Sonny Carson scende da un autobus, comincia a camminare lungo un marciapiede assolato e viene fermato da un gruppo di ragazzi di colore. “Fermo lì”, gli dicono. Lui voleva essere fermato, gli sta portando un messaggio il cui senso è “dovete stare buoni, figli di puttana”. Perché quei ragazzi sono una gang, i Lords. E Sonny Carson si vuole unire ai Lords, e glielo fa presente mentre continua a dargli dei figli di puttana. Ed è così che comincia la sua educazione, quella che dà il nome al film che porta il suo nome.
Sonny Crsn, senza le vocali, è invece un producer di Avantguardia, il collettivo di DJ e producer capitanato da Shablo che da qualche tempo regala alle orecchie di chi lo segue bordate di elettronica di qualità provenienti dall’underground (più o meno) hip-hop italiano. Il nome l’ha preso dall’altro Sonny, leggenda della street culture newyorkese, anche se i suoni che crea sono molto più soffici di quelli secchi e tesi evocati dalla canicola delle strade del film-sentire i suoi beat per Madman, IZI, Marracash e Tormento per credere.
Videos by VICE
Sonny ha fatto uscire da poco un album che si chiama Dreams ed è come tutti i sogni dovrebbero essere, cioè rosa e morbidoso. C’è dentro della classica nostalgia vapor, qualche chitarrino emo e una serie di voci lontane che sembrano provenire da vite passate. Lo potete ascoltare qua sotto, e appena dopo potete conoscerlo meglio tramite le domande che gli abbiamo fatto.
Noisey: Ciao Sonny! Mi racconti come e quando hai cominciato a produrre?
Sonny Crsn: Ho cominciato a produrre ormai circa otto anni fa, facevo beat hip-hop duri e puri. Ascoltavo parecchio quella musica in quel periodo, e grazie a Shablo sono riuscito a piazzare alcuni miei pezzi per dischi italiani importanti. Ma ho sempre ricercato anche lo sviluppo di un suono mio, dato che ascolto anche musica elettronica. È impossibile non essere influenzati da quella roba.
La connessione con Shablo come è scattata?
Il mio primo vero progetto fu un duo con un rapper torinese, Triple. Lui mandò dei nostri provini a Shablo, e mi contattò perché gli erano piaciuti particolarmente i beat.
Mi hai parlato di elettronica: c’è un momento preciso in cui ti sei reso conto che volevi ampliare la tua palette sonora?
La passione mi è salita in modo abbastanza naturale. Era uscito l’esordio di James Blake, che è stato uno dei motivi principali per cui mi è venuta voglia di fare quel tipo di musica. Era un periodo strano in cui l’hip-hop e l’elettronica avevano cominciato a sovrapporsi, e quindi non potevo non cimentarmi anch’io con la cosa. E poi crescendo non puoi non spingerti a ricercare un suono diverso.
Ascoltando il disco ci sono stati momenti in cui mi sono chiesto se ciò che stavo sentendo fosse il prodotto di un software o un vero strumento.
Ci sono delle parti che ho registrato dal vivo, chitarre e bassi principalmente. Ma questo disco è molto soft, mentre nella mia produzione mi piace molto mischiare strumenti reali, analogici, con il digitale.
In “Good for Me” ci sono dei bei chitarrini emo!
Sì! A parte quelle iniziali, a me piace mischiare sample e parti suonate per davvero così da non far capire tutto all’ascoltatore. Le voci sono state cantate da un mio amico, che si è occupato anche delle voci di “Don’t Leave”. Tutte le altri invece sono sample, alcuni più riconoscibili di altri.
E come hai scelto di dedicare il tuo nome d’arte a Sonny Carson?
Sonny è stato il mio falso nome su Facebook per un periodo! Volevo un profilo anonimo, ma poi il nome è rimasto ed è diventato quasi un soprannome. Quando mi sono trovato a dovermi battezzare come beatmaker avevo da poco visto dei pezzi del film, che ha un’importanza storica per la scena hip-hop ed è stato campionato anche dai Wu-Tang. Mi sembrava figo rendergli omaggio!
Forse è un’impressione che mi viene dal fatto che sia un film degli anni Settanta, ma mi è sembrato che il tuo album fosse pervaso da un certo senso di nostalgia.
Assolutamente! Non l’ho fatto volutamente, ma quello che ascolto per forza di cose va a influenzare quello che faccio. Adoro far suonare le cose in quel modo, mi piace ricercare una sonorità vintage.