Circa due anni fa, Ryan Duffy è andato in Norvegia per conoscere da vicino il sistema carcerario iper-progressista del Paese. Avevamo sentito molte storie sulla politica di apertura che governa le prigioni norvegesi, arrivando a immaginare guardie e detenuti camminare a braccetto e recitare filastrocche tra campi in fiore. Nella realtà, tuttavia, l’approccio norvegese non è altro che l’applicazione radicale dei principi alla base di ogni sistema carcerario del mondo: punire il crimine, riabilitare i criminali. Se l’America sembra concentrarsi sul primo punto, la Norvegia-dove la pena di morte non è prevista e solitamente persino i criminali più incalliti non vanno oltre i 21 anni di detenzione-ha senza dubbio scelto la via della riabilitazione.
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