L’incontro tra Conte e Trump è stato più simile a una gag

Voglio aprire questo articolo con un’ottima notizia: il presidente del consiglio Giuseppe Conte non è sparito. Dopo la comparsa sulla copertina di Oggi e nelle pagelle del Fatto Quotidiano (“poche le partite su cui ha inciso, comunicativamente schiacciato dai suoi vice”), ieri “l’avvocato difensore del popolo italiano” si trovava a Washington per conversare amabilmente con il suo nuovo amico: Donald Trump.

La prima visita ufficiale del premier negli Stati Uniti era stata presentata sulla pagina Facebook di Conte come “un confronto con lui su varie tematiche che riguardano i nostri paesi. Come potete immaginare, sarà un appuntamento molto importante.” In realtà—al di là dei contenuti, su cui tornerò dopo—la conferenza stampa è stata a dir poco bizzarra.

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Fin dall’inizio, Trump ha dimostrato di non avere la più pallida idea su chi sia Conte o da dove sia venuto fuori. “Voglio congratularmi per la vostra enorme vittoria in Italia,” ha detto il presidente americano. “Con le vostre elezioni la nazione italiana ha riaffermato le grandi tradizioni di sovranità, legalità e responsabilità che vi contraddistinguono sin dai tempi dell’antica Roma,” ha poi aggiunto, pensando che l’Italia del 2018 sia un’emanazione diretta di serie tv tipo Rome.

Come nota Politico, Trump sembrava parecchio contento di trovarsi di fianco ad un “leader” del G7 con “ancora meno esperienza diplomatica di lui.” E infatti, a differenza di altri leader europei o persino della Regina Elisabetta, Conte si è comportato come se Trump fosse ancora il conduttore di The Apprentice: e cioè, con una devozione assoluta.

Un esempio su tutti: quando il presidente americano ha detto che “Conte è un buon amico, siamo entrambi outsider della politica: dobbiamo difendere i sogni dei nostri cittadini,” il presidente del consiglio ha ricambiato i complimenti in questo modo: “Da avvocato, posso dire che Trump è un ottimo negoziatorie, un grandissimo difensore degli interessi americani.”

E in effetti, sempre secondo Politico, il premier italiano “ha utilizzato qualsiasi opportunità durante la sessione di domande e risposte per elogiare il presidente americano” che—nel frattempo—si vantava dei suoi grandi successi al G7, con la Nato, con Putin e con praticamente tutto il mondo.

Verso la fine della conferenza, Trump ha poi consigliato di “investire in Italia, una nazione grandiosa con gente grandiosa.” E qui entriamo nei contenuti: perché se da un lato Trump ha fatto questo invito, dall’altro ha ricordato che il deficit commerciale tra Usa e Italia è di 31 miliardi di dollari e che dev’esserci più impegno da parte nostra nel ridurre questo gap. Nel 2017, infatti, l’Italia ha comprato beni dagli Stati Uniti per 18.4 miliardi di dollari, mentre le importazioni Usa dall’Italia si sono aggirate sui 50 miliardi di dollari.

Passando ad altro, il capitolo immigrazione ha occupato uno spazio importante nel bilaterale tra Trump e Conte. Per il primo, l’Italia è un esempio da seguire e sta facendo un “lavoro fantastico”; in particolare, si è detto “molto d’accordo con quello che state facendo sull’immigrazione legale e illegale” e con la “vostra gestione dei confini.”

In più, il presidente americano ha voluto pubblicamente riconoscere “il ruolo di leadership dell’Italia nell’Africa del Nord,” e dichiarato che America e Italia vogliono avviare una “cabina di regia” per stabilizzare la Libia. Conte ha però sottolineato di doversi coordinare anche con Bruxelles e gli altri stati europei. Naturalmente, al momento non si conosce un singolo dettaglio su questa “cabina di regia.”

Al di là dei complimenti e delle smancerie, Trump ha chiesto precise contropartite a Conte. Due spiccano su tutto il resto: la Tap—il gasdotto trans-adriatico che parte dal Mar Caspio e arriva in Puglia—si deve assolutamente fare, nonostante l’opposizione del ministro per il sud Barbara Lezzi e le promesse elettorali dei Cinque Stelle di bloccare l’opera; e le sanzioni contro la Russia non si devono nemmeno sfiorare, sconfessando così le posizioni di Lega e M5S e quello che c’è scritto nel contratto di governo.

Ma è a livello geopolitico che l’incontro ha un significato ben preciso. Come scrive Umberto De Giovannangeli sull’Huffington Post, per Trump l’Italia è di gran lunga “l’interlocutore più affidabile, quello che sai che non alzerà mai la voce, che non porrà problemi, mica come la Merkel o Macron, e pure Theresa May.”

In altre parole, continua De Giovannangeli, il presidente americano ha “arruolato” a pieno diritto l’Italia nel campo del “sovranismo internazionale”—un fatto che, ovviamente, non può che far piacere anche a Vladimir Putin, che con Trump condivide almeno una cosa: l’avversione totale nei confronti dell’Unione Europea, un’entità da disgregare fino in fondo.

Da ieri, insomma, l’Italia guidata dal governo giallo-verde è ufficialmente diventata per Trump il “paese di riferimento in Europa.” Anche se, a ben vedere, l’espressione più corretta sarebbe un’altra: il suo fedele cane da riporto.

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