Música

Re Artù, il re del pop italiano

Dov’è finito il pop italiano? È veramente rimasto incastrato nel mainstream e oramai, a parte i soliti Pausini, Modà e pupazzi vari ,non c’è una via “diversa” che riesca a raggiungere più di pochi hipster presi a male (leggi Cani o Baustelle)? E soprattutto: ora che il pop italiano è paradossalmente diventato il rap, che colleziona ragazzine urlanti e dischi di platino, ha ancora senso il formato canzone al di fuori di qualche insulso ritornello? Ebbene la risposta a tutte queste domande ce la dà un individuo di casa a Trento, un personaggio davvero ai limiti del paradosso. È una delle speranze della musica italiana contemporanea, e la sua forza sta in questa commistione delirante fra linee melodiche che potrebbero mandare a casa molti autori di canzonette, rap freestyle, un sano tocco di demenzialità sperimentale che ovviamente nasconde un animo ferito a morte, e che altro? Beh lo potete leggere qua sotto. Soprattutto potrete vederlo in azione al BABA, festival di arti eccentriche e culture esplose che quest’anno è alla sua sesta edizione e che occuperà dal 27 al 30 dicembre le notti insonni di romani e non. Signori e signori, Re Artù, conosciuto—si fa per dire—anche come PoP_ X.

Noisey: ciao Re Artù allora per prima cosa da dove nasce il tuo nome. Ci sono dei motivi dovuti a una tua passione per il fantasy o c’è altro dietro?

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Re Artù: Ti ringrazio innanzitutto per darmi la possibilità di parlare con qualcuno anche solo via internet, é un modo intimo di poter confessare il mio peccato originale. La mia passiva vulnerabilità verrà qui messa a nudo per una buona causa, spiegare l’origine del mio pensiero morale, stradale, onomatopeico.

Il mio nome nasce dall’amore per i clerici vagantes o studenti girovaghi, adolescenti ammaestrati alla sporcizia morale, dediti a una vita irrequieta, girovaghi che nel basso medioevo solevano spostarsi in tutta l’Europa Centrale per seguire lezioni opportune, essi godevano di alcuni privilegi ecclesiastici che vennero poi messi in discussione. In questo periodo sto pensando di mutare il mio nome in Frà Dolcino (Davide Tornielli), prete millenarista italiano la cui vita ispira e ravviva la mia esistenza. Con il mio nuovo nome tenterò di rappresentare et interpretare musicalmente dal vivo la strada teologale dolciniana che consisteva nella conduzione di una vita ricca di digiuni, lavori e carità, senza pratica del celibato forzoso. La cerimonia di accetazione dei nuovi seguaci prevedeva che si mostrassero pubblicamente nudi per mostrare la loro nullità davanti a Dio.

Vero è che tu vieni da una scena stranissima e a suo modo dirompente, che vede tra le sue fila anche Aggettivo 7 dei Lolocaust. Ci parli un po’ della situazione musicale della tua città?

Montes argentum mihi dant nomenque Tridentum (“I monti mi danno l’argento e il nome di Trento”), con questa iscrizione latina Fra Bartolomeo colse lo spirito di questo territorio martoriàto dall’abiura morale.

Nella musica popolare trentina si possono ritrovare le influenze della musica tradizionale della Val Caffaro (in Lombardia, appena oltre il confine sud occidentale del Trentino), della Tanzmusik tirolese e delle melodie popolari dell’area veneta.

Il tuo stile è particolarissimo, è un hip hop che talvolta diventa melodia italiana e poi dance alla Eiffel 65 con dei testi subordinati ad una follia paragonabile solo ai grandi poeti della canzone italiana quale Jannacci. Quando hai scoperto che avevi qualcosa di grosso da dire? Ti ritrovi nelle mie definizioni?

«Gesù e gli apostoli non avevano mai posseduto niente ». Sono senza parole, ti ringrazio per la possibilità e la comprensione cristiana che ogni volta hai dato a me e alla mia ragazza. Tu hai perdonato gli orrendi gesti che abbiamo commesso senz’arte ne parte tu hai taciuto le indicibili e sciagurate persecuzioni mentali, manifestazione di viva tortura della tua persona, azioni imperdonabili di fronte al sacro e definitivo giudizio di vino.

Ultimamente ho notato che Jovanotti ha copiato molte delle tue soluzioni musicali.So che sei grande amico di Lorenzo e volevo capire un po’ se sei il suo ghostwriter o se è semplicemente stima da parte sua.

Ho sempre rispettato il lavoro di grandi artisti miei colleghi e coscritti, ho sempre stimato l’ano di Luciano Pavarotti in arte Leega-Bue come il diritto alla cittadinanza per i poveri immigrati svizzeri che ogni giorno vengono trovati a migliaia morti assiderati nei boschi del Parco Spina Verde di Como. Lorenzo Cherubini sono io, sono io che ho trovato soluzioni musicali ai problemi della quotidianità, sono io che ho ringraziato milioni di sostenitori per la cancellazione del debito pubblico insieme a Bono all’alba di questo secolo. Sono io che ho cantato per l’Africa Nera, sono io che ho ribattezzato mia figlia regina delle nevi, sono io che ho dipinto l’Annunciazione di Cortona, sono io che ho minato la morte di Franco Falcone e Ciccio Ingrassia, sono io che stanotte parlerò con te su Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Canale Cinque e bocca avanti tutta, ti saluto dagli studi di Corso Sempione, dove, insieme a Luciano Berio e Bruno Maderna sto incidendo il mio nuovo singolo: Nove Oscillazioni.

Veniamo alle ultime notizie che ti riguardano: sappiamo che ti esibirai a Roma al BABA festival il 29 dicembre. Come vedi questa manifestazione e soprattutto: sei felice di suonare a Roma ? Non passi spesso da quelle parti

Questa manifestazione la vedo come un’onesta possibilità di proporre qualcosa di diverso dallo “spettacolo” che ho proposto fin’ora come PoP_X. Sono contento di essere stato invitato a partecipare come Re Artù, sono sicuro che riuscirò a proporre qualcosa di più medievale del solito, riscattandomi, cancellando il passato che mi vede

coinvolto in storie di abusi edilizi.

Ai tuoi concerti ,la gente pare sempre impazzita mentre balla e si sbraccia: comunicare per te non è un problema. Qual’è il tuo segreto? Realizzi il tuo show tutto da solo o hai degli aiutanti con cui studi il da farsi volta per volta?

Non sempre sono un delirio, anzi, ricordo momenti molto difficili in cui ho pensato di farla finita legandomi il collo alla motrice di un treno merci. Ricordo molti anni fa a Prato in un locale frequentato da metallari e da Gioacchino Turù e Wanessa Wermuthzh io e il mio allora compagno Walter subimmo un colpo basso, venimmo umiliati, pestati, derisi e inculati nel retro di una bottega cinese. Non avemmo nemmeno il coraggio di rimanere a dormire, scappammo in stazione per prendere il primo treno di ritorno per Trento.

Sulla questione degli aiutanti ti do ragione, si, vengo aiutato volta per volta, ma ho un rapporto personale con oguno di loro, conosco le loro paure, i loro vizi, le loro false virtù, ciò mi aiuta a sceglierli con cura e mestizia.

Se ti si chiedesse qual’è la nuova leva della canzone “outsider” in questi tempi bui quali nomi faresti? E quali sono i tuoi punti di riferimento concettuali?

I tempi sono troppo bui e allo stesso tempo troppo luminosi per poter individuare nuove leve della canzone (intendi italiana?), anche perché la domanda é troppo generica, non riesco a pensare così in grande, i miei riferimenti concettuali sono molti, vorrei rimanessero sepolti nella mia intimità, ti amo. Ad ogni modo consiglio di ascoltare la produzione di Gaia e Luna, si trova su youtube.

Consiglia pero’ qualche tuo disco ai lettori di Noisey che non ti conoscono ancora.

Allora consiglio l’ascolto di: Abete di Pile, Gargantua e Pantagruel, ma anche di Porco io, Dio Pane – P + C, Mona Luna, consiglio soprattutto di sfogliare i contenuti

del mio canale YouTube. Superblutone.