Il 6 agosto 1945 gli USA hanno lanciato per la prima volta nella storia dell’uomo una bomba atomica a fini bellici e hanno raso al suolo la città di Hiroshima con tutti i suoi abitanti.
Nonostante il disarmo globale, 70 anni dopo, ci sono ancora delle testate nucleari negli arsenali militari di tutto il mondo. Dal punto di vista strategico, il lancio della bomba americana è stato assolutamente supefluo—su questo gli storici sono quasi tutti stranamente d’accordo. Nonostante l’inutilità, il lancio della bomba è costato la vita a circa 100.000 persone.
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Difficile descrivere a parole la gravità di quella tragedia, perciò lo storico della scienza e programmatore Alex Wellerstein, in collaborazione con il data journalist Kuang Keng Kuek Ser, ha creato un simulatore che, appoggiandosi a Google Maps, permette di visualizzare le conseguenze del lancio di un ordigno nucleare su un luogo qualsiasi del mondo. Una cosa che ci porta subito a riflettere su quanto la nostra esistenza sia incredibilmente vulnerabile finchè esistono ancora gli armamenti nucleari.
Kuang Keng ci ha messo a disposizione il suo modello: una semplice visualizzazione con delle circonferenze concentriche che rappresentano le quattro zone di detonazione su un qualsiasi luogo del mondo. I dati si basano su uno studio dell’università di Yale sulla bomba di Hiroshima.
Per sviluppare questo complesso simulatore, comunque, Wellerstein ha impiegato circa tre anni. Il suo programma permette agli utenti di testare gli effetti di tutte le diverse bombe atomiche sviluppate dall’uomo finora sotto specifiche condizioni climatiche o di potenza, grazie a una serie di filtri (radiazioni ionizzanti, radiazioni termiche, forza di compressione ecc).
Da storico della scienza, Wellerstein si è specializzato allo Stevens Institute of Technology nel New Jersey in storia internazionale delle armi atomiche e della loro segretezza. In moltissime pubblicazioni la domanda più frequente è: quali sarebbero state le alternative strategiche alla bomba di Hiroshima e Nagasaki? Anche sul suo blog Restricted Data si interroga sul perché gli USA abbiano deciso comunque di “bruciare vivi i civili giapponesi” e quale fosse la colpa del Giappone con i suoi giovani piloti kamikaze.
Se per esempio la bomba di Hiroshima—che in confronto alla bomba di Nagasaki aveva una forza esplosiva inferiore, cosa che le è valsa il cinico nomignolo di Little Boy—fosse lanciata oggi su Alexanderplatz a Berlino da un’altezza di 500 m (come Little Boy su Hiroshima) morirebbero 62.820 persone sul colpo, e ci sarebbero 153.260 feriti. Il 95% delle persone nel raggio di un chilometro morirebbero a causa delle radiazioni entro poche settimane.
Se lanciassimo invece l’attuale potentissima testata nucleare francese TN 81 sulla capitale tedesca le vittime salirebbero a 336.110, i feriti a quasi un milione. Il giochino distopico di Wellerstein potrebbe sembrare per certi aspetti macabro. D’altro canto, con l’aiuto di crudi numeri e dati, ci ricorda il vero potenziale delle armi atomiche e che progetti come Global Zero, anche nel Ventunesimo secolo, devono rimanere un obiettivo politico.