensano che io sia un vero tatuatore, e va bene così. Non voglio necessariamente essere definito tale, voglio solo dimostrare che l’arte del tatuaggio può essere più di un semplice servizio. Oggi, l’elemento rituale che caratterizzava quest’arte in passato si è quasi del tutto perso. In futuro, mi piacerebbe rendere questo processo sempre più intenso, magari passando una giornata intera con ogni cliente prima di tatuarlo.

Grazie, Monty!

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Richthofen prende ispirazione dalle oltre 5000 frasi annotate nei suoi quaderni.
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Foto di Grey Hutton.