Sono stata con una persona che non esiste

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Sono sempre stata riservata e rispettosa della mia relazione, che credevo matura con un ragazzo che pensavo maturo. Con Luca* abbiamo fatto tutte le esperienze che si fanno quando si passano dieci anni insieme, tra feste comandate coi suoi parenti, vacanze a New York e il suo cassetto di vestiti a casa mia. Sembrava tutto ‘nella norma’. Ma quando è successo il casino, ho capito che l’unica persona completamente ignara della storia che state per leggere ero io.

Tutto è iniziato a fine 2018, quando su Instagram ho fatto una cinquantina di storie—forse un po’ troppe, ma non è questo il punto—per ripercorrere il mio anno. Il punto è che, se fai troppe stories, noterai chi sono gli instancabili che le guardano tutte. Ed è così che mi è saltata all’occhio una spettatrice fissa, una ragazza che non conoscevo e non avevo mai notato prima tra i miei follower. Si chiamava Giulia*. Ho cliccato sul suo profilo senza pensarci, poi le ho viste: foto su foto del mio ragazzo con lei—loro due sorridenti, al ristorante, al parco. Immagini di luoghi che conoscevo bene, con frasi annesse e piene di pathos rivolte a lui.

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Le avevo scoperte all’improvviso, e la mia prima reazione è stata lasciare il segno del mio passaggio visualizzando una delle sue storie—che mi ha permesso di scoprire che lei e Luca erano pure colleghi. Un gesto un po’ puerile forse, come è sicuramente stato puerile, a ripensarci, decidere di non affrontare l’argomento con Luca nelle 24 ore successive.

Non che i risvolti, poi, siano stati chiarificatori: quando ho preso coraggio e deciso di affrontare il discorso, lui ha negato senza troppe difficoltà. L’ha descritta come un’amicizia disinteressata, giurando che non fosse accaduto nulla tra loro. In effetti nessuna foto raffigurava pose compromettenti o baci, in nessuna lui ha mai commentato in maniera affettuosa, non si è mai sbilanciato. Ha ammesso di esserci uscito una sola volta per un aperitivo, ma nulla di più. E io gli ho creduto, perché volevo credergli.

Cinque anni di differenza, lui più grande e maturo, non sopportava le scenate infantili o i messaggi continui—non sentirci per una notte intera mentre facevamo la nostra serata era normale. Io avevo un’idea alta della nostra relazione, e facevo di tutto per tutelarla, evitavo il conflitto come qualcosa di negativo e di colpevolizzante, come la dimostrazione di un’insicurezza. Anche per questo oltre a lui non avevo detto niente a nessuno.

Tutto sembrava sistemato, dovevo solo fare finta di niente e godermi la cena fuori e il cinema che mi aveva proposto dopo la nostra discussione.

Senonché, dopo qualche giorno, sul profilo di Giulia è comparsa una nuova foto di loro due con descrizione, “L’esatta metà”. A quel punto è successo qualcosa che non avrei mai immaginato: ho deciso di contattarla in DM con professionalità degna di un ufficio stampa. “Ciao, scusa se ti disturbo, immagino tu sia una collega di Luca. Perdonami se sono inopportuna, ma volevo chiederti esattamente: cosa intendi in questa foto per ‘Esatta metà’?” Mancava solo ‘distinti saluti’ e i recapiti in calce alla mail.

Sono passati altri giorni di silenzio in cui ho continuato a stare al mio posto, a vedere le partite con Luca, a passare il tempo in compagnia dei suoi fratelli con una pizza davanti. Ma in realtà la rinnovata calma è durata poco, perché dopo due giorni di silenzio ho ricevuto questo messaggio: “Ciao Ginevra, scusa se ti rispondo solo ora. So il tuo nome, nulla di più, pur essendo così presente nella vita di Luca, lui non mi ha mai parlato di te. Ho messo una foto con il mio ragazzo, ecco il significato di esatta metà. Dopo il tuo messaggio sono venute a galla un po’ di cose, anche se ho sempre avuto dei dubbi su quale fosse il vostro rapporto.”

Ero a lavoro. Avevo intravisto il messaggio in anteprima, senza il coraggio di visualizzarlo. Il picco massimo di agitazione era arrivato e il mondo intorno a me si era ovattato di colpo: non sentivo più in generale i rumori, le persone che mi parlavano. Mi sono chiusa in un mutismo assoluto in cui ho continuato in maniera ossessiva a svolgere le mie mansioni, facendo finta di nulla.

Tornata a casa sono corsa in doccia, mi sono lavata con tutta la forza che avevo e solo dopo ho preso coraggio e visualizzato il testo per intero. Mi sono trovata davanti una verità talmente pesante da non poter contemplare reazioni disperate, non voler tentare nulla.

Arrivate a questo punto io e Giulia, civilmente, abbiamo parlato per ore raccontandoci ogni dettaglio delle rispettive storie. In sintesi: loro due stavano insieme da oltre un anno e mezzo, e ancor prima lui era stato insieme a un’altra collega per un anno. Tutto all’interno della nostra relazione.

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A quanto pare Luca raccontava alle sue fidanzate che glielo chiedevano che io ero una ex con cui era rimasto in buoni rapporti: arrivati al punto di Giulia, quindi, ero addirittura la ex-ex.

Come è possibile, si chiederà qualcuno? Come si fa a stare con due persone contemporaneamente alla luce del sole? La risposta è che la storia è molto più perversa di così.

Il mio ragazzo conduceva da tempo, con disinvoltura, due vite parallele. Il giovedì e venerdì li dedicava a Giulia, il sabato e la domenica a me. A capodanno lui litigava con lei sulle scuse che inventava per trascorrerlo con me; a Natale io ero con la mia famiglia, loro due a ballare. Oltre a sentirmi tradita, ero ancor più sconvolta al pensiero che tutto a un tratto non sapevo nemmeno chi fosse davvero il Luca della mia storia e che soprattutto fosse così perverso. Perverso nei miei confronti, ma soprattutto nei suoi. Bisogno di essere al centro dell’attenzione? Brivido del proibito? Piacere nel manipolare? Mentire alle persone?

Detta così sembrerebbe pure un genio, ma in realtà il piano di Luca è stato reso possibile grazie al coinvolgimento di diverse persone. Innanzitutto i suoi amici, coi quali ad esempio io e Giulia facevamo il pre-serata e serata nei soliti due locali, ma in momenti diversi. E poi, sua madre—che portava a entrambe il caffè a letto, ma in momenti diversi. Mi viene difficile capire come Giulia abbia fatto a non notare mai i miei pigiami dentro l’armadio di Luca o il mio spazzolino in bagno, ma è inspiegabile anche che le persone che ci stavano attorno abbiano potuto fingere per così tanto tempo.

Fatto sta che poco a poco un bel po’ di cose che mi erano sempre sembrate strane ma non avevo mai avuto ragione di problematizzare—con Luca stavamo insieme da tanto tempo! Ci fidavamo! Solo una pazza paranoica avrebbe messo in discussione piccolezze come queste—sono state investite di nuova luce.

I compleanni, per esempio, erano eventi diplomatici e organizzati: lui spendeva la stessa cifra per entrambe, ma quando era lui a dover ricevere i regali faceva sempre in modo di non avere doppioni. Capitava che io mi interessassi, magari anche un po’ sospettosa di regali così intimi o costosi: “Ma questo bracciale? La Nintendo? E il lampadario?” Luca trovava sempre una spiegazione, e invece erano i regali di lei. A volte lui mi chiedeva pareri sui regali che riceveva da Giulia: “Ti piace?”

Mi ha anche insegnato a usare la Nintendo Switch per giocarci insieme.

La verità è che Luca era bravo anche a sdoppiare la propria personalità: con Giulia mangiava di tutto, prendeva peso e parlava male dei vegetariani; a me (vegetariana) chiedeva sempre consigli alimentari e diceva di essere a dieta. A me regalava abiti Margiela, a lei vestiti più casual e di conseguenza cambiava abbigliamento anche lui. Io non uso emoji e lui mi scriveva messaggi senza faccine, a lei la riempiva di pupazzi. A me non piace stare mano nella mano e anche lui mi diceva fosse una cosa infantile, con lei passeggiavano con le mani intrecciate. Era come se riuscisse camaleonticamente a introiettare quello che volessi fosse—anche se non era vero.

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Come se non bastasse, d’estate Luca aveva iniziato a portare entrambe, me e Giulia, nello stesso stabilimento balneare a Sperlonga. Le prime volte m’era sembrato anche un po’ troppo disinvolto nello scegliere di andare nella spiaggia di sinistra piuttosto che in quella di destra, in quel lido piuttosto che in quell’altro. Ma io non ci facevo troppo caso. Ricordo però un libro in particolare che stava leggendo: Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale, in cui è narrata la storia dell’Ingegner Barilla, uomo tutto d’un pezzo con famiglia a seguito da spot pubblicitario, che tradisce ripetutamente la moglie con cui sta da trent’anni. La moglie lo scopre, ma si convince di essere, nonostante tutto, la più importante di tutte.

Cito proprio questo libro perché aveva innescato un dibattito proprio con Luca: eravamo entrambi arrivati alla conclusione che la condizione della signora Barilla—di far finta di non vedere per paura di dover affrontare la realtà—fosse per noi inconcepibile quanto il comportamento del marito.

È buffo raccontarlo adesso, visto che quando gli ho comunicato che sapevo della sua vita parallela Luca mi ha scritto ripetutamente “Ho sbagliato, Ho sbagliato, Ho sbagliato, Ho sbagliato, Ho sbagliato, Ho sbagliato…”

È stato strano salutarci per l’ultima volta dopo questo casino e sentirmi dire, “Sono uno stronzo, non merito di stare con nessuno. Tu sei perfetta, non volevo ferirti ma sono malato, non ci riesco. Devo andare in analisi e chiudermi in casa per un bel po’.” Ed è ancora più strano pensare che mentre sto scrivendo questo articolo, lui (che si doveva chiudere in casa per un bel po’) è a Firenze con l’altra fidanzata, che mi aveva scritto “non ne voglio sapere di nulla,” e invece ha scelto di diventare la signora Barilla.

La mia è soltanto la storia di una storia finita male, nulla di più. Ma volevo comunque lasciare un messaggio in internet a tutte quelle donne che decidono inconsciamente di tralasciare certi dettagli per un’apparente serenità. Sono stata con una persona che non esiste e l’ho capito. E Barilla, vorrei puntualizzare, può essere solo un marchio di pasta.

*I nomi sono stati cambiati. Una versione precedente di quest articolo è uscita su The Walkman Magazine.