Cultura

Lo strano mondo degli influencer virtuali

Gli esseri umani digitali stanno cambiando le possibilità e le caratteristiche della scena.
Koh Ewe
SG
Daniele Ferriero
traduzione di Daniele Ferriero
Milan, IT
imm
imma, un essere umano virtuale attivo o social media influencer. Foto per gentile concessione di Takayuki Moriya.

Per molti versi, Laserbolt è uno youtuber normalissimo: recensisce e crea guide per i videogiochi, e collabora con diversi marchi per promuovere prodotti legati al gaming. Tuttavia, sui social appare sempre e comunque solo sotto forma di CGI, per una semplice ragione: Laserbolt non esiste.

Definito come “un essere umano digitale di 23 anni ed eterno,” la storia delle sue origini mischia fantasia e realtà. Secondo la versione ufficiale Laserbolt proviene da un altro pianeta, Tesla, dove era un personaggio molto noto nel mondo del gaming. Un giorno, però, è stato magicamente trasportato sulla Terra attraverso un misterioso portale.

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Laserbolt

Una foto di Laserbolt. Immagine per gentile concessione di GamerFuzion

Nel nostro universo, Laserbolt è un content creator che lavora a GamerFuzion, un’azienda che si occupa di recensioni e notizie legate al mondo dei videogiochi. “Sono un essere umano come te, in pratica, solo che ho una forma digitale,” conferma via email Laserbolt. “Sono estroverso, schietto, ho una forte personalità e sono single.”

La maggior parte dei content creator contattati da VICE ha preferito attenersi a queste biografie create ad arte per il proprio pubblico. Eppure, per quanto il passato e background di Laserbolt possano essere fittizi, i suoi follower sono molto reali e hanno superato la quota di 200.000 persone su YouTube. Ma già sappiamo che non c’è alcun bisogno di appartenere alla specie umana per diventare una celebrità—basta pensare a Lil Miquela, che sembra uscita da The Sims, o alla “cantante” Hatsune Miku.

Gli influencer virtuali sono sempre più popolari, anche grazie all’impossibilità di creare scandali—cosa che, nel mondo del social media marketing, è praticamente una manna per PR e uffici stampa. A differenza delle controparti umane—che possono essere licenziate per tatuaggi offensivi, oppure arrestate—gli influencer virtuali raramente si fanno invischiare in casini personali.

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In più, i clienti e i creator che se ne occupano hanno il pieno controllo delle loro azioni e non devono gestire problematiche del tutto umane quali i limiti alla disponibilità di tempo e spazio. Oltretutto, possono trasformarsi in persone belle e attraenti tanto quanto le si programma e disegna, arrivando così a dare al concetto di “standard di bellezza irrealistici” tutto un altro significato.

In questa scena decisamente fiorente si stanno anche superando i confini degli spazi virtuali “tradizionali” e ridefinendo i rapporti parasociali. Per esempio, quando la “giapponese” imma ha chiesto ai suoi follower un consiglio—attraverso un post che parlava di un supposto litigio col fratello e metteva in mostra una certa vulnerabilità—molte persone hanno cominciato a condividere le proprie storie personali e a offrire supporto. Non aveva alcuna importanza che imma, come sottolineato da un utente, stesse piangendo “fintissime lacrime digitali.”

Dalla sua comparsa nel 2018, imma ha accumulato oltre 350.000 follower su Instagram e circa 250.000 su TikTok. Si è fatta un nome nella scena, ha lanciato una collezione di moda in collaborazione con Amazon e ha disegnato una linea di oggetti virtuali che lei stessa indossa nelle vesti di modella.

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Ciononostante, il suo creatore ha qualche esitazione quando si tratta di definirla una influencer e preferisce piuttosto descriverla come un “essere umano virtuale.” “Penso sia più importante riflettere sul tipo di influenza che vuoi esercitare,” afferma Takayuki Moriya, CEO dell’azienda Aww Inc., aggiungendo poi che spera che i fan riescano a relazionarsi ed empatizzare con imma.

È evidente che la creazione ex novo di una personalità “autentica”—per un essere virtuale—risulta un concetto vago e indistinto, con il quale tuttavia i virtual influencer e i loro creatori devono comunque confrontarsi. Dovessimo però giudicare soltanto dalla profusione di affetto e supporto emotivo dimostrato dai fan verso imma, sembrerebbe proprio che i follower siano già alquanto coinvolti dalla vita di imma e dalla sua persona.

Rae, una influencer virtuale di Singapore, mostra spesso la sua passione per l’arte e per lo skate, così come il suo talento nello stringere amicizie anche offline.

Non si sa molto di lei, se non che è gestita da un’organizzazione chiamata Team Rae. Come in molti altri casi di questo tipo, le persone che stanno dietro agli influencer virtuali preferiscono rimanere anonime e limitarsi alla storia ufficiale—quella che dipinge Rae come un’artista digitale che avrà per sempre 25 anni.

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A gennaio del 2021, Rae è apparsa sulla cover di una rivista insieme a VaVa, una rapper cinese del tutto umana.

“Abbiamo legato all’istante! Vogliamo entrambe abbattere gli stereotipi e mostrare che le donne possono cambiare le cose grazie al talento e alla passione, alla collaborazione e al duro lavoro,” ha scritto Rae via email a VICE.

Nel 2016, Lil Miquela ha fatto irruzione sulla scena con il suo inconfondibile sorriso, diventando forse la più famosa influencer virtuale al mondo. Per cinque anni ha sfornato contenuti riguardanti fashion e lifestyle per i suoi 3 milioni di follower su Instagram—pur rimanendo bloccata ai suoi 19 anni ideali e virtuali.

Un altro chiaro vantaggio degli influencer virtuali rispetto alle controparti umane deriva dal semplice fatto che non invecchiano, ed è proprio da questa considerazione che è emersa e nata Sylvia, l’antitesi di questa sorta di giovinezza senza fine.

“Ero molto interessata a questo trend e alle opportunità offerte da questo tipo di narrazione,” racconta Ziv Schneider, un’artista e ricercatrice specializzata nelle tecnologie creative che attualmente lavora presso il Brown Institute for Media Innovation. Per questa ragione ha creato Sylvia, una influencer virtuale che, a differenza degli altri casi, invecchia davanti agli occhi del suo pubblico.

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Schneider descrive l’esperienza come “una performance lunga cinque mesi”, da luglio a novembre del 2020, in cui ha accumulato oltre 2.700 follower. Tutte persone che si sono sentite legate a Sylvia nonostante il suo essere virtuale e il progressivo allontanamento dall’immagine convenzionale dell’influencer. L’ottantesimo post di Sylvia è stato anche l’ultimo, a rimarcare simbolicamente che aveva 80 anni quando ha smesso di esistere—o, piuttosto, quando è finita la performance.

“Sono rimasta molto sorpresa dal modo in cui Sylvia è stata accolta in quei cinque mesi e dalle persone che si sono affezionate a lei,” sottolinea Schneider. “Molti follower si sentivano legati a lei e a loro non importava fosse anziana.”

D’altro canto, non sono mancate le persone che se la sono presa con Sylvie e che detestano l’idea stessa dell’esistenza di influencer virtuali. “È molto pericoloso cominciare a confondere i limiti tra persone reali e ‘finte’,” è possibile leggere tra i commenti su Instagram. “Sylvia è una persona inesistente.”

Tuttavia, la sfiducia nei confronti di questi influencer virtuali non sta fermando i vari creator. “Siamo qualcosa più che dei bei faccini,” conferma Rae. “Vivere in questa terra di mezzo tra il reale e il virtuale è il luogo ideale dove trovarsi.”