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Recensione: Lil Pump – Lil Pump

Lil Pump non è un artista. È un ignorante, e lo dice lui stesso. Non fa parlare di sé per la sua musica, ma per ciò che rappresenta: cioè la cultura dei meme, la generazione di Instagram e la vittoria dello stile sul contenuto. Ha tre milioni e mezzo di follower su Instagram, e per racimolarli non gli è servito niente se non sé stesso. Ha solo dovuto caricare dei brani semplici, grezzi e ignoranti su una piattaforma predisposta alla creazione di una fandom esasperata—cioè SoundCloud, con la sua aura di enorme club privato a cielo aperto degli ascoltatori più avanti dell’internet—e creare “eskeddit”, che è diventato un meme internazionale.

Lil Pump, il suo primo progetto ufficiale, non è il miglior disco rap che ascolterete quest’anno. È uguale identico a trecentomila altri mixtape che avete già sentito e altri cinquecentomila che sentirete. Ha le basi come si fanno oggi se sei un rapper giovane uscito dal giro di SoundCloud, cioè roba trap tradizionale tutta scura un po’ più grezza e distorta del solito. Non ha dei testi ma delle continue, pallose ripetizioni degli stessi concetti vuoti e idioti che non aggiungeranno nulla alle vostre vite: mi scopo la tua tipa, sono pieno di soldi, mi faccio di (inserisci droga), vesto (inserisci brand).

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Tutto questo però non importa ai fan di Lil Pump, o a me, o agli scopi di questa recensione. Perché nel suo caso, e come vale per tutti i rapper e gli artisti della sua risma, l’assenza di contenuto è considerata essa stessa il contenuto. È un’estremizzazione della rivoluzione artistica iniziata qualche anno fa da Young Thug con il suo flow dadaista-casuale, una sua versione amatoriale portata a una semplicità estrema—sia di creazione che di fruizione e condivisione.

Lil Pump spacca, ma non perché è più bravo degli altri a fare musica: spacca perché abbiamo deciso che spacca rendendolo meme e cultura, e punto. Esattamente come un bicchiere d’acqua su uno scaffale assieme a un foglio con scritte sopra delle domande può essere considerato “arte” solo perché abbiamo cominciato a considerarlo tale. E quindi dato che spacca, viene legittimato, sia dai grandi delle generazioni precedenti che scelgono di apparire su un pezzo con lui—Gucci Mane, 2 Chainz, Rick Ross, Chief Keef—sia dall’industria discografica. Ma non ha bisogno di niente di tutto questo, Pump: gli bastano i suoi diciassette anni, i suoi “eskeddit”, lo stile di cui milioni di ragazzini si sono innamorati.

Lil Pump è uscito venerdì 6 ottobre per Warner.

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