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La storia di “Dopesmoker” degli Sleep, la canzone di un’ora sulla ganja

sleep dopesmoker

Questa è la leggenda dei tre sacerdoti Weediani Al Cisneros, Matt Pike e Chris Hakius, conosciuti collettivamente con il nome di Sleep. È una storia che risale alla notte dei tempi, metà anni Novanta. I tre sacerdoti ai tempi non sapevano di esserlo. Pensavano di essere soltanto un gruppo rock di San José, California, che amava i riff dei Black Sabbath, il volume alto e, soprattutto, la marijuana. Non disdegnavano neanche gli acidi, ma la marijuana era proprio la loro cosa preferita.

Nel 1995 gli Sleep avevano pubblicato due album, l’acerbo Volume One nel 1991 e il devastante Sleep’s Holy Mountain nel 1992, che già dimostrava il potenziale ipnotico e psichedelico dell’approccio dei tre alla materia del doom metal. Tanto da attirare l’interesse delle major, a quei tempi alla ricerca disperata di capelloni da mettere sotto contratto dopo l’esplosione dei Nirvana. Dopo Holy Mountain, gli Sleep decisero di mettersi al lavoro per realizzare la loro opera più ambiziosa: una composizione di oltre 60 minuti (63:36, per la precisione) di riff dopo riff dopo riff, un carroarmato doom metal intriso di cannabinoidi che procede come un pachiderma stordito di sedativi verso una scolaresca in visita allo zoo. “Jerusalem”, poi conosciuta come “Dopesmoker”.

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La storia che racconta è quella di un sacerdote che, “calice fiammeggiante” (che sarebbe un bong) alla mano, attraversa il deserto con una carovana di altri “sacerdoti dell’erba” e raggiunge la Terra Sacra (che sarebbe “la Terra del Riff”), invasa da una densa coltre di fumo, e lì trova un Eden pieno di profumatissima marijuana, la Terra Promessa, la nuova Gerusalemme: “il Marijuanauta fugge dalla Terra per coltivare”. È stato un alieno a portare al mondo questa pianta magica? O abbiamo fumato davvero troppo?

“Noi vivevamo quella metafora, amico”, ha raccontato Matt Pike in un’intervista con Noisey USA. “In quel periodo della mia vita ho fumato più erba di quanta ne abbia fumata in tutto il resto del tempo. Sono arrivato a un punto in cui non sono più riuscito a fumare per diversi anni. […] Non so se hai mai fumato con un braciere di cocco e un tubo di gomma, ma, amico, è la fattanza più forte che tu possa provare. Ti dimentichi il tuo nome, il tuo indirizzo, parli col cane e quello ti risponde. È un casino”.

“Volevamo fare una sinfonia di riff stoner definitivi”, prosegue, parlando della composizione del brano. “E London non l’ha voluta pubblicare. E io dicevo, oh, abbiamo fatto una specie di capolavoro che penso possa piacere a molta gente. Conoscevo il suo valore”. London records, la major che era riuscita ad accalappiarsi gli Sleep, non era pronta per un lavoro tanto monumentale. Il processo di composizione e registrazione del brano era stato lungo e logorante, e vederselo rifiutato dall’etichetta fu un colpo fatale per la band.

“Dopesmoker” viene stampata come “bootleg ufficiale” dalla band (ormai sciolta) solo nel 1998, cosa che costringe la London a correre ai ripari e ad acchittare un’uscita ufficiale, che avverrà nel 1999. Il titolo dell’album è Jerusalem e, invece di contenere un’unica lunga canzone, è diviso in sei movimenti, andando contro all’idea originale dei tre. Bisognerà aspettare il 2003 perché “Dopesmoker” si riveli al mondo in tutta i suoi gloriosi 63 minuti e 36 secondi, salvata da Tee Pee records.

Da quel momento il culto che circondava questo capolavoro della fattanza e dei chitarroni non ha fatto che intensificarsi, portando alla inevitabile reunion del 2009. Nove anni dopo, i tre (anzi, i due, perché il batterista Chris Hakius ha abbandonato dopo poco, sostituito da Jason Roeder) hanno suonato davanti a folle che sarebbero state impensabili mentre passavano due anni a fumare tonnellate di ganja e a suonare in sala prove. Nel 2012 Dopesmoker ha goduto di una ristampa con remaster a cura di Southern Lord records che, se possibile, ha reso l’album ancora più leggendario per le generazioni più giovani.

Ad aprile 2017, un messaggio criptato ha raggiunto i fan: gli Sleep stanno per tornare con un nuovo album. Oggi, 20 aprile 2018, il disco è uscito a sorpresa. S’intitola The Sciences, l’ha prodotto la Third Man Records di Jack White e il primo pezzo consiste in tre minuti di feedback interrotti dal suono di un bong, quindi temo che si avvicini a LA PERFEZIONE. Peraltro vedo che contiene anche per la prima volta una versione in studio di “Sonic Titan”, che nella prima edizione di Dopesmoker (quella del 2003) era inclusa in versione live.

Giacomo ha rinunciato alla vita e ha scelto il bong. Seguilo su Instagram.

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