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Come la trap latina si è presa il 2017

Quando Nicki Minaj rappa, la gente ascolta. Ha quasi 85 milioni di follower su Instagram, è la donna con il record di singoli comparsi sulla classifica Hot 100 di Billboard, e ha dozzine di dischi d’oro e di platino. Nulla di ciò che fa passa inosservato. Nonostante quest’anno non abbia pubblicato un nuovo album, Nicki ha comunque riaffermato il suo dominio sul gioco del rap comparendo con nuovi featuring su hit di artisti come A$AP Ferg, Lil Uzi Vert e Yo Gotti.

Tra questi, ce n’è uno di cui vale davvero la pena parlare—non perché sia particolarmente di qualità o intelligente a livello testuale, ma per come ha costruito un ponte tra le due principali ondate trap contemporanee. Quello su “Krippy Kush” di Farruko. La parte di Nicki comincia con qualche parola in spanglish, e prosegue con una strofa che impregna il brano dell’artista portoricano con quel senso di rischio e accanita vanagloria che ha definto la sua carriera. Assieme a Nicki e Farruko sulla traccia compaiono anche altri due esponenti delle loro rispettive tradizioni urban: 21 Savage e Bad Bunny, cioè due tra le trap star più grandi del 2017.

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Fino a “Krippy Kush”, Farruko e Bad Bunny non erano particolarmente conosciuti in Occidente, i loro nomi relegati su locandine dedicate alle comunità latine che ravvivano il tessuto urbano europeo e nord americano, o comparso su qualche schermo grazie a un algoritmo particolarmente benevolo. Ma seguire la trap latina, ormai esondata dai suoi confini culturali originari, sta diventando una delle pratiche necessarie per comprendere l’hip-hop contemporaneo. La sua influenza ha infatti cominciato a farsi sentire pesantemente anche negli Stati Uniti, la nazione a cui la maggior parte del mondo ancora guarda quando si tratta di lasciarsi ispirare a livello culturale.

A rafforzare questo gioco geografico, va notato che la maggior parte dei grandi artisti trap latini—i protagonisti di una delle narrazioni rap più trascurate di questo 2017—vengono da Puerto Rico, un territorio non incoporato degli Stati Uniti. Tra di loro compaiono molte anime liriche e artistiche ben presenti a chi ascolta trap occidentale: il romantico esaurito, l’edonista nichilista, il criminale. Non c’è bisogno di sapere lo spagnolo per lasciarsi affascinare dalle loro parole, anche grazie a beat che non sfigurerebbero su album di Gucci Mane o French Montana. Anche la sovrapposizione con l’R&B si ripete nella scena latina, con pezzi come “Se Supone” di Jhay Cortez e Darell a ricreare l’accessibilità tipica dell’equazione tra trap e pop.

Se la trap latina avesse un equivalente di un Future o un Quavo—tenendo comunque in mente che paragoni come questi sono riduttivi e semplicistici—sarebbe Benito Antonio Martínez Ocasio, in arte Bad Bunny. La sua forza formidabile sta tutta nella sua preminenza nella classifica Hot Latin Songs di Billboard, pensata per misurare la performance della musica in spagnolo negli Stati Uniti, in cui sono comparsi ben sette suoi brani o featuring nelle ultime settimane. La sua voce domina le playlist dei servizi di streaming dedicati al genere, come Trap Kingz di Apple Music e Trap Land di Spotify, con hit come il malinconico inno “Soy Peor” e lo spigliato pop alla Young Thug di “Sensualidad”. Considerando “Krippy Kush” e “Mayores”, la sua collaborazione con Becky G, Ocasio ha anche avuto due tracce in contemporanea sulla Billboard Hot 100. E proprio come un certo Migo, ci è riuscito senza aver ancora pubblicato un album.

L’importanza della trap latina è riscontrabile anche nelle cifre che macina. Stando a quanto riporta Nielsen Music, la fruizione di musica latina negli Stati Uniti è aumentata del 66% nell’ultimo anno. Ovviamente il merito va in buona parte a “Despacito”, ma sarebbe errato attribuirglielo interamente. Ci sono diverse tracce che in questo 2017 hanno ottenuto certificazioni importanti da parte della RIAA [la SIAE statunitense, semplificando, ndt], tra cui “Amigos Y Enemigos” di Noriel e “Netflixxx” di Brytiago, su cui compare anche Bad Bunny.

Così come è stato per molti altri generi urban, lo streaming è stato un fattore significante nel successo della trap latina. Con 12 milioni e mezzo di stream a livello globale, “Sensualidad” è stata la ventunesima canzone più ascoltata su Spotify nell’ultima settimana. Nello stesso lasso di tempo, “Se Preparó” di Ozuna ha fatto dieci milioni di stream (ed è alla posizione 42), mentre l’ultimo singolo di Bad Bunny “Chambea” ne ha accumulate 4.6 milioni. È quindi piuttosto strano che non si sia parlato molto di trap latina negli ultimi mesi.

È importante specificare che non stiamo parlando di una nuova esplosione latina, di una scena passeggera che andrà a scomparire come una moda passeggera tra qualche tempo, nonostante dall’esterno l’impressione potrebbe essere questa. A quanto riporta il censimento del 2015, la comunità ispanica negli Stati Uniti è composta da circa 54 milioni di persone, o dal 17% della popolazione. Cifre come queste dimostrano un potenziale di crescita significativo per la musica cantata in spagnolo, specialmente considerando il gusto dei millennial Latinx bilingue.

Il 2017 è stato marcato da un’inarrestabile serie di collaborazioni latin trap: a gennaio Fat Joe è apparso sul remix di “Liberace” di Farruko, ad agosto Cardi B ha rifatto “Bodak Yellow” in versione bilingue con Messiah, a ottobre Quavo è comparso su “Ahora Me Llama” di Bad Bunny e della cantante pop colombiana Karol H, a novembre French Montana ha collaborato con Maluma su “GPS”. Anche prima che Minaj e 21 Savage comparissero, il mese scorso, sul remix di “Krippy Kush”, la traccia originale—pubblicata ad agosto—aveva mosso cifre importanti senza essere notata dalla stampa musicale statunitense. Ad oggi ha accumulato 86 milioni di stream su Spotify, una cifra a cui il remix arriverà solo tra un bel po’ di tempo. Il video ufficiale del pezzo ha 538 milioni di views, generate in quattro mesi, mentre il lyric video del remix ha ha fatte 28 milioni in tre settimane. Il video del remix, quando uscirà, potrebbe esplodere come una supernova. E allora come mai non ne sta parlando nessuno? Decenni dopo hit super kitsch come “Aserejé”, sembra che la musica spagnola soffra ancora di preconcetti e pregiudizi da parte delle audience anglofone, anche nell’anno in cui “Despacito” è stata così onnipresente da diventare quasi normalizzata.

Considerare gli artisti trap latini fuori dai confini delle classifiche dedicate specificamente alla musica cantata in spagnolo, o definire pigramente il remix di “Rockstar” di Post Malone con Nicky Jam e Ozuna come una “Despacito al contrario”, mina esageratamente la realt diversificata della maestria multi-etnica nel rap di oggi. Quello che separa “Krippy Kush”—e molti altri singoli trap latini del momento—da “Despacito” è il suo suono, così simile a quello dell’hip-hop in inglese che sta dominando le classifiche, le playlist e le serate. Le strofe gutturali di Bryant Myers mi ricordano il tono minaccioso di 21 Savage, mentre quel veterano camaleontico del reggaton di Daddy Yankee rappa e canta su “Vuelve” proprio come farebbe un Ty Dolla $ign. “Tacos Altos” di Arcangel, Farruko, Noriel e Myers, pubblicata qualche settimana fa, è un misto di snare glitchati e flow fluidi con un ritornello R&B che non sfigurerebbe nel curriculum di qualsiasi rapper americano affermato.

Come si conviene alla posizione del genere, anche la trap latina ha le sue stelle incarcerate: la più grande è Anuel AA, al momento in prigione per possesso di arma da fuoco. Proprio come faceva Gucci Mane, anche lui lascia filtrare le sue strofe tra i muri del carcere per ricordare al mondo della sua presenza—meritano una menzione i remix della sua “Sola”, su cui compare mezza scena latina, e quello di “Tu No Metes Cabra” di Bad Bunny.

L’abbondanza e la qualità di singoli latin trap è sbalorditiva, e ogni settimana sembra suggerire una serie virtualmente infinita di combinazioni e permutazioni di artisti. Dato il calibro dei nomi che danno vita alla comunità hip-hop contemporanea, non sembra impossibile pensare la presenza di almeno una trap star latina tra i grandi nomi del 2018.

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