Tutti siamo convinti di essere grandi scopritori di talenti underground e di avere un gusto musicale di nicchia, ma la carne è debole e spesso i piaceri sono più forti quando si accompagnano a un senso di colpa. Forse è per questo che, da una decina d’anni a questa parte, la trap ha conquistato una buona fetta della popolazione mondiale.
Tra i motivi del suo successo i più interessanti sono probabilmente le doppie, gli “ad-lib” in originale, cioè quelle particelle aggiunte alla fine dei versi per dare sostanza al testo e creare atmosfera. Il “BU-BU!” di Sfera Ebbasta nel periodo XDVR è forse il più famoso, ma rientrano nella stessa categoria tutti gli “Yah”, i “Gang” e gli “Yeah”.
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C’è una doppia che ha una storia interessante: lo “skrt”. Scritto anche “sku” o “skurt”, nasce per riprodurre il rumore di un pneumatico che sgomma sull’asfalto.
Anzi, siamo arrivati al punto in cui a volte sono le doppie stesse a determinare il successo di una canzone—”The Box” di Roddy Ricch è arrivata al primo posto negli Stati Uniti senza essere un singolo proprio perché aveva dei suonini così stupidi che la gente ha cominciato a farci le parodie su TikTok. Le doppie sono, in fondo, esaltatrici del gusto.
L’epoca dei testi lunghi e indigesti è finita. Il rap si è evoluto: ci sono meno parole e più ripetizioni all’interno delle singole frasi. La cosa può non piacere ai puristi della prima ora, ma c’è qualcosa di affascinante nelle eruzioni sonore delle onomatopee, nelle interiezioni e negli effetti sonori. Non c’è più spazio per digerire ogni singolo verso: la doppia si infila in qualsiasi interstizio lasciato dal testo.
Anzi, le doppie ormai sono diventate una sorta di firma sonora per gli artisti che le usano. Pensiamo a rapper come Young Thug, i Migos, Chief Keef o Gucci Mane—per loro sono un modo per dare peso alle loro canzoni anche quando sono svuotate di senso.
Nel gergo del rap post-verbale, c’è una doppia in particolare che ha una storia interessante: lo “skrt”. Scritto anche “sku” o “skurt”, nasce per riprodurre il rumore di un pneumatico che sgomma sull’asfalto, possibilmente quello di un macchinone in partenza. Unico nel suo genere, se usato apre miriadi di possibilità: può essere furtivo o allungato, dolce o urlato, monotono o melodioso, unico, doppio, triplo o ancora di più.
Lo skrt può riempire qualsiasi vuoto, ed è così usato che è difficile stabilire il suo punto d’inizio, a differenza di altri suoni identificativi, come l’”Huh” di Rick Ross o il “Drrrrah” di Desiigner. Alcuni attribuiscono la sua invenzione ai Migos, tra gli utilizzatori più proficui di doppie, ma nel casino che è il rap contemporaneo è davvero complesso trovare una fonte certa.
Alcuni attribuiscono la sua invenzione ai Migos, ma nel casino che è il rap contemporaneo è davvero complesso trovare una fonte certa.
È dal 2015 che gli skrt cominciano ad apparire ovunque: “Uber Everywhere” di MadeinTYO, “SKRT” di Kodak Black, “Skrrt Skrrt” di 21 Savage o “Halftime” di Young Thug potrebbero tutte candidarsi a potenziali punti di partenza per il dominio contemporaneo dello skrt. Andando ancora più indietro, però, ne troviamo in “Traffic” e in “Foreign Cars” di Chief Keef, una persona leggermente influente su tutto ciò che è stata la trap negli ultimi dieci anni e passa.
Ma per quanto Keef sia uno dei padri del rap contemporaneo, basta andare ancora più indietro ed esplorare il decennio precedente per rendersi conto che lo skrrt non è nato insieme alla trap con l’autotune. “Skirt Out” di Daz Dillinger risale al 2003, come “Ridin’ Spinners” dei Three 6 Mafia. Mannie Fresh pubblicò “Still Fly” nel 2002 e “Shine” nel 2000, e già allora era tutto uno sgommare. Il passato cela sempre le risposte alle domande che ci facciamo nel presente.
Potremmo quindi dire che, indipendentemente dal periodo storico, lo skrt c’è sempre stato in ogni luogo dove la cultura rap ha messo le radici e i macchinoni sono diventati un simbolo. Quindi, con buona pace di Atlanta e del Dirty South, seguiamo gli indizi e dirigiamoci verso ovest, a Los Angeles. Scopriamo così che, ascoltando ore e ore di gangsta rap, possiamo scovare uno skrt di 26 anni fa.
Nel 1993, B-Legit pubblica “Way Too Vicious” insieme ad E-40. È in questa collaborazione californiana che nasce, fino a prova contraria, il primo skrt della storia: “Arriva la polizia / Il nostro programmino è saltato / Ora dobbiamo fregarli, skrt skrt / Gira un paio di angoli, funzionerà / Spegniamo le luci, usciamo dalla macchina, puoi darci un bacio / E dirci addio, perché siamo troppo cattivi.” E così probabilmente nacque lo skrt—e non da Future, come ha detto Laioung.
Come tutte le cose che diventano popolari, però, anche lo skrt ha perso il suo significato originario. Se un tempo serviva solo a imitare il suono della gomma contro l’asfalto, oggi è diventato qualcosa d’altro. La cultura trap ha portato i rapper a utilizzarlo anche per indicare il rumore degli utensili da cucina usati nelle cucine delle trap house per fare il crack. Ed è proprio E-40, precursore dello skrt, ad assistere alla mutazione di significato del termine.
Sulla sua “The Recipe“, uscita nel 2008, E-40 invita Gucci Mane, che ci regala un paio di “skrt” al sapore di cocaina: “Sono in cucina a togliere i rimasugli dalle pentole (skrt) / Lavoro con le mani come il direttore d’orchestra in una sinfonia (skrt)”. Questo uso è stato poi portato avanti da altri rapper di Atlanta, su tutti da 2 Chainz, che nel 2013 cantava in “Fork“: “Skrt, skrt, skrt, skrt, skrt / Usa la forchetta.”
“Skrt, skrt, skrt, skrt, skrt / Usa la forchetta” – 2 Chainz
Lo skrt si è allontanato ancora di più dal suo significato originale quando ha cominciato a viaggiare oltre i confini degli Stati Uniti. In Francia, nel 2013 la Fouine lo usa ripetutamente senza alcun motivo. Nell’ultimo album di Kaaris, c’è un pezzo con dentro quarantotto skrt. Ormai il termine è percepito come un meme, e recentemente Damso ha fatto arrabbiare proprio La Fouine rappando: “Non la smetti di fare skrt skrt, ma il tuo flow si merita un colpo di pistola.”
Anche in Italia lo skrt è stato adottato come puro suono ed è stato usato dai ragazzi della Nuova Scuola come materia sonora per gasare chi sta all’ascolto e niente di più. Sfera Ebbasta lo usa nella maggior parte dei suoi pezzi, e ricordiamo in questa sede solo i due più epici: quello glorioso e ripetuto in “Bimbi” di Charlie Charles e quello ondulato in “Fuckn It Up” di Hypno Carlito. Altri, come Tedua in “Buste della Spesa” e Wayne in “Spezzacuori“, lo hanno usato per creare atmosfera prima di cominciare a rappare seriamente.
Nel nostro paese ci sono anche diversi esempi di uso corretto del termine applicati alle due ruote: “sku, sku, Scooteroni“, cantavano forse involontariamente Marracash e Guè Pequeno, e DrefGold ha pensato di fare degli “skrt” buffi quanto lui per concludere il ritornello della sua “Booster“. Anche da noi, però, ci siamo accorti che lo “skrt” è uno dei luoghi comuni più facili da attaccare se si vuole ironizzare sulla trap—chiedere a Tutti Fenomeni, che in “Saranno madri” ne faceva un uso più che abbondante.
La trasformazione di “skrt” in una gag è testimoniata anche dal suo uso da parte del re dell’ironia sulla trap, cioè lo YouTuber Filthy Frank, cioè Pink Guy, cioè Joji. Nel 2017, nell’immortale “Gays 4 Donald”, cantava “Sei bello sexy, Donnie, skrt! / Me lo fai venire abbastanza duro, skrt skrt! / Donnie Donald è il migliore, voglio succhiargli il cazzo / Adoro la sua faccia rossa, le sue tette succose, skrt!”
Basta farsi un giro su YouTube per capire quanto le doppie, e in particolare lo skrt, siano diventati ormai un modo per fare facili battute e creare video buffi.
Basta farsi un giro su YouTube per capire quanto le doppie, e in particolare lo skrt, siano diventati ormai un modo per fare facili battute e creare video buffi, come “Caramelle della DPG ma ad ogni skrt va più veloce.” Ci sono molti video di pezzi trap con il testo rimosso per evidenziare solo le doppie, come a sottolinearne il potenziale comico. Tra le vittime più comuni ci sono i Migos, che così hanno contribuito sia a rendere lo “skrt” mondiale che a ucciderlo. Un po’ come avevano fatto con la dab, dichiarata ufficialmente morta proprio da Quavo nel 2016.
Il motivo di questa improvvisa caduta di stile dello skrt potrebbe essere il suo potenziale culturale limitato. Non è il riocontra o un neologismo, è qualcosa di puramente musicale. Non è linguaggio, è un ornamento.
E questo legittima tutte le prese per il culo? Se proviamo a eliminare tutte le sovrastrutture, lo skrt è sempre stato un punto esclamativo, da E-40 fino a Pink Guy. La musica si evolve e la trap, e differenza del rap, non ha mai puntato sui testi. È una forma musicale che ricerca le texture e non il senso—in quest’ottica, lo skrt è un suono dalle mille possibilità. Suggerisce la possibilità di abbandonarsi all’assenza di significato. È qualcosa di celebrativo, l’espressione di un sentimento positivo, di leggerezza, di estasi.
Credo che però lo “skrt” sia ancora vivo e vegeto, e che diversi artisti gli diano ancora la credibilità che merita. Il re della trap e del drill Chief Keef ha un inedito in arrivo intitolato “skkrt skkrt” in cui le sgommate sembrano scendere sulla Terra da un paradiso mieloso. C’è un ragazzo tedesco che ha avuto l’idea di chiamarsi skrt cobain, ed è una cosa che mi dà una piccola gioia.
Anche in Italia le cose vanno bene. Tedua, poi, ha così tanta fotta nel cuore che i suoi skrt sono sempre memorabili, anche se non vogliono dire niente. Sfera Ebbasta continua a cacciarne di epici ogni volta che cita un macchinone. tha Supreme ha sottolineato in “2ollipop” come gli skrt vadano dosati e debbano avere senso, confermando che i diciottenni sanno di avere in mano una cosa preziosa. C’è luce in fondo al tunnel.
Una versione di questo articolo è stata pubblicata originariamente su VICE Francia.