Se nel 2011 stavate su Internet e le droghe facevano parte dei vostri interessi, avete sicuramente sentito parlare di Silk Road. Era un marketplace online che ha fatto conoscere al mondo il contrabbando via posta e—inavvertitamente—la criptovaluta Bitcoin. Stando ai documenti del tribunale, tra febbraio 2011 e luglio 2013 il sito ha facilitato circa 1.229.465 transazioni per narcotici e ad ogni vendita Silk Road prendeva una percentuale per l’amministratore e fondatore del sito, l’enigmatico Dread Pirate Roberts.
Per la breve durata di Silk Road, l’identità di questa figura è stata un mistero. Alcuni speculavano che dietro Dread Pirate Roberts si celassero in realtà più persone, mentre altri pensavano che fosse uno pseudonimo per un cartello. Ma ogni sospetto è caduto quando, a ottobre 2013, l’FBI ha arrestato l’allora 29enne Ross Ulbricht.
Videos by VICE
Stando alle prove presentate all’FBI, Ross aveva lavorato per lo più solo e aveva imparato a programmare mentre costruiva il sito. Non aveva precedenti per hacking o per spaccio, ma una laurea in fisica dall’Università del Texas. Era cresciuto in una famiglia di classe media e aveva fatto gli Scout. Incredibile a dirsi, Ross non era il genio del male che i media e le autorità avevano in mente.
Questa versione di Ross è sicuramente quella a cui si aggrappa sua madre oggi. Lyn Ulbricht insiste nel dire che Ross sia un uomo dal cuore nobile e incompreso che ha commesso un errore e che la sentenza a vita a cui è stato condannato senza possibilità di appello sia ingiusta, per uno che stava semplicemente gestendo un sito web.
Abbiamo parlato con Lyn del giorno in cui hanno arrestato Ross, e del perché si sia assunta la responsabilità di farlo perdonare, a prescindere da quanto possa sembrare difficile.
VICE: Ciao Lyn, cominciamo dall’inizio. Puoi raccontarmi del giorno in cui Ross è stato arrestato?
Lyn Ulbricht: Vuoi sapere del giorno in cui la mia vita è cambiata, giusto? Eravamo andati a trovare Ross in California, dove viveva al tempo. Stavo facendo delle commissioni quando sono passata per l’ufficio di mio marito e l’ho trovato seduto con la testa tra le mani, piegato sulla scrivania. Ho detto, che succede? Cosa c’è? E lui mi ha risposto Hanno arrestato Ross. Non riuscivo a crederci.
Mio marito mi ha passato al telefono una giornalista, che è stata molto gentile e mi ha detto, oh, non ha saputo? Poi ci ha detto cosa stava succedendo e io mi dicevo non è possibile, e poi ho acceso la televisione e la notizia era ovunque e all’improvviso c’erano giornalisti parcheggiati davanti a casa nostra, che la filmavano. Come immaginerai, la mia vita non è più stata la stessa da allora.
Hai mai avuto qualche sospetto prima del suo arresto? Ci avevi mai pensato?
No, assolutamente no. Tanto per cominciare Ross non è un programmatore, non ha mai studiato per diventarlo. Per cui no, non mi era passato neanche per l’anticamera del cervello. Non avevo mai sentito parlare di Silk Road e non avevo idea di cosa fosse.
Davvero, non ne avevi mai sentito parlare?
No, la prima volta è stato il giorno che ti ho appena raccontato.
Come era la vostra vita, prima che succedesse tutto?
Eravamo una famiglia normale. Mamma, papà, Ross e sua sorella Cali. Era un ragazzo come tanti. Non aveva mai portato sostanze in casa. Questa è l’altra cosa, Ross non era uno da droghe.
Ok, so che vuoi spiegarmi perché pensi che Ross sia innocente—o almeno più innocente di quanto un ergastolo faccia pensare—ma ha fondato Silk Road, che era un sito che vendeva droga. Come pensi sia arrivato fino lì?
Si trattava di scegliere liberamente cosa fare o non fare col proprio corpo. E c’erano comunque delle restrizioni, Silk Road non era un mercato completamente libero. Era basato su principi di non-aggressione e insisteva sull’importanza del non costringere nessuno a fare qualcosa che non volesse fare. Per esempio, la pornografia infantile e qualsiasi cosa avesse a che fare con la pedofilia era bandita, come lo era la vendita di merci rubate, armi e servizi violenti. E consideravano le droghe una scelta, non qualcosa che si può imporre a qualcuno. Di base Ross era un idealista, sostenitore del libero mercato.
Sono ormai sei anni che Ross è in prigione. Come se la sta cavando?
A volte, come quando era in isolamento, è dura. Ma anche allora diceva sto bene, sto bene, me la cavo. Ovviamente, in certi momenti, crolla, come chiunque farebbe al suo posto. Era molto angosciato quando gli hanno dato l’ergastolo. È stato un momento duro, ma vuole essere positivo. Forse perché sono sua madre e non vuole farmi agitare, ma sembra aver deciso di essere il più positivo possibile.
Come passa il tempo?
Ha qualche amico e legge molto, fa palestra ed esce. Non si lascia coinvolgere in situazioni conflittuali. È in una nuova prigione ora dove dice che si fanno cose più costruttive. Per esempio si è unito a una band e sta imparando a suonare il basso.
E da quel che ho capito vi siete trasferiti dal Texas al Colorado per essere più vicini alla prigione?
Sì, è la terza volta che ci spostiamo. Abbiamo venduto la nostra casa tanto tempo fa per coprire le spese. Ma lavoriamo via internet quindi riusciamo a muoverci facilmente.
È un impegno non da poco, fare le valigie e muoversi da uno stato all’altro.
Sì, be’, per noi era importante fargli avere un contatto con il mondo. Quando è stato arrestato è stato messo in una prigione di massima sicurezza a New York, così ci siamo trasferiti lì. Per via dell’ergastolo è stato messo nello stesso braccio di criminali pericolosi, tra pugnali e risse violente, quel genere di cose. La situazione era ok, all’inizio, finché Ross non si è rifiutato di picchiare qualcuno sospettato di aver fatto la spia, dicendo “non picchierò una persona che non conosco neanche.” E questo l’ha messo in pericolo, perché non è gente a cui dici di no.
Per cui l’hanno dovuto mettere in custodia protettiva e ha passato tre mesi e mezzo in una scatola di metallo senza finestre e con pochissime opportunità di uscire. Ma ora è in un posto migliore e si può rilassare. Prima doveva sempre guardarsi le spalle.
Ti sembra che le persone abbiano ancora interesse per Silk Road? Gli mandano lettere?
Oh sì, decisamente. Riceve lettere di sostegno da tutto il mondo, anche se alcune non passano i controlli. Quello scorso è stato un anno di grandi impegni, specialmente da quando Ross è arrivato su Twitter, l’estate scorsa. Abbiamo sempre più sostenitori e la nostra petizione è una di quelle che stanno crescendo di più tra le petizioni che chiedono clemenza su Change.org.
Ho letto che Ross conduce un programma di tutoraggio per detenuti, mi puoi raccontare qualcosa in più?
Sì, ha aiutato quattro ragazzi a entrare in un corso al college via remoto. Ha anche aiutato diverse persone a diplomarsi. Fa anche lezioni private, aiuta le persone con la fisica e lo yoga, e aiuta chi ha bisogno di farsi scrivere anche solo una lettera.
Mi dicevi che visitare le carceri ti ha insegnato molto. Cosa intendi?
Ecco, Ross aveva un amico che si è preso l’ergastolo per aver veduto marijuana a un informatore, 13 anni fa. La prigione è in Colorado, uno stato dove ora la marijuana è legale e lui ha una sentenza a vita. È allucinante! E profondamente sbagliato. E i casi come questo sono moltissimi. In questo paese c’è un problema serio di sentenze non proporzionate, così ho deciso che, forse, questo era il mio destino. Il mio obiettivo è diventato non solo far uscire Ross, ma aiutare il sistema a evolversi in qualcosa di più sano e umano, perché gli Stati Uniti non sono sempre stati così. La colpa è delle politiche di guerra alla droga, che sono fuori controllo, non funzionano e devono essere modificate.