I nostri smartphone ci permettono di fare un sacco di cose. Possiamo comprare di tutto sui social media, prenotare vacanze, fare proposte di matrimonio su TikTok e persino (!) telefonare. Ma c’è una cosa che un telefono non ha mai potuto fare: farti sballare.
Finalmente, qualcuno ha deciso di risolvere il problema. L’app Lumenate sostiene di poter intervenire sui ritmi cerebrali con la torcia dello smartphone, facendo scivolare gli utenti in uno stato tra l’alterazione psichedelica e la meditazione profonda—e a differenza di un trip di LSD da sette ore, lo stato può essere interrotto con un movimento del dito sullo schermo.
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Così, ho deciso di provarla anch’io. Ma prima, un po’ di storia.
Il concetto per cui una luce intermittente può alterare lo stato cosciente di una persona, non è di per sé una novità. Si dice che il Nostradamus avesse ricevuto le sue visioni mentre guardava il sole, mentre nel 1819 lo scienziato ceco Jan Purkinje ha documentato in dettaglio i fenomeni visivi creati dalla sua mano mentre passava ripetutamente tra una lampada a gas e i suoi occhi.
All’inizio degli anni Sessanta, sono poi emerse le luci stroboscopiche. L’artista surrealista Brion Gysin e lo scienziato di Cambridge Ian Sommerville—incoraggiati dall’autore de Il pasto nudo William Burroughs—hanno sviluppato la “Dreamachine”, un dispositivo relativamente semplice costituito da un cilindro perforato che ha una lampadina sospesa al suo interno e compie 78 giri al minuto su una base rotante. Le persone si sedevano di fronte al cilindro con gli occhi chiusi e una sequela allucinatoria di colori e forme esplodeva davanti alle loro palpebre, inducendo, apparentemente, uno stato di simil-trance.
La Dreamachine ha fatto il suo debutto al Museé des Arts Decoratifs di Parigi nel 1962 e Gysin ha pensato, ingenuamente, che di lì a poco la sua creazione avrebbe sostituito la televisione. Catturò invece l’attenzione dei luminari dell’epoca d’oro della psichedelia, tra cui l’autore Aldous Huxley, che dichiarò che “la Dreamachine è un pilastro dell’esperienza visionaria.”
Nonostante il successo commerciale non sia mai arrivato, la Dreamachine è diventata un oggetto di culto tra molti personaggi del mondo dell’arte. Gente come Iggy Pop, Kurt Cobain, Genesis P-orridge e Margaret Atwood ne ha fatto uso, quando erano alla ricerca di ispirazione o di rifugio, e Atwood in particolare—autrice di The Handmaid’s Tale—sostiene che sia “molto rilassante e di aiuto per il pensiero laterale.”
Lumenate vuole portare avanti questo testimone, con un’app costruita sugli stessi principi della Dreamachine—con la differenza che ora è la luce dello smartphone a “sballare.” È stata creata da Tom Galea e Jay Conlon, entrambi residenti a Bristol, che sostengono di essere “impegnati in una missione per rendere più accessibile che mai l’esplorazione del subconscio.”
Galea dice che, nel 2019, lui e Conlon hanno comprato una macchina per gli elettroencefalogrammi—che misura l’attività elettrica nel cervello—e sviluppato la app tramite centinaia di ore di esperimenti fatti su loro stessi. “In pratica, quando la luce lampeggia anche il cervello lampeggia in sincrono, mandando un segnale che qualcosa sta cambiando,” spiega, “e gradualmente questa sincronizzazione con la luce si diffonde in tutto il cervello e ti permette di spedirlo nello stato desiderato.”
Lo stato in questione è uno stato elevato di coscienza, e, secondo la teoria, Lumenate replicherebbe gli aspetti chimici della classica esperienza psichedelica—compreso l’incremento della connettività funzionale nel cervello e il calo di attività nella parte che usiamo normalmente.
Per quanto questa conclusione sia per ora più teorica che altro, Lumenate è in rapporti con un team di ricerca all’università del Sussex. Il team ha condotto un esperimento con 19 studenti nel 2019, da cui ha concluso che “la stimolazione stroboscopica offre un mezzo potente e non farmacologico per indurre stati alterati di coscienza e fornisce un possibile contributo alle terapie psichedeliche.”
Lumenate ha ricevuto anche l’approvazione e fondi dalle menti illustri del panorama psichedelico del Regno Unito. Il ricercatore Ben Sessa e i membri del team di ricerca psichedelica dell’Imperial College di Londra hanno dato testimonianze positive su Lumenate e il suo potenziale per usi terapeutici, e ulteriori investimenti sono arrivati da Beckley Waves, che ha fondato diverse aziende nell’ecosistema della psichedelia.
Tutto questo suggerisce che Lumenate sia una app con una certa credibilità. Ma come funziona e quanto è forte il trip che ti procura?
Secondo le istruzioni dell’app, è consigliabile usarla al buio e con le cuffie; mentre l’alcol ne riduce l’intensità (più avanti approfondirò questo punto). Nel corso di una prima sessione da cinque minuti, una voce maschile glaciale accompagnata da note decisamente cosmiche fornisce le indicazioni basilari per il trip luminoso: posiziona la torcia a una distanza equivalente alla portata del tuo braccio e cerca di tenere gli occhi “rilassati”: le visioni che stai per vare sono uniche, solo tue.
A seconda delle impostazioni scelte—Lumenate offre un po’ di tutto, da “esplorazioni” casuali e rilassate a serie guidate divise in quattro parti che affrontano blocchi emotivi specifici—ti concentrerai più sul ritrovamento di uno stato di calma o su un processo di esplorazione interiore.
Come descrivere ciò che vedi con l’app? Sfregati gli occhi—noterai dei frattali di luce, delle forme geometriche che si intrecciano tra loro e forse un tunnel di luce pulsante che puoi seguire all’infinito. Lumenate è un po’ così, ma con l’aggiunta di sfumature irriconoscibili, talvolta di una bellezza disarmante.
Ad ogni modo, dopo un paio di utilizzi—avvenuti nella mia vasca da bagno (vuota), dato che il bagno è la stanza più buia della mia casa—e sicuramente piacevoli, sentivo che l’esperienza era più “interessante” che veramente “utile.”
Così sono andato a sbirciare un po’ tra i consigli nella community su Facebook di Lumenate, e ho provato a cambiare un po’ di impostazioni. Mi sono sdraiato su un fianco nel letto, ho selezionato l’opzione “scegli la colonna sonora” e sono rimasto lì per 20 minuti. La musica si è sincronizzata con gli elementi visivi, che sono diventati più acuti—caleidoscopi più intensi e veloci—eppure sempre piacevoli. Nonostante avessi lavorato tutto il giorno, mi sembrava di aver passato il pomeriggio a ciondolare senza pensieri in una spa, in una versione del mondo dove COVID, violenza e ansia non esistono.
Per dovere giornalistico, ho provato anche a bere un paio di birre e del vino prima di una sessione. È stata meno viscerale, ma ho assorbito la musica con la foga che mi accompagnava da ragazzino. Subito dopo mi sono addormentato per nove ore filate—un risultato interessante per un uomo che lotta con l’insonnia da tutta la vita.
Per quanto riguarda invece altre sostanze, Galea dice di aver sentito che l’esperienza cambia molto quando accompagnata da marijuana, e un post sul gruppo Facebook narra di grandi cose risultate dalla combinazione di Lumenate e fughetti allucinogeni.
Dunque, che cos’è esattamente Lumenate?
Galea dice che “Ci vediamo in uno spazio intermedio tra il mondo del benessere, il mondo della meditazione e lo spazio del rinascimento psichedelico. Non vogliamo dire che Lumenate sia capace di rispondere a tutte le domande o risolvere tutti i problemi, ma può rappresentare uno strumento utile in una cassetta di strumenti per stare bene.”
Ero piuttosto scettico, all’inizio, ma ora sento che la maggior parte delle persone potrebbe trovare utili i trip di Lumenate—che siano ansiosi abitanti delle metropoli, mamme new age o nostalgici dei festival. Chi avrebbe mai detto che il telefono può spedirci nello spazio?
Attenzione: come segnalato nella descrizione dell’app Lumenate, il suo uso è sconsigliato per minorenni e persone con (o anamnesi famigliare per) epilessia fotosensibile o epilessia mioclonica giovanile.