Il Bacardi Breezer è il re di un’epoca, il simbolo alcolico di (almeno) una generazione. È il rito d’iniziazione all’alcol che quasi tutti noi abbiamo affrontato nelle caldi estati italiane, spesso in età precoce
Chiunque nel 2020 ammetta di bere Bacardi Breezer è considerato oltre ogni ragionevole dubbio uno sfigato. A dire il vero, non sono nemmeno sicuro che ci sia ancora qualcuno che lo beva, figurarsi ammetterlo.
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Ma il Bacardi Breezer è il re di un’epoca, il simbolo alcolico di (almeno) una generazione. È il rito d’iniziazione all’alcol che quasi tutti noi abbiamo affrontato nelle caldi estati italiane, spesso in età precoce. La mia esperienza con il Bacardi Breezer (Orange) è iniziata in seconda media, quando nella classica situazione in cui fai gruppo con ragazzi più grandi, ti senti parte di qualcosa semplicemente tenendo in mano una bottiglia che riporta dei gradi alcolici. Anche se i gradi sono 4 e quella roba sa principalmente di aranciata. E a sentire amici, conoscenti e parenti della mia età, sembra che la storia si ripeta uguale con protagonisti diversi.
Lo slogan era: “Free Spirit In Everyone”. Come se dicesse: “Martini Cocktail e Old Fashioned è roba da sfigati vecchi, questa è una rivoluzione”.
Ma perché, tra tutte le bevande alcoliche che esistono, quello che ricordiamo come il primo bacio è spesso il Bacardi Breezer? Sì, magari a quell’età o anche prima ci siamo bevuti intere birre o bicchieri di birra o vino porzionati dai genitori. Però, nonostante i gradi alcolici siano gli stessi di una comunissima birra in lattina, c’è qualcosa di più. C’è il primo, fintissimo, contatto con il rum. E quindi con un superalcolico.
La storia del Bacardi Breezer è importante per due ragioni: la prima è che ha effettivamente fatto da apripista per una generazione di futuri bevitori. La seconda è il primato di essere il primo, vero, accattivante, cocktail Ready To Drink, fatto per i giovani (o giovanissimi). Entrambe le ragioni si possono dichiarare una scelta consapevole e azzeccata da parte dell’azienda, la Bacardi ovviamente.
È il 1990 e Bacardi decide di lanciare sul mercato qualcosa che difficilmente si era visto prima: un attraente e colorato cocktail pronto da bere, proprio come fosse una birra. Fare un paragone tra l’esperienza negli Stati Uniti e quella italiana sarebbe assurdo, visto che in Italia il Bacardi Breezer è arrivato undici anni dopo, nel 2001. Ma se lo si prende nel contesto della mixology anni ’90, fatta di sciroppi, cocktail perlopiù dolci o fortemente alcolici – ma invariabilmente pasticciati di colori -, il Bacardi Breezer è la summa del trend di un’epoca. Nel primo anno della sua esistenza, in USA, il Bacardi Breezer ha venduto 4,06 milioni di casse, secondo quanto riporta un articolo dell’epoca del Chicago Tribune. E tutte da aprile, mica da gennaio, del 1990.
In Italia non è arrivato prima, come è successo invece in Inghilterra e Australia, perché non c’era praticamente un mercato dei cocktail Ready To Drink. L’unico drink disponibile già pronto e solo da stappare è diventato uno dei simboli dell’aperitivo italiano: il Campari Soda lanciato da Campari nel lontanissimo 1932 con la bottiglia disegnata dal futurista Fortunato Depero, che non è cambiato di una virgola. Da non sottovalutare anche la presenza, onnipresente del Bellini nei supermercati italiani – e non -, dal 1988. Quella che si rivelò una scelta geniale alla fine degli anni ’80, come riporta il sito stesso del produttore, si è trasformata oggi in una sfilza di bottiglie al supermercato o dietro le bottigliere dei bar di paese, un po’ avvilite e da dove si intravedono a volte i sedimenti sul fondo.
In Italia si è passati da praticamente zero Ready To Drink a un mucchietto di marche che hanno iniziato a spararne fuori uno a ridosso dell’altro. Nel 2002 si sono calcolate le vendite di 45 milioni di pezzi calcolando però Bacardi Breezer, Campari Mixx (uscito pochissimo tempo dopo seguendo l’onda del Breezer), Eristoff Ice, Smirnoff IceSmirnoff Ice (che è sempre proprietà di Bacardi) e Havana Club Loco. Tra tutti, il Bacardi Breezer restava saldo in classifica probabilmente per un’ottima ragione: aveva ben cinque gusti. E questa è la principale ragione per cui a 15 anni avevamo in mano una bottiglietta di Bacardi Breezer e non una di Campari Mixx: a quale ragazzino piace il Campari???
L’altra ragione – o forse la principale – per cui il Bacardi Breezer è entrato nei nostri cuori e ci ha fuso il cervello è stata la pubblicità. Come spiega il libro “Principles of Marketing”, il Bacardi Breezer è stato uno dei primi prodotti a puntare sulle pubblicità mirate in ogni canale: internet (siamo nel 1990, eh), radio, SMS, televisione, tutto. E ha deciso di centrare il proprio target con pubblicità e slogan fichissimi. Se ricordate, fra le tante in Italia c’era quella con una dolce anziana inglese che chiedeva referenze a giovani simil personaggi di trainspotting vestiti in giacca di giorno e sfascioni di notte.
Lo slogan era: “Free Spirit In Everyone”. Come se dicesse: “Martini Cocktail e Old Fashioned è roba da sfigati vecchi, questa è una rivoluzione”. Nelle intenzioni del brand il target era 18-30 anni: non immaginavano che in Italia folle di 16enni avrebbero afferrato quelle bottiglie.
Ora, però, la domanda più importante di tutte: che diavolo di fine ha fatto il Bacardi Breezer? Le vendite in Italia hanno iniziato a rallentare già nel 2004, con un grosso calo nel 2011. Oggi è un prodotto marginale, presente perlopiù negli scaffali dei supermercati. In Inghilterra non si vende nemmeno più, ma è arrivata la sua nuova versione in lattina per i supermercati Tesco. Però ammettetelo: pensavate fosse sparito per sempre. Al costo di circa tre euro (ma spesso lo vedo in offerta a 99 centesimi) vi portate a casa un tuffo nel passato. O quasi, visto che la ricetta all’inizio prevedeva prima succo di frutta naturale, poi parte di frutta e parte di aromi e, ora, praticamente solo aromi artificiali. L’ultimo che ho assaggiato qualche giorno fa al gusto “Lime” era fondamentalmente un Daiquiri frizzante e leggero pieno di zucchero. Insomma, faceva abbastanza schifo.
Ma il Bacardi Breezer non è importante per il suo sapore. Lo è per il fatto di essere stato pioniere di un nuovo modo di concepire il cocktail. Oggi i cocktail Ready To Drink sono dappertutto: in un articolo del 2017 si parla di un’ascesa gloriosa che ha trasformato dei prodotti sostanzialmente troppo dolci in roba di ottima qualità da gustare a casa, in hotel o su un aereo. E il coronavirus sembra aver influenzato il mercato, spronando i cocktail bar del mondo a produrre i propri drink in bottiglia (o in lattina), a far fiorire nuovi produttori e a consolidare quelli che esistevano già, come NIO in Italia o Sprezza (uno spritz di qualità in lattina) negli USA.
Ora, le cose sono ripartite e non sappiamo se effettivamente questo trend dei Ready To Drink diventerà ancora più solido. Ma se leggete questo articolo sorseggiando un Negroni già pronto, ricordatevi che il merito è di quella bottiglia colorata che ora considerate da sfigati.
Ode a te, Bacardi Breezer.
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