Quando avevo 15 anni insieme agli amici usavamo un sacco di definizioni laterali per le pratiche sessuali: quei giochi di parole e battute da birreria che ti fanno sentire più esperto, spiritoso, e accettato dai coetanei. Una delle definizioni più gettonate e ilari—almeno per noi, all’epoca—era “sega vigliacca”.
Stava a indicare quella pratica sessuale in cui un uomo si masturba, e al contempo si mette un dito nel retto. Il massaggio prostatico, insomma. L’aggettivo “vigliacca” è piuttosto indicativo dell’opinione impaurita che nutrivamo per l’argomento: se per eccitarti ti infilavi (o ti facevi infilare) le cose nell’ano eri un ignavo. Con ovvi e tristi riferimenti di rimbalzo all’omosessualità, che un giovane maschio italiano etero di provincia temeva quanto l’accusa di essere un untore di peste a Milano nel 1630.
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Eravamo degli sfortunati, e fingevamo di non provare interesse verso una pratica che avevamo visto più volte in Road Trip, nella scena con l’infermiera del centro di raccolta del seme.
Il tabù, a più di un decennio di distanza, sembra ancora intatto. C’è bisogno di continue spiegazioni, rassicurazioni, chiarimenti. E cercando su Google, si nota che sono soprattutto i siti dedicati alle donne a parlarne.
La reticenza nel trattare il tema del piacere maschile eterosessuale indotto tramite stimolazione anale della prostata ha a che fare anche con la cultura machista che glassa la nostra sfera sessuale. La soddisfazione nel coito di un etero-soldatino che ha seguito bene i consigli del manuale deve dipendere soprattutto dalla capacità di soddisfare la donna. O almeno dalla capacità di soddisfare l’idea che i maschi etero hanno del piacere della donna. Devi essere un rullo compressore di corpi cavernosi con ottima affluenza sanguigna e colpi di reni.
Oltre all’ansia dovuta al credere che il piacere anale maschile sia appannaggio degli uomini gay, e che goderne renda meno eterosessuali, esiste quindi anche una paura derivante dalla passività e dalla vulnerabilità a cui teoricamente esporrebbe cedere il controllo della situazione.
Da questo punto di vista, secondo me, il porno mainstream è un buon indicatore. Quante scene mainstream non specifiche—ovvero non basate direttamente su quell’argomento, come ne esistono per ogni pratica sessuale—avete visto in cui l’attrice pratica un massaggio prostatico? Io, personalmente, non ne ricordo nessuna.
Il punto a cui voglio arrivare, uomini etero, è che tutte queste remore e convinzioni testosteroniche bloccano una scoperta molto significativa, di quelle che dovreste almeno concedervi la possibilità di provare.
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A 20 anni frequentavo una compagna di università: eravamo entrambi single in quel periodo, e ogni tanto facevamo sesso. Non c’era molto coinvolgimento, e proprio per questo ci sentivamo più tranquilli. Lei mi propose di provare, dicendo che lo aveva già fatto altre volte, e io accettati. Fu rude e frettolosa: più che una stimolazione, per la maggior parte del tempo sentii una pressione a tratti intensa e a tratti fastidiosa. Alla fine, però, ebbi un orgasmo: fu piuttosto strano, perché non avevo avuto nessuna “avvisaglia fisica”, come quando è il glande a essere stimolato. Avete presente benissimo quella sensazione: “è piacevole… molto piacevole… sempre più piacevole. Ok ci siamo, tre, due, uno, via.” Con il massaggio prostatico fu una specie di reazione chimica istantanea, che ne seguiva una meccanica che lì per lì non dava molto piacere. Mi dissi “Ok, è stato interessante, però non è che ne vale molto la pena, dai.”
Invece mi sbagliavo. Ritentando con un’altra ragazza—una fidanzata molto più coinvolta e delicata—scoprii qualcosa di diverso da una visita speleologica: lei si prese il suo tempo, con lubrificante e tutto, e quella stessa reazione improvvisa che avevo provato la prima volta fu preceduta da una serie di sensazioni molto piacevoli. Se venire con la stimolazione del pene è come farsi esplodere con un giubbetto imbottito di tritolo, farlo con la stimolazione prostatica è come azionare una carica secondaria con un telecomando. Il piacere, almeno per me, sta anche in parte nel fatto che i processi restano un mistero fino all’ultimo secondo. Per dirla prosaicamente.
“Questo avviene,” mi ha spiegato il dottor Nicola Mondaini, l’urologo che ho interpellato per dirimere le questioni tecniche, “perché l’eiaculazione si innesca quando gli spermatozoi, contenuti nei testicoli, vengono trasportati nella prostata tramite il dotto deferente. Normalmente questo si verifica quando i segnali che provengono dal pene raggiungono una certa soglia-stimolo. Massaggiando ripetutamente le terminazioni nervose che avviluppano la prostata dal retto, invece, si crea direttamente quello stimolo.”
Scoprire un nuovo modo di venire non è una banalità per un uomo: l’orgasmo maschile non è molto intenso, dura poco, ed è sempre lo stesso. Spesso un maschio gode più dell’idea di venire che non dell’orgasmo stesso. Per questo, provare piacere in un modo nuovo, ti dà l’impressione che l’orgasmo stesso sia più intenso. E non solo nella mia esperienza.
“Quando ho un orgasmo prostatico, ho sempre la sensazione che sia più forte degli altri. Ed è un piacere che non solo raggiunge un picco più alto, ma che sembra anche durare di più,” mi ha detto F., 31 anni.
È d’accordo anche M., 28: “Se fatto nel modo giusto, quindi aumentando progressivamente l’intensità del massaggio, il piacere è assolutamente più durevole. È come avere una scarica di spasmi, che non si arrestano quando l’eiaculazione finisce.”
In realtà su quest’ultimo punto esistono opinioni discordanti. Se da una parte chi testimonia la propria esperienza fa spesso riferimento a questo climax più inteso e duraturo, dall’altra gli esperti sostengono che questo piacere sia originato da una disposizione mentale.
“Non esiste alcun tipo di riscontro organico e clinico che dimostri un piacere più intenso,” mi ha chiarito il dottor Mondaini. “Che venga provocato dalla stimolazione del pene, o dalla stimolazione della prostata, l’orgasmo ha le stesse origini biologiche. Il processo è il medesimo. Entriamo quindi in un territorio minato, perché subentra l’interpretazione del piacere, che è totalmente un’altra cosa. Un’area che non mi compete, perché sono semplicemente un clinico.”
Per comprendere meglio questo punto, quindi, ho contattato il dottor Daniel Giunti, psicoterapeuta e sessuologo associato al Centro integrato di sessuologia Il Ponte, di Firenze. “Dal punto di vista delle manifestazioni fisiche mi trovo totalmente d’accordo con l’urologo,” mi ha detto. “Non stiamo parlando di un tipo di interpretazione del piacere che ha origine fisicamente. Anzi, per alcuni uomini può essere anche un’esperienza sgradevole. Soprattutto se non pienamente convinti e ‘liberi’ sulla questione. Perché ovviamente il sesso è il frutto anche di una disposizione sociale, e noi certamente viviamo in una società in cui gli input patriarcali esistono ancora. È soggettivo, quindi, come ogni altra pratica sessuale: se ci si approccia con curiosità e voglia di sperimentare, può essere una pratica molto piacevole.”
La questione della disposizione mentale secondo molti non è importante solo per se stessi, ma anche perché aiuta ad avvicinarsi al modo in cui la propria partner può provare piacere (stiamo, ricordiamolo, parlando di coppie eterosessuali).
“L’orgasmo prostatico in un certo senso ricorda un po’ la percezione che abbiamo del piacere femminile. Ci vuole tempo, è un piacere che dipende da sensazioni diverse, non da una stimolazione ripetuta e ciclica come quella del pene,” mi ha detto P., 31 anni. “Per fare un buon massaggio prostatico, secondo me, si deve un po’ variare la portata e l’intensità. E, sempre per quanto mi riguarda, ricorda il modo in cui si cerca di stimolare il clitoride. In un certo senso dà l’idea di comprendere un pochino meglio una forma di piacere che ti è estranea.”
Concludendo questa specie di piccolo saggio sui poteri della prostata, mi sento di aggiungere un’altra impressione personale, di portata maggiormente sociale. Tornando a sfiorare la questione dei ruoli di genere nel sesso.
Che per voi si riveli piacevole o meno, che la vostra percezione del piacere lo magnifichi o meno, la stessa volontà di abbandonare lo stereotipo dell’omino di ferro e concedere alla propria partner di avere così dimestichezza con la vostra intimità rappresenta una dimensione sessuale più interessante. Che vi farà scoprire un sacco di cose nuove su voi stessi. Un passo avanti per l’umanità, almeno nei rapporti di coppia.
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