Google sta combattendo con uno spammer russo per l’uso della lettera ‘G’
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Google sta combattendo con uno spammer russo per l’uso della lettera ‘G’

Google sembra abbastanza scazzata. Un spammer russo ha recentemente sfruttato un dominio incredibilmente simile a Google.com per inondare gli analytics di alcuni siti con dei messaggi pro-Trump, e ora Google sta cercando di riottenere il controllo dell’URL.

Vitaly Popov, il proprietario del sito, però non ha intenzione di mollarlo senza combattere, a prescindere da quanto improbabile sia una sua vittoria.

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Il mese scorso, Google ha inviato un reclamo formale a un forum di arbitrazione riguardo il dominio di Vitaly ɢoogle.com. Come potete notare, la ‘G’ in ɢoogle.com è piuttosto strana: è perchè Popov ha registrato il dominio nel marzo del 2016 usando un’altra versione della stessa lettera, e ciò significa che può creare un URL che sembra molto simile a quello di Google.com, re-indirizzando però i visitatori da qualche altra parte. Popov aveva fatto lo stesso con la ‘K’ di lifehacĸer.com.

“Google richiede che la corte ordini il trasferimento della registrazione del nome del dominio a Google,” si legge nel reclamo dell’azienda, ottenuto da Motherboard attraverso Popov. (Un membro del forum di arbitrazione, chiamato ADR Forum, ha confermato l’esistenza di una disputa tra Google e Popov).

Nel reclamo, Google afferma che il dominio di Popov re-indirizzi gli utenti a una landing page piena di strani pop-up, incluso uno che richiede l’inserimento dell’username e della password di Windows.

“Dopo ulteriori indagini, si può rilevare come i messaggi di avviso presenti nella landing page siano dei falsi, non associati o inseriti da Microsoft Office ma progettati per diffondere malware e scareware, visualizzare pop-up poco graditi e attirare utenti ingenui così da convincerli a divulgare informazioni personali o sensibili,” aggiunge il reclamo.

Naturalmente la preoccupazione di Google riguarda l’ovvia possibilità di confondere i due domini. Google inoltre evidenzia anche la recente ondata di messaggi di Popov su Google Analytics, nella quale lo spammer ha prodotto diversi dati referral sfruttando il dominio che appariva identico a quello di Google.

Popov, dalla sua parte, è determinato a evidenziare ogni falsità del reclamo di Google. In un altro documento, tra la dozzina che Popov ha condiviso con Motherboard, ha evidenziato paragrafo per paragrafo le presunte imprecisione nel reclamo di Google.

“Bugia! Non è il mio dominio!” Scrive Popov in rosso, facendo riferimento agli strani pop-up del sito.

“Bugia! Non sono uno spammer!” continua. Gran parte della tesi di Popov sembra fare riferimento al fatto che non invia email di spam tradizionali.

“Non esiste alcuna prova  che io invii messaggi pubblicitari identificabili come SPAM secondo le opinioni delle autorità degli Stati Uniti. Non una prova!” Scrive Popov facendo riferimento al Can Spam Act, spiega quando le imprese possono inviare email in massa.

Ma Popov ha inondato i Google Analytics di diverse persone con messaggi non graditi, inclusi messaggi di supporto a Donald Trump durante la campagna presidenziale americana. Ha anche bombardato i siti con un link a un articolo di Motherboard che raccontava le sue attività.

Popov afferma anche che ɢoogle.com non ha mai re-direzionato dei visitatori ai siti indicati da Google. Invece, li ha ridirezionati a un altro dominio, ilovevitaly.com, afferma Popv.

Un portavoce di Google ha riferito a Motherboard per email che “Non forniscono commenti su questioni legali ancora aperte.”