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La provincia di Buenos Aires avrà un lavoratore transgender ogni 100 dipendenti

La provincia della capitale argentina, Buenos Aires, ha approvato una legge che ordina alle istituzioni governative locali di assumere un transgender ogni cento dipendenti.

Si tratta di una normativa che, a detta dei suoi sostenitori, offrirà a un gruppo storicamente discriminato opportunità di lavoro più regolari.

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Il testo del decreto indica che a beneficiare delle nuove disposizioni saranno “le persone travestite, transessuali e transgender che hanno compiuto 18 anni di età e soddisfano i criteri della posizione per cui fanno richiesta.”

Il provvedimento è solo l’ultimo di una serie di riforme a favore della comunità LGBT in Argentina, oggi uno dei paesi sudamericani più progressisti per quanto riguarda i diritti degli omosessuali.

Le associazioni locali per i diritti umani hanno accolto con favore l’approvazione della normativa. “È una notizia storica. Stiamo facendo passi da gigante verso l’uguaglianza e ponendo la nostra provincia al centro del processo di accettazione di uno dei gruppi più emarginati,” ha dichiarato Karina Nazabal, la promotrice del provvedimento.

Nonostante l’Argentina rimanga un paese profondamente cattolico, le sue leggi a favore della popolazione LGBT sono tra le più avanzate al mondo. Il primo segnale di cambiamento arrivò nel 2012, quando il Senato argentino approvò la Legge sull’Identità di Genere, permettendo alle persone transgender e transessuali di cambiare il proprio nome senza dover superare test legali o psicologici.

La stessa normativa stabilisce inoltre che il pagamento dei processi chirurgici e delle terapie ormonali necessarie per cambiare sesso siano a carico del governo. Nel 2010, l’Argentina diventò il primo paese dell’America Latina a riconoscere il diritto al matrimonio alle coppie dello stesso sesso; quest’anno inoltre ha abolito le restrizioni che impedivano a omosessuali, lesbiche e transessuali di donare il sangue.

La nuova legge dovrebbe migliorare le condizioni di vita della comunità trans locale, la quale ha una speranza di vita che oscilla tra i 32 e i 35 anni contro una media nazionale che raggiunge gli 80.

“Siamo estremamente felici perché pensavamo che questo momento storico non sarebbe mai arrivato,” ha dichiarato l’attivista trans Diana Sacayan all’agenzia Telam. “Nonostante il raggiungimento di questo grande traguardo, però, dobbiamo continuare a lavorare per creare un cambiamento culturale.”