Cultura

Non solo carte: nel mondo dei reseller delle figure Pokémon

Anche se più piccolo rispetto a quello dei collezionisti di carte, il mercato delle figure Pokémon esiste. Se hai un Golbat a casa, te lo pagano pure 200 euro.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
figure pokemon tomy: siti dove trovarli
Delle figure Pokémon Tomy. Foto via Facebook, per gentile concessione degli intervistati. 

Negli ultimi mesi si è parlato molto del rinnovato interesse per il collezionismo di carte Pokémon, ma sono passati totalmente inosservati gli sviluppi di un’altra nicchia che, seppur più piccola, è altrettanto affascinante. Si tratta della compravendita dei pupazzetti Pokémon, le cui fila di collezionisti e reseller, secondo quelli che ho interpellato per scrivere questo articolo, sono aumentate nel medesimo periodo su scala globale.

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Tra questi ci sono soprattutto millennial che, presi dalla noia della quarantena e invogliati dal 25esimo anniversario del media franchise celebrato con tanto di canzone di Katy Perry feat. Pikachu, hanno rispolverato vecchie passioni per fare soldi e/o spenderne per realizzare velleità costose in sospeso: ovvero acchiaparli tutti, come recita il motto.

“Credo che questo ramo del collezionismo non abbia fatto granché notizia perché chi non se ne intende potrebbe derubricare le figure Pokémon della Takara Tomy [la marca dei pupazzetti più ambiti] a semplici giocattoli,” mi spiega Andrea, 31 anni, collezionista di Roma. “Ma quello che non immaginano è che intorno alle figure c’è un vero e proprio culto: per trovare un pezzo da aggiungere alla propria collezione si è disposti anche farselo spedire dall’altra parte del mondo. Del resto, rispetto alle carte che hanno il limite della lingua, le figure sono uguali ovunque.”

I prezzi delle figure Pokémon

Basta farsi un giro su siti come Ebay, Etsy, DeviantArt, Facebook e ultimamente Vinted per intuire la portata del fenomeno. È proprio lì che ci si può fare un’idea dei prezzi, tra aste e costi fissi.

A seconda della rarità, dell’anno di produzione (dal ‘97 a oggi) e dello stato di conservazione, le figure di seconda mano possono andare da pochi euro fino a diverse centinaia. Mica male, direbbero i più cinici, per “dei pezzi di plastica” alti all’incirca cinque centimetri.

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I più ricercati dai trentenni sono i 251 Pokémon di prima e seconda generazione, di cui negli anni solo in alcuni casi—per esempio degli “starter”—sono state realizzate più varianti in termini di posa, gradazioni di colore e materiali.

Tra chi ha collezionato praticamente tutte le prime generazioni e non solo c’è Rachel, 32 anni, di Singapore, che gestisce uno shop (PokeQueen) su Etsy e anche un profilo IG dedicato (@queen_of_tomys). Mi racconta via mail che di giorno ha un lavoro, ma che vendere figure Pokémon le richiede altrettanto tempo: setaccia molti mercatini, fotografa nei minimi dettagli gli articoli, risponde a molti potenziali acquirenti. Ormai ha anche un giro di clienti internazionali che si riforniscono da lei: “Le mie vendite più grosse sono quelle in lotto. L’ordine più alto che ho ricevuto è stato di 1.900 dollari statunitensi per circa 40 figure.” 

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Voltorb ed Electrode, forse le figure più rare e richieste della prima generazione di Pokémon. Un grab dallo shop di Rachel su Etsy.

Tra i pezzi più rari che le vengono richiesti maggiormente ci sono Nidorino (quotato intorno ai 175 dollari), Nidoqueen (intorno ai 130 dollari), gli ambitissimi Voltorb ed Electrode (tra i 400 e gli 800 dollari per entrambi), ma secondo Rachel il pezzo più raro della collezione, “uscito circa 20-25 anni fa in Giappone, rimane lo Shiny Magicarp Tomy. Ne è stato realizzato un numero limitato, e bisogna passare per le aste online per accaparrarselo. Il suo valore oscilla tra i due e i tremila dollari statunitensi.”

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Della voglia di ottenere uno Shiny Magicarp Tomy me ne hanno parlato in videochiamata Simone, Ivan e Giulio, tre collezionisti (anche di carte) e reseller toscani tra i 25 e i 30 anni che, da ottobre 2020, gestiscono un gruppo Facebook dove gli iscritti possono comprare, scambiarsi e vendere figure.

Simone, Ivan e Giulio organizzano ciclicamente quelle che chiamano “claim”: si tratta, semplificando un po’, di forme ibride di aste dove ogni due minuti si aprono offerte per singole figure. Mi ricordo, per esempio, di un Golbat battuto intorno ai 200 euro e di un Kingdra intorno agli 80. “Sono tra i pezzi di maggior valore, ma ci sono figure più accessibili. Spesso i più comuni li aggiungiamo addirittura in regalo nei pacchi,” mi dicono.

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Un esempio di asta nel gruppo Facebook di Simone, Ivan e Giulio.

I ragazzi toscani hanno creato il gruppo per passione, e perché cercavano figure mancanti nelle loro collezioni. “Ognuno di noi ha un lavoro e la sua vita. Inizialmente scherzando ci siamo detti, ‘Possiamo campare di questo’, ma in realtà abbiamo creato semplicemente uno spazio sicuro, dove si possono condividere immagini delle proprie collezioni, chiedere valutazioni e consigli: ‘Sapete dirmi questo pezzo quanto vale?’, ‘Secondo voi questo è originale?”, mi raccontano. 

Figure Pokémon: il problema dei falsi

Una delle più grosse difficoltà, infatti, soprattutto per chi si (ri)approccia da principiante a questo mondo, sono i falsi: alcuni grossolani, altri molto buoni, altri ancora quasi indistinguibili. “Sul mercato ci sono ormai molte figure contraffatte, e di un pezzo spesso si ha bisogno di controllare diversi dettagli per capire se sono autentici o meno,” mi racconta Jason, 31 anni, che vive a Christiansburg, Virginia, e da circa sei mesi vende figure sul suo shop Ebay, dopo averne collezionate per più di 15 anni. “La maggior parte [delle figure che rivendo] vengono acquistate da amici in Giappone e in Cina in vari mercatini, negozi, siti (Yahoo! Japan, Taobao per la Cina, etc). I mie sforzi si concentrano affinché i collezioni acquistino da me esclusivamente figure Pokémon autentiche.” 

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Alcuni prodotti venduti da Jason su Ebay.

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“Può essere frustrante per un collezionista continuare a ricevere figurine false, sprecando tempo e denaro,” mi conferma Rachel. La quale aggiunge che basterebbe specificare che si tratta di merce non originale nelle didascalie. Ma non tutti lo fanno, e prima di acquistare bisogna analizzare ogni angolazione delle figure e chiedere altre foto, se necessario. Proprio per questo Rachel ha iniziato a pubblicare post Instagram in cui spiega come non farsi fregare.

In ogni caso, un buon modo per identificare gli originali Tomy rispetto ai falsi è cercare online foto delle figure o database fotografici. Tra i migliori ci sono tomydatabase, e tomypokemonfigure.info. In quest’ultimo caso, le figure sono mostrate anche nei vari packaging giapponesi e internazionali, ed è molto utile per quegli investitori che vogliono comprarle (a prezzi di gran lunga maggiori) ancora impacchettate. 

Come mi fa notare Jason, dalla terza generazione di Pokémon in poi (siamo arrivati in 25 anni all’ottava, per un totale di circa 900 Pokémon), la Takara Tomy non ha realizzato una figure specifica per ogni esemplare.

I collezionisti che vogliono anche gli esemplari mancanti ne possono acquistare di altri marchi (come Bandai, Bandai Gashapon, Tomy Zukan) o, nei casi più estremi, affidarsi a studi di design per realizzarne di artigianali altamente dettagliate. 

Insomma, ci sono tanti modi per costruirsi una collezione, ma per gli intervistati i motivi sono nella maggior parte dei casi piuttosto romantici. “Ricordo ancora benissimo di quando trascorrevo i miei sabato mattina a guardare gli anime Pokémon in TV e poi a giocare al Gameboy. I Pokémon hanno reso la mia infanzia fantastica e sono orgogliosa che continuino ad avere successo, e che nuove generazioni di bambini si uniscano in questa avventura anche dopo 25 anni,” mi confessa Rachel.

Ma non tutti i collezionisti pensano di spendere ancora come hanno fatto durante i periodi di quarantena. “Il mercato delle figure c’è sempre stato e continuerà ad esserci anche dopo la pandemia, ma credo che molti trentenni dovranno rivedere le proprie priorità e fare i conti con la realtà,” mi dice Andrea. “Negli ultimi sei mesi ho speso circa l’equivalente di due stipendi in figure, ed è decisamente troppo per le mie finanze. Certe sere passo ancora ore sui siti a controllare se c’è qualche occasione, ma spero di smettere. O perlomeno di diventare più parsimonioso e farmi degli auto-regali solo in certe occasioni.”

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