Música

Le recensioni della settimana

Ogni Settimana Noisey recensisce le nuove uscite, i dischi in arrivo e quelli appena arrivati. Il metro utilizzato è estremamente semplice: o ci piacciono e ci fanno sorridere, o non ci piacciono e ci fanno vomitare.

TAKE THAT
Wonderland
(Polydor)

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emoji vomito

Un’orgia di feedback, ritmi minimali e urla belluine da pezzo di merda scappato dal carcere, che non sai bene se ti fanno paura o se ti indicano la strada da seguire. L’aggiunta del clarinetto o sax o quello che è non fa che rendere ancora più mistica l’esperienza. Ovviamente non sto parlando del nuovo album di quei tristi gusci di esseri umani dei Take That, al cui squallido tentativo di ritornare sulle scene rubacchiando suonini e ritmini dagli artisti pop più in voga reagisco nello stesso modo in cui reagisco all’ingresso di un senzatetto sul tram: prima mi schifo della puzza, poi provo una pena superficiale da Pomeriggio Cinque, poi mi perdo in elucubrazioni sociopolitiche sul sistema che depreda queste persone di sicurezza e dignità. Parlo dell’EP Celebration dei canadesi Playboy, che farà cadere in ginocchio con le lacrime agli occhi ogni amante del punk più ostile e sperimentale. Ascoltate questo, non la merda di Wonderland.
BRUCE LO SCATENATO

MOUNT EERIE
A Crow Looked at Me
(P.W. Elverum & Sun)

Io ho perso solo una persona per il cancro. Quella persona era mio nonno. Io avevo pochi anni, era il giorno di Santa Lucia. Ricordo che mio padre tornò a casa dall’ospedale, dove presumibilmente lo aveva appena visto morire e mi trovò in cortile che giocavo con i miei regali. Mi disse che aveva una brutta notizia e una bella: la brutta è che il nonno era morto, la bella sinceramente non me la ricordo ma credo fosse qualcosa su una sua permanenza ultraterrena—permanenza in cui, sono sicuro, mio padre non credeva veramente. La mia esperienza è lontana e sbiadita dagli anni, e ora mio nonno è solo pochi bei ricordi, qualche fotografia e un calendario a casa di mia nonna con quel giorno, il 13 dicembre 1997, segnato come a eterno ricordo della sua scomparsa. La morte è una merda, ma la morte è qualcosa di vero, terrificante, e umano; e se volete rendervene conto una volta per tutte e smetterla di far finta che le vostre vite non siano nulla di più del risultato di un fortunatissimo caso che potrebbe annullarsi completamente da un momento all’altro, in barba ai vostri affetti, ai vostri amori, ai vostri sogni e a tutto ciò che vi circonda, A Crow Looked at Me è l’album che fa per voi.
QUESTA È UNA RECENSIONE SERIA SENZA GAG SCUSATE

BUIOINGOLA
Il Nuovo Mare
(Shove)

Dopo quattro anni di silenzio tornano i toscoliguri più acquatici e abrasivi che ci siano. La qualità delle registrazioni rimane terribile, la produzione rimane su etichette di ultra nicchia (il disco manco esce in cd, solo vinile), la musica rimane una bomba. Il frullatone di generi che i buioingola mettono su disco continua a fare impressione: crust, sludge e post-rock la fanno da padroni, ma ci pensa “Irriconoscibile”, nomen omen, a sparigliare le carte con un cantato pulito e 101% toshàno che sembra uscito da una band punk cantinara di Viareggio. Poi ci sono dei riffoni che ti portano via, e che se fossero prodotti bene sarebbero grossi quanto l’intero Tirreno, ma perderebbero quel fascino un po’ sporco, ruvido, dimesso, di provincia. Se Diego, Thomas e Omar non fossero così bravi probabilmente Il Nuovo Mare sarebbe una pacchianata; per fortuna questi tre ragazzi sono tra le cose migliori che siano capitate all’Italia negli ultimi anni e il disco è un concentrato organico e fluido di cose belle e giuste. E di tanta, tanta sofferenza portata dalla marea. La nuova frontiera del disagio costiero.
IL GUARDASPIAGGIA SUL MARE DI NEBBIA

PHARMAKON
Contact
(Sacred Bones)

emoji vomito

Onestamente a me Pharmakon ha sempre detto meno di un cazzo. Dopo un po’ comincio a sbadigliare, infastidito, come se ci fosse una zanzara a ronzarmi intorno alla ricerca di sangue da succhiare. Ora, probabilmente è proprio questa la sensazione spiacevole che la nostra eroina vuole ottenere, visto il concept diciamo medico/clinico, roba di morfina, operazioni e sensazione di anima che esce dal corpo. Ma se devo entrare in sala operatoria per comprendere appieno sta roba allora grazie, come se avessi accettato (e mi tocco pure). A un certo punto, scoperti i trick di riverbero in feedback e un paio di synth piazzati in zone strategiche, il disco finisce inascoltato nella bacheca attendendo momenti migliori (cioè quando magari avrà valore sul mercato). Ovviamente già molti l’hanno incensato come ennesimo capolavoro: potremmo da questo cominciare a interrogarci su quanti anestesisti lavorino nel mondo del giornalismo musicale, metti che ci serva della drogaina… Peccato perché la copertina è in effetti molto bella.
ANAFRANIL UNA BIRRA E UN SYNTH

AA.VV.
Mono No Aware
(PAN)

Sabbie mobili che ti intrappolano e ti trascinano nel buio, mentre qualcuno ogni tanto ti dà anche qualche bastonata con una mazza di metallo, alternate a momenti di pacificazione. Sono più o meno queste le sensazioni che si provano ad ascoltare la prima compilation pubblicata dalla PAN, etichetta berlinese vera e propria protagonista dell’elettronica degli ultimi anni (nel suo catalogo Morphosis, Valerio Tricoli, Lee Gamble, Rashad Becker, Objekt…). In questo caso, tra i nomi presenti nei sedici brani che compongono il doppio LP, ci sono ADR, HELM, Yves Tumor (autore di una delle tracce migliori e dalle atmosfere più sognanti), il formidabile M.E.S.H. e il fondatore Bill Kouligas. Mono no aware significa il pathos delle cose, o anche sensibilità per ciò che è effimero; non sappiamo quanto resterà nel tempo di questa compagine che negli ultimi anni sta un po’ monopolizzando certi discorsi, ma di sicuro questa ne è una testimonianza molto significativa e, in modo non meno importante, anche caratterizzata da una certa bellezza.
PAN-Z-1

NARGAROTH
Era Of Threnody
(Inter Arma)

emoji vomito

Otto anni. Otto lunghissimi anni. Otto anni senza un nuovo disco di Nargarutto. Otto anni felici. Poi dal niente lui decide di tornare, di cacciare l’ennesima menata da 60+ minuti basata su un riff di chitarra, di stracciare i maroni al mondo con l’ennesimo downtempo trve kvlt. Kanwulf, o Ash o come si farà chiamare stavolta, è di nuovo tra noi, e non è cambiato niente. Il mondo continua a fare schifo, la vita continua a fare schifo, Nargaroth continua a fare schifo. Quel suo wannabe depresso, con titoli come “Love Is A Dog From Hell” che manco un quattordicenne, o velleità poetico-latiniste come “Epicedium To A Broken Dream”, manco lui un epicedio l’avesse mai letto. E gli arpeggini, quegli arpeggini sentimentaloni, che vorrebbero farti vivere la sofferenza, ma non ce la fanno. Perché in fondo René Wagner è buono, è attivo nel volontariato, fa beneficenza e in buona sostanza è ben lontano dallo stereotipo del metallaro intransigente che ce l’ha con l’umanità. Gli si potrebbe quasi voler bene, non fosse che la sua musica è pessima e lui ci crede un casino.
IST. KRIEG

GAZZELLE
Superbattito
(Maciste Dischi)

emoji vomito

Il problema non è Calcutta ma il fatto che si siano create le condizioni per una stagione di cloni. Narra la leggenda che il tizio in questione abbia girato un po’ tutte le chiese possibili in cerca dei produttori dei dischi indie più forti degli ultimi anni e delle loro etichette, ma che abbia trovato solo porte chiuse. Ciononostante è riuscito a fare un disco ben prodotto e che sembra confezionato esattamente per essere venduto (o meglio per vendere ingressi ai concerti, che quanto si vendano i cd lo sappiamo tutti) a chi sta aspettando un nuovo disco di Calcutta – la somiglianza infatti, tra testi, voce e modo di cantare, è al limite della parodia. Si è anche fatto costruire un’estetica ben fatta per funzionare su quello stesso pubblico, e il disco ha i giusti accorgimenti per suonare un po’ più piacevolmente cazzone di quello di altri colleghi. Purtroppo però le canzoni si dimenticano dopo mezzo ascolto, e non salvano un prodotto così drammaticamente privo di personalità.
SUPERPACCO

PITBULL
Climate Change
(Mr. 305 / Polo Grounds / RCA)

Quando quest’estate sarete in vacanza, tornerete a casa e i vostri amici del paesello vi porteranno “a ballare in questo posto bellissimo sulla spiaggia, c’è il traghetto per arrivarci che parte diretto dal porto e viene solo trenta euro e se facciamo tavolo c’è lo champagne compreso centocinquanta a testa e abbiamo acchittato la serata dai che c’è pieno di figa,” sarete probabilmente 1) scazzati per i soldi che state per spendere 2) scazzati perché ormai quando volete ballare se non c’è almeno un live set di Moritz von Oswald manco vi viene voglia di uscire di casa 3) troppo poco ubriachi per divertirvi. Arriverete nel posto, con l’unica camicia bianca che vi siete portati a dietro per l’occasione, e comincerete a guardare il cellulare mentre il DJ sparerà in fila “Vorrei ma non posto,” “Titanium” e “Turn Down for What.” Ma a un certo punto una vibrazione primordiale vi farà alzare il culo da quel divanetto in pelle bianca: sarà una voce latina su un ritmo reggaeton a scatenarla. Vi dirà di sentirvi liberi, di divertirvi, di alzare le mani al cielo, di smetterla di fare i presi male e fare le persone normali per una cazzo di sera. La ascolterete, la voce di Pitbull, e vi divertirete come non facevate da anni. Tutti vi daranno le pacche sulle spalle. Salterete, abbracciati ai vostri amici. Vi apparterete con una ragazza acqua e sapone a fine serata, lontani dalla cassa in quattro che continuerà a far vibrare la sabbia. Vi sveglierete il mattino dopo con la frase “We were born to be free” tatuata sul braccio, e sarete pienamente convinti della vostra scelta━ Climate Change di Pitbull ancora a riverberarsi nelle vostre orecchie.
THE PRIEST OF THE TEMPLE OF SYRINX

WOLF EYES
Undertow
(Lower Floor Music)

emoji vomito

I Wolf Eyes sono tornati. O meglio, sono tornati dei loro cloni lavati stirati e incamiciati dopo aver fatto una centrifuga in una lavatrice fricchettona. Addio alle bordate di potenza/prepotenza, addio a quei riti orgiastici che tanto ci piacevano. Qui invece hanno improvvisamente comprato un disco dei N.A.D.M.A. o roba simile e hanno deciso di rifarlo male, ben tornati anni Settanta e, tanto per restare nel nostro Bel Paese, daje di Telaio Magnetico smagnetizzato. Una roba che veramente incominci a pensare che ingerire troppa droga a volte ti faccia suonare col culo anziché ampliare lo spettro delle cose. Poi quei brani parlati no, dai, ma chi siete? I New York Art Quartet dei ricchi? Speriamo che nel prossimo capitolo i nostri si concentrino sui dettagli, che sono l’unica cosa interessante del disco (l’ultimo brano, a parte la voce trituramaroni da spoken word che fanno oramai cani e porci e gli effetti scrausi pigliati dal robivecchi anni Ottanta, poteva dare speranze): nel complesso è però da tempo che stanno sparando a quaglie già morte. Colpa dell’LSD che non ti fa vedere dove cazzo miri?
ORIZZONTI PENNUTI

THE MOONLANDINGZ
Interplanetary Class Classics
(Transgressive)

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Una volta stabilito che non abbiamo nulla in contrario alla simpatica arroganza e idiozia di questa concept-band, nata come creatura immaginaria all’interno di un disco degli Eccentronic Research Council e sviluppata insieme a quei due tamarri pieni di crack di Lias Saoudi e Saul Adamczewski dei Fat White Family, possiamo toglierci la soddisfazione di dire che questo disco è una delusione. Alcuni pezzi fanno sicuramente muovere il culo, alcune sparate strappano una risata, ma con tutti i proclami sul fatto di venire dallo spazio ed essere i grandi salvatori del rock cosmico e non cosmico, di unire lo swagger alla sperimentazione, chiunque abbia ascoltato più della playlist del giorno su Spotify non può che roteare gli occhi. Senza dubbio sono l’unico gruppo che offre questo frullato di polvere di stelle e fluidi organici al grande pubblico, ma messi a confronto con, tanto per fare un nome, Timmy Vulgar e i suoi Organism o soprattutto gli Human Eye sembrano una band di liceali. 
MARS ATTACKS SS

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