Oggi voglio darvi un ulteriore motivo di vergognarvi o compiacervi di appartenere a quella nazione peccaminosa e immorale che è l’Italia: i castrati. E non intendo trattare dei vostri angosciosi complessi freudiani, ma di giovani a cui senza tanti discorsi venivano fatti sparire i testicoli sul serio. Questa pratica squisitamente italiana era di gran moda nel 1600 e 1700: si parla di 4000 fanciulli “operati” per anno tra il 1720 e il 1730.
I castrati furono le voci più ricercate e pagate dell’epoca barocca, voci assolutamente insolite e a quanto pare affascinanti dovute alla combinazione di laringe / estensione vocale dell’adolescenza + cavità orale / polmoni di un uomo adulto. Erano adorati a Londra, diprezzati a Parigi, ma il coltellino lo si impugnava soltanto nella gaia Italia.
Videos by VICE
La maggior parte di questi disgraziati constava di ragazzini di circa otto anni, poveri in canna e con belle vocine bianche, e la castrazione era considerata dalle loro premurose famiglie un’ottima occasione di carriera musicale. La città di castrati per eccellenza fu Napoli, piena com’era di morti di fame, orfani, ragazze madri e famiglie numerose: lì le botteghe esponevano cartelli QUI SI CASTRANO FANCIULLI, oppure se ne occupavano barbieri poco raccomandabili. Ma adesso, per il piacere dei miei rispettabili lettori, veniamo ai particolari trucidi: con che strumenti e modalità era eseguita l’operazione? in mancanza di anestetici i fanciulli erano storditi generalmente con dell’oppio e immersi in un bagno di latte, poi veniva praticata l’asportazione o lo schiacciamento dei testicoli, oppure un’incisione all’inguine per tirar fuori e tagliare il cordone spermatico. Ai castrati veniva lasciato il membro, quindi teoricamente non erano impotenti ma solamente sterili, infatti non mancano leggende sui presunti grandi appetiti sessuali di alcuni di loro (leggende che non mancherò di raccontarvi piu’ avanti). Dopo l’intervento si completava l’opera con l’imposizione di qualche lezioso nome d’arte, generalmente un diminutivo o un vezzeggiativo o qualcosa di altrettanto virile. Gli uomini castrati si distinguevano per alcune bizzarre caratteristiche fisiche: pallore, smisurata lunghezza degli arti (pare che Senensino fosse un verro e proprio gigante) e accumuli di grasso piuttosto femminili.
Nella foto: alcuni castrati a confronto con l’On. Brunetta
Dato che l’operazione non era precisamente legale spesso i genitori si inventavano scuse patetiche per spiegare la condizione incresciosa dei loro figli: storie di incidenti, di sfortunate collisioni con pali aguzzi di qualche steccato o corni di caprone, morsi di cani, cinghiali o tacchini oppure malformazioni congenite. Oltretutto soltanto pochi di questi sciagurati eunuchi diventavano star dell’opera bizzose e strapagate, mentre la maggior parte erano destinati a una vita repressa nel cupo e poco remunerativo ambito ecclesiastico, oppure nel deprecabile mondo della prostituzione maschile.
C’è da dire che chi riusciva a sfondare veniva coperto d’oro e di fama e si poteva togliere la soddisfazione di entrare in scena a cavallo scendendo da una collina con indosso un elmo a piume bianche e rosse alte almeno un metro, indipendentemente dall’opera o dal personaggio che interpretava, accolto da dame-groupie in estasi che urlano “evviva il coltellino!” (tutto ciò accadeva realmente a Luigi Marchesi). Quando poi Handel o Gluck cominciavano a scrivere arie per voi, e eravate invitati in giro per l’Europa ospiti nelle varie corti, si poteva dire che eravate arrivati.
Adesso, se permettete, vorrei presentarvi i 3 castrati che non potete non conoscere: il buono, il brutto e il cattivo.
FARINELLI (1705-1782) – il buono
Farinelli, al centro, con la cumpa e con un cane. Castrato.
Il più famoso castrato in assoluto, su cui è stato fatto anche questo film molto trash Farinelli – voce regina, da evitare se pensate che possa indispettirvi vedere un castrato che fa sesso e si droga di più di quanto probabilmente facciate voi. Come potete notare da questo spezzone, nel film gli sono attribuite peculiarità e stravaganze di altri castrati del suo tempo (tipo il copricapo di Marchesi di cui sopra). In realtà Farinelli era una persona perbene, pugliese, nemmeno tanto povero, considerato che apparteneva alla noblesse de robe e aveva studiato canto a Napoli da Niccolò Porpora, il non plus ultra della preparazione canora per castrati. Purtroppo su Farinelli circolano soltanto aneddoti casti e immacolati, tipo quello del duello tra lui e un trombettista sulla tenuta lunga di una nota altissima, che il nostro amico castrato ovviamente vinse. Il pubblico andava in visibilio per i virtuosismi di questo genere, e i duelli tra musicisti erano un grande sollazzo per tutti. Nel 1737 fu chiamato alla corte di Filippo V di Spagna, che soffriva di nevrastenia e malinconia, e pare che la voce di Farinelli facesse un magnifico effetto sul sovrano: ogni giorno gli cantava 8 o 9 volte l’aria “Pallido Sole” (qui interpretata da Andreas Scholl, un controtenore coi coglioni) da diverse stanze del palazzo, avvicinandosi progressivamente a quella in cui si trovava lui, e questo riacquistava la voglia di radersi e rendersi presentabile. Ottenne sempre più potere nella corte di Spagna fino a divenire consigliere, a quel punto qualcuno si scocciò di avere questo cappone sempre tra i piedi e fu mandato a Bologna a finire i suoi giorni solo come una mina. Nel 2007 in un impeto di cattivo gusto la sua salma e’ stata esumata con qualche scusa scientifica, ma piu’ che altro per appagare la morbosa curiosita’ sulle mutilazioni da lui subite.
CAFFARELLI (1710-1783) – il cattivo
Personaggio agli antipodi di Farinelli, anche se non suo antagonista. Figlio di un povero agricoltore, come un Billy Elliott del Settecento, trascurava il lavoro nei campi per andare a sentir cantare nelle chiese. Venne notato da un musicista che gli permise di studiare canto da Porpora a Napoli. Fu un individuo insopportabile, capriccioso, egocentrico e odioso verso i colleghi, che di solito ostacolava persino durante la rappresentazione di un’opera, deridendoli mentre cantavano, facendogli l’eco, andando a parlottare con persone dietro le quinte o nei palchi, rumoreggiando, starnutendo e suscitando l’ilarità del pubblico. Capitarono zuffe e liti sul palco, e una volta persino a una messa cantata, in cui Caffarelli picchiò e buttò fuori un giovane castrato. Un vero stronzo psicopatico. Su di lui circolano vari aneddoti galanti: pare che avesse una liason con una aristocratica romana, e una sera se la stavano spassando insieme (bah) quando sopraggiunse il marito di lei: Caffarelli dovette abbandonare in fretta e furia l’alcova profumata dell’amante per nascondersi in un pozzo di convogliamento delle acque piovane situato in giardino, dove rimase varie ore. Essendo una creatura delicata questo scherzo gli costo’ un mese a letto e tre mesi di inattività canora prima che la voce potesse tornare a un timbro normale. E dato che il maritino era uno che non amava essere preso per il culo mandò un paio di sicari a fargli visita: a questo punto avrebbe potuto fare la fine del castrato Siface, assassinato dai fratelli della sua amante con tre colpi di archibugio e il cranio fracassato, ma riuscì a scamparla. Da allora però cominciò ad andare in giro aggiro con una scorta di 4 abili spadaccini fornitegli dalla Gran Dama.
ALESSANDRO MORESCHI (1858-1922) – il brutto
È lui.
Il rapporto tra chiesa e castrati è argomento scottante: secondo il diritto canonico questa pratica e’ sempre stata illegale e, malgrado ciò, i castrati hanno sempre fatto parte dei cori ecclesiastici. L’ultimo cantore evirato pontificio della storia della musica (quella ufficiale perlomeno) fu tale Alessandro Moreschi, soprannominato amorevolmente “l’angelo di Roma”, nonché l’unico di cui ci rimanga una testimonianza registrata.
Non so cosa ne pensiate voi, ma a me questa concertino di singhozzi fa pensare a un uomo che stanno castrando sul momento. Eppure nella decadente Roma di inizio secolo scorso un castrato obeso che quando canta sembra continuamente sul punto di sciogliersiin lacrime era considerato qualcosa di irresistibile.
Che ne è dei castrati oggi? Nell’opera i loro ruoli sono generalmente interpretati da soprani donna en travesti o controtenori (uomini tutti interi con registro di contralto). Nel panorama contemporaneo non mancano le vocette acute, senza bisogno di ricorrere al coltellino: Jimmy Scott , affetto dalla sindrome Kallmann, non e’ mai riuscito a portare a termine l’impresa della pubertà, e nel dubbio canta jazz con una graziosa voce femminile.
Michael Maniaci, un autentico soprano uomo ; Ernesto Tommasini, questo palermitano flamboyant con tanto di vestaglia in seta che qui ci parla di castrati che non ho difficolta’ ad immaginare cantare in un registro molto alto, e Klaus Nomi, un altro che si è servito artisticamente del suo soave falsetto.
Se i castrati fossero ancora in auge, vedrei in loro il perfetto sostituto al solito amico gay delle donne: grande abbastanza per proteggerle, non del tutto privo di malizie, e potrebbe dilettare le dame contemporanee cantando per loro mentre si fanno la pedicure. Ma ormai queste cose non si fanno più neanche in Italia, quindi fatevene una ragione, anche se alcuni continuano a combattere perché la castrazione torni in auge, dato che in alcuni casi sarebbe stata utile.
Altro
da VICE
-
WWE -
(Photo by Dilara Irem Sancar/Anadolu via Getty Images) -
SANTA MONICA, CALIFORNIA – JULY 13: (L-R) Bailee Ann DeFord, Jelly Roll, and Noah Buddy DeFord attend Nickelodeon Kids' Choice Awards 2024 at Barker Hangar on July 13, 2024 in Santa Monica, California. (Photo by Jon Kopaloff/Getty Images for Nickelodeon)