Cosa succederebbe se Bruce Wayne fosse un tirapiedi qualunque nella Silcon Valley di giorno e un hacktivista spietato di notte? E se Mr. Wayne non avesse bisogno né di muscoli né di strumenti, ma solo di un computer, di una connessione wifi e della volontà per cambiare il mondo, un tasto alla volta?
Questo è il concept attorno cui si sviluppa la trama della nuova serie Mr. Robot, in cui Elliot Alderson (Rami Malek), un ingegnere che si occupa di sicurezza informatica, si trova a essere reclutato da un misterioso gruppo di hacktivisti chiamato fsociety, guidato da un altrettanto enigmatico Mr. Robot (Christian Slater). Scritta e diretta da Sam Esmail, che ha anche scritto e diretto Comet, la serie segue le vicende del cyber-vigilante dipendente da morfina Elliot, a cui è chiesto di distruggere uno dei più importanti colossi della Silicon Valley, la E-Corp, un’azienda che dovrebbe essere protetta dall’agenzia di cyber-sicurezza per cui Elliot lavora, la Allsafe.
Videos by VICE
Esmail ha parlato di recente con Motherboard a proposito delle tematiche della serie. Ha anche spiegato come la storia sia stata influenzata da figure di potere legate a culti e dal ruolo di Christian Slater in Pump Up The Volume.
MOTHERBOARD: Quando hai scoperto per la prima volta che esistono hacker impegnati politicamente? C’è stato un hacker o un gruppo di hacker in particolare che ha catturato la tua attenzione?
Esmail: Anonymous è stato senza dubbio il primo gruppo organizzato di hacker di cui ho letto. Ovviamente avevo sentito parlare di altri gruppi in precedenza, ma Anonymous è stato il primo a far scattare qualcosa, e mi ha spinto a studiare.
Direi però che LulzSec ha catturato la mia attenzione in modo molto diverso, perché mi sono sembrati un gruppo organizzato e centralizzato. Quando alla fine sono stati arrestati dall’FBI, questa nuova dimensione del crimine legata all’hacking è diventata palese. All’improvviso, la posta in gioco si è alzata in tutto il mondo. Gli hacker improvvisamente rappresentavano un pericolo molto serio. Ricordo di aver pensato che poteva trattarsi di una nuova forma di crimine organizzato. La nuova mafia.
Christian Slater nel ruolo di Mr. Robot, Rami Malek nel ruolo di Elliot. Immagine: David Giesbrecht/USA Network
Hai compiuto delle ricerche su qualcuno dei primi hacker o gruppi di hacker? Penso a Cult of the Dead Cow e Cypherpunk, il secondo dei quali ha dato origine a Julian Assange, per dirne una. Se non in questi, in chi ti sei imbattuto nelle tue ricerche?
Devo aver cercato su Wikipedia qualsiasi gruppo di hacker su cui ho potuto informarmi, inclusi Cult of the Dead Cow e Cypherpunks. In effetti, se si guarda attentamente ai nomi che ho utilizzato per caratterizzare la fsociety, ci sono riferimenti chiari a un bel po’ di questi gruppi. Ho guardato anche tantissimi documentari—e non solo a proposito di hacker, ma su qualsiasi personaggio del mondo delle tecnologie. Era più importante per me vedere, sentire e capire le persone che vivono in questa cultura che fissarmi semplicemente solo sugli hacker.
Quale, tra i documentari che hai guardato, è stato quello che ti ha influenzato di più?
Uno dei documentari che mi ha ispirato di più si intitola TPB AFK, riguarda i fondatori di Pirate Bay. Non sono sicuro che si possano classificare come “hacker” in senso convenzionale, ma erano tech con una storia intrigante, con quella reale passione per ciò in cui credevano e quello spirito anti-sistema e rivoluzionario che ho voluto instillare dentro Elliot.
Amo anche l’ego intellettuale di questa gente. Mi ricordo quello che uno di loro ha detto a proposito del governo e dei suoi tentativi di sopprimerli: “Che cosa hanno intenzione di fare? Non sono riusciti a chiudere il sito una volta. Sono benvenuti a riprovarci e fallire di nuovo.” C’è qualcosa da rinnegati totali in tutto ciò.
L’hacker Jerem Hammond di LulzSec è stato di ispirazione per Mr. Robot in qualche modo?
Non è stato solo un hacktivista, ma un vero e proprio attivista. Non ha mai lavorato per un’azienda di Silicon Valley ma di certo avrebbe potuto.
Direi che per il personaggio di Mr. Robot mi sono ispirato più a personaggi importanti di culti di massa—David Koresh [leader dei Branch Davidians, che è morto in un agguato dell’FBI] è uno di cui Christian e io abbiamo discusso. I grandi e celebri hacker non sono mai sembrati adatti al personaggio di Mr. Robot e al modo in cui il suo rapporto con Elliot si sarebbe dovuto sviluppare. Il suo personaggio aveva bisogno di essere più manipolativo dal punto di vista emotivo che intellettuale.
Come hai iniziato a costruire la complessità politica ed economica di Mr. Robot e fsociety?
Nella mia esperienza nel trattare l’argomento hacking, i giornali e i politici tentano costantemente di marginalizzare queste figure e gruppi descrivendoli come terroristi.
La cosa che tanti gruppi di hacking hanno in comune è la rabbia. La rabbia verso lo status quo, verso chi è al potere e secondo loro ne abusa. Hanno anche una certa sicurezza e possono radere al suolo intere società solo grazie alle loro doti intellettuali. Ci vuole un sacco di spavalderia ed ego.
Penso che la combinazione di rabbia ed ego possa tradursi in un dramma esplosivo. Ho trovato un modo per renderlo avvincente piuttosto che irritante, e vi assicuro che è una danza delicata. Nessuno vuole farsi urlare in faccia da un branco di narcisisti incazzati. Ma ho scoperto che quando si mantiene una componente di umanità, la rabbia non risulta necessariamente essere un’emozione negativa. Anzi, è assolutamente necessaria, a volte, per fare giustizia. Scegliendo questo approccio, ho reso azioni moralmente discutibili non solo tollerabili, ma anche umane e avvincenti.
Immagine: David Giesbrecht/USA Network
Come hai fatto a raggiungere questo obiettivo, da narratore?
[Sapevo] di dover essere semplicemente spavaldo ed egoista quanto questi personaggi. Dovevamo abbracciare completamente il loro mondo dogmatico. Abbiamo fatto nomi, l’abbiamo messa sul piano politico—la nostra storia parla di economia, cazzo.
In genere, le serie tendono a nascondersi dietro marchi inventati, restano neutrali dal punto di vista politico, scelgono obiettivi più facilmente vendibili per paura di fare cose troppo complesse e dividere il pubblico. Magari noi l’abbiamo fatto, non ne ho idea. Qui torniamo alla risposta di prima sul fatto che cerchiamo sempre di trovare l’elemento umano in tutte le scelte che compie un personaggio. Non potrebbe mai essere la storia il punto, devono sempre esserlo le persone.
Tanti dei fan della serie sono venuti da me ammettendo di non stare capendo un cazzo di quello che succede, ma di essere completamente rapiti dalla serie. Penso che sia una prova del realismo dei personaggi, che è dovuto in gran parte al cast incredibile che abbiamo. Ma per me, non c’è mai stata possibilità di fare la serie in qualche altro modo—dovevamo assumerci questo rischio e raccontare la storia nel modo giusto. Perché prenderci la responsabilità di raccontare qualcosa se deve poi spaventarci? A quel punto, tanto vale che la scarti e mi metta a scrivere una sitcom sulla sicurezza informatica (cosa che potrei comunque fare!).
Immagine: Christopher Saunders/USA Network
Cosa pensi del fatto che certi hacktivisti siano stati definiti “terroristi”?
La parola “terrorismo” viene lanciata qui e là molto facilmente quando c’è una minaccia che le persone non capiscono del tutto. Non è una novità ed è di certo un ottimo modo per semplificare le paure di una persona e ridurne l’ansia. Ma questa etichetta è utile quanto chiamarli “i cattivi”.
Penso che la scelta di dare il ruolo di Mr. Robot a Christian Slater sia stata un colpo di genio. Sa dare sfumature ai personaggi; e, ovviamente, penso allo zelo dimostrato in Pump Up The Volume, in cui interpretava un misterioso conduttore radiofonico pirata. Di cosa avete parlato mentre definivate il suo personaggio?
Ho inserito molti riferimenti al suo lavoro in Heathers e Pump Up The Volume—in entrambi i film interpreta personaggi che ho adorato in gioventù. Nella nostra serie, Mr. Robot ha motivazioni che sono costantemente celate al pubblico. È sempre una proposta rischiosa per un attore, perché il pubblico fa fatica a relazionarsi con un personaggio quando non può sapere davvero a che gioco sta giocando. La cosa in genere richiede un fascino speciale per funzionare—o, a mio avviso, la cosa in genere richiede un Christian Slater.
Ricordo di essermi domandato come avrebbero reagito le persone al fatto che è proprio Christian Slater seduto lì nella metro a parlare con Elliot. E poi ho pensato “È esattamente quelo che voglio.” Ha quel tipo di fascino, non solo per le sue qualità da star, ma anche per la sua energia. Non può far a meno di essere magnetico. Penso che si possa dire che tendiamo a scrivere esagerando perché sappiamo che Christian giocherà di contraccordo. Questo equilibrio ci ha portati nel luogo interessante di cui mi hai chiesto prima: Mr. Robot è sia un essere umano che un simbolo ideologico.
Per quanto riguarda Elliot invece, perché hai deciso di renderlo un antisociale dipendente dalla morfina? La seconda posso indovinarla, abbiamo tutti le nostre dipendenze. Ma la personalità antisociale sembra riprendere il modo in cui gli hacker sono ritratti da giornali e politici. La cosa vi ha preoccupato in qualche modo?
Ho sempre immaginato Elliot come un personaggio profondamente antisociale perché rappresenta la mia realtà e quella delle persone con cui sono cresciuto in questa cultura. L’ironia intrinseca ad un personaggio che non riesce a connettersi con le persone nel mondo reale pur conoscendo ogni intimo dettaglio di chi incontra era un concetto che trovavo interessante da esplorare. Questi tratti (inclusa la dipendenza da morfina) derivano da un desiderio di far trasparire le mie esperienze personali e nulla di più. Il fatto che corrisponda o meno a uno stereotipo non ha costituito motivo per me per spostarmi in un’altra direzione. Penso che, nel momento in cui si dipinge un personaggio da un punto di partenza autentico, si trascende qualsiasi stereotipo, anche se il prodotto corrisponde a una percezione comune.
Immagine: Peter Kramer/Syfy
Cosa pensi degli hacktivisti? Credi che in futuro—ispirati da WikiLeaks, Cypherpunks, Hammond, Anonymous e altri—saranno loro a capovolgere l’ordine politico ed economico?
L’attivismo, in generale, è quasi necessario quando si vuole fare giustizia o cambiare qualcosa nella società. La complicazione ulteriore che l’hacktivismo può aggiungere all’equazione è che può (come spesso capita) richiedere attività illegali, che possono velocemente trasformare tutto in un fosco dibattito di etica.
Ad ogni modo, guerre come la Rivoluzione Americana non sarebbero mai avvenute se non fosse stato per la fondamentale decisione di infrangere quelle che allora erano ritenute leggi ingiuste. E siamo onesti, alle volte si tratta davvvero dell’unica via verso la giustizia. Persino le azioni di Snowden—che gli si dia ragione o no—hanno portato ad alcune rivelazioni gravi e soprendenti a proposito dei programmi di sorveglianza del nostro governo che non sarebbero mai venute a galla se lui non avesse infranto la legge.
Quindi, storicamente parlando, queste misure complicate ed estreme sono spesso al centro di qualsiasi drastico cambiamento nell’ordine politico ed economico. Per dirlo in modo meno prolisso, quello che penso dell’hacktivismo è che è complicato da un punto di vista etico, ma alle volte necessario per far sì che la giustizia prevalga. Può causare un drastico cambiamento sociale? Lo ha già fatto, e continuerà a farlo quasi certamente perché tutto ciò che serve è un computer, una connessione wifi e una persona determinata a fare la differenza in questo mondo.
Altro
da VICE
-
Courtesy of the author -
BRIDGEVIEW, ILLINOIS – JUNE 20: Trippie Redd performs during the 2025 Lyrical Lemonade Summer Smash at SeatGeek Stadium on June 20, 2025 in Bridgeview, Illinois. (Photo by Barry Brecheisen/Getty Images) -
Screenshot: Seed Lab