Vice Interviews – Cloak/Dagger

Il problema del punk è che è essenzialmente un genere di musica auto-limitante. È difficile riuscire ad essere innovativi entro i limiti delle tre corde senza divorziare dal suono che ti proponi di fare (guardate per esempio Jupiter dei Cave In, un disco incredibile, ma ragazzi, sembrate i Rush, mica i Crass) o senza semplicemente diventare un ammasso di vaporoso, purulento, egocentrico nulla (come la maggior parte del resto del catalogo della Hydra Head).
Comunque, per tutti coloro che vogliono fare un disco punk veramente meraviglioso 30 anni dopo “Hey, Ho, Let’s Go”, c’è una terza strada. E consiste nel dire fanculo, prendete pure quel disco come modello ma suonate più forte, più veloce e meglio di chiunque altro. E allora benvenuti, Cloak/Dagger, un quartetto di Richmond, Virginia che suona dell’hardcore anni ’80 meglio di chiunque altro abbiamo mai sentito. Pensate ai Battalion Of Saints, agli Adolescents e ovviamente ai Black Flag con le parti di chitarra che a volte sono così veloci da arrivare al confine con il riff-rock alla Swami. Hanno anche un pezzo che è praticamente la loro versione di “Clocked In” che si intitola “Set The Alarm”, e anche se si sente che è una cover, chi se ne frega se è così bella da farvi dimenticare l’originale?

Vice: È giusto dire che vi riferite ai gruppi storici della scena del Sud della California di fine anni ’70 e inizio anni ’80?
Adam Juresko (basso): No. Direi piuttosto Polka e danza popolare.
Jason Mazzola (voce): E siti per cuori solitari.
Colin Kimble (batteria): Eh già, è proprio così che ci siamo formati. È stato tutto a causa di una grande coincidenza di cuori solitari online.
Adam: A causa di quello e di un comune disinteresse per l’igiene personale. Io sono tuttora il più stimato a riguardo, visto che ho perso la mia borsa per quasi tutta la durata del nostro tour europeo. L’ho dimenticata alla prima data in Germania. Poi abbiamo fatto questo giro immenso un po’ dappertutto e alla fine siamo tornati lì e un ragazzetto ce l’aveva ancora. L’Ungheria è il posto migliore per essere sporchi. Ci hanno lanciato addosso la birra e c’era un ragazzo che aveva un alito di fuoco e non me ne poteva fregare di meno.
Colin Kimble: Non era così strano come in Polonia. Lì se ne stavano tutti seduti sulle proprie sedie e ci guardavano come se fossimo un gruppo folkloristico. Veramente strano.
Adam: Però nessuna di queste cose mi ha fatto schifo come dover pagare sei sterline o qualcosa del genere per un pacchetto di sigarette come succede qui da noi.

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Quindi niente influenze musicali. Solo puzza e prezzi di sigarette?
Adam: Esatto. Ballo, siti per cuori solitari online e puzza.
Colin Barth(chitarre): Ho anche suonato nei Journey.  Quello mi ha influenzato.
Jason: E ad Adam piacciono i Bold.
Colin Kimble: A volte non siamo d’accordo su quanto ci piacciono i Germs. Non siamo mai stati in grado di decidere se ci abbiano influenzato, forse no.

Mi state dicendo che, come band, siete degli indecisi?
Adam: Sì.
Colin Barth: No.
Jason: Forse.


*We Are Album dei Cloak/Dagger è appena uscito su Jade Tree.