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Come Salvini è diventato il premier fantasma di questo governo

In questi giorni Salvini si è occupato di tutto. Ha fatto il ministro dell'Interno, delle Infrastrutture degli Esteri, e dell'Economia.
Niccolò Carradori
Florence, IT
Foto via Facebook.

Sono passate due settimane scarse dal giuramento, ma il governo sembra già avere un'impronta piuttosto marcata: quella di Matteo Salvini. Prima ancora che si completassero i lavori sulla squadra di governo e si tenesse il primo consiglio del ministri, il Grande Gustav della Lega ha sparato una serie di ogive con cui ha segnato l'inizio dell'esecutivo. Tanto che in molti cominciano già a descriverlo come una specie di premier fantasma, che ha inchiavardato il M5S al proprio stile comunicativo e alla propria agenda.

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Mentre Di Maio si impegnava a cercare gli appunti di Conte durante l'esordio in parlamento, e Casalino lo manovrava come una badante al G7, Salvini ha già effettuato il primo "cambiamento" del governo del cambiamento. E continua ad allargare il suo campo di commistioni esecutive—almeno nella comunicazione—come in una sorta di Age of Empire dei ministeri italiani. In questi giorni ha fatto il ministro degli Interni, delle Infrastrutture, degli Esteri, dell'Economia, il titolare del Tesoro, e anche il ministro del Lavoro. Aprendo contenziosi diplomatici con Francia e Tunisia, a cui il premier de facto non ha potuto che accodarsi.

La questione Aquarius, cinicamente parlando, è stata la mossa perfetta per la strategia di Salvini. Soprattutto per quanto riguarda il gioco delle tempistiche e della comunicazione. Nell'economia di un governo appena partito—ma che si porta dietro, per ovvie ragioni, una scie di pressioni e dubbi—lavorare per evidenziarsi in anticipo sui suoi stessi alleati di contratto non è un aspetto marginale.

Mentre molti detrattori cominciavano già ad esporsi sulla fine delle attenuanti per i gialloverdi—"per Salvini la pacchia è finita"—riguardo all'effettiva capacità di concretizzare le proprie sparate elettorali, lui ha già lanciato un segnale ed effettuato un passo netto nella direzione che ha sempre propagandato. Bloccando l'accesso ad Aquarius ha fatto quello che tutti i suoi avversari temevano facesse, e speravano millantasse di fare. Grazie al bordello che ha scatenato (quasi da solo) adesso non è più solo parte di un governo del cambiamento: è il primo fautore del cambiamento.

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Allo stesso tempo, poi, ha segnato l'imprinting dell'esecutivo su due dei tre temi fondamentali del prossimo futuro: immigrazione e rapporti diplomatici con l'Unione Europea (il terzo è il lavoro, il più spinoso, ed è in mano ai Cinque Stelle). Sostituendosi nella sostanza allo stesso Conte, durante il suo primo discorso in parlamento ha polemizzato con Macron (che aveva fortemente criticato il caso Aquarius), mettendo in discussione gli incontri diplomatici già organizzati di Giovanni Tria—ministro dell'Economia—e dello stesso Presidente del Consiglio in Francia.

E non soltanto ha ottenuto di impostare le strategie diplomatiche dell'Italia: nonostante sia svilente ammetterlo, dal punto di vista politico l'ha avuta vinta. Macron si è affrettato a scusarsi e confermare l'incontro con Conte, e i premier di Germania e Austria hanno mostrato un atteggiamento di appoggio—o perlomeno di comprensione—nei suoi confronti. Tanto che ieri Il Fatto Quotidiano li ha definiti "i nuovi alleati di Salvini". Ha fatto la figura del politico italiano che riesce a farsi rispettare all'estero sapendo quando imporsi.

In tutto questo i Cinque Stelle non hanno potuto fare altro che tallonarlo. Come ormai avviene da diverso tempo: soprattutto in ambito comunicativo. Salvini negli ultimi mesi—con le sue continue dirette Facebook e interventi pubblici su ogni tema (dalla Flat Tax, al caso Regeni) —ha spinto il Movimento Cinque Stelle in una posizione difficoltosa. Sono loro che tentano di stare dietro e lui, non il contrario (come dovrebbe far presupporre la differenza di seggi in parlamento).

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E lo si era visto anche in fase di contrattazione di governo. Al momento di iniziare il gioco dei numeri e delle influenze, Salvini ha sfruttato la FoMO politica di Di Maio per far valere il suo 17 percento quasi quanto il 33 dei Cinque Stelle. Dimostrando che non esistono rapporti di forza determinati esclusivamente dalle elezioni.

Questo spostamento di gradiente non riguarda soltanto l'attuale situazione del governo, ma si proietta anche nel futuro: le amministrative di questi giorni hanno confermato la continua crescita della Lega, e la fase calante del M5S. Un trend che era già stato confermato dai primi sondaggi post elezioni, che davano la Lega già al 27 percento. A soli due punti dal primo partito italiano.

Al calo attuale dei consensi per i grillini, poi, si somma la situazione potenzialmente disastrosa emersa dalle indagini sulla corruzione che riguardano il futuro stadio della Roma. Nella vicenda Parnasi—il costruttore accusato di corruzione, arrestato nei giorni scorsi a Milano—sarebbero emersi rapporti poco limpidi con Luca Lanzalone (una specie di Azzecca-garbugli del M5S, noto anche come "Mr Wolf"). La questione ovviamente è tutta ancora da dipanare, ma è ovvio che ogni scandalo di questo tipo è estremamente deleterio per la retorica dei Cinque Stelle. Come non lo è per nessun altro partito italiano.

Stiamo assistendo, insomma, allo stadio larvale della salvinizzazione del governo. E in prospettiva il Salvini ministro tuttologo si presenta come il politico italiano più influente. Ovviamente con i discrimen del caso: stiamo comunque parlando di un esecutivo appena avviato, e le sue prima operazioni altro non sono che presentazioni (per quanto si sia presentato come uomo forte sulla questione immigrazione e politica estera, è ancora tutto fa concretizzare). E il suo atteggiamento aggressivo verso gli ambiti ministeriali che non gli competono, potrebbero arrivare a forzare il rapporto con i Cinque Stelle.

Fra le sue innumerevoli dichiarazioni extramateria, in questi giorni ad esempio Salvini si era espresso in favore dell'abolizione del tetto sul contante. E Di Maio lo ha subito rintuzzato. Primo segno di vita del M5S in questo governo.

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