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Da ieri, l’Austria sta costruendo una barriera al confine con l’Italia, nell’intento di limitare un ipotetico accesso massiccio dei rifugiati provenienti da Sud — i quali, secondo il Ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner, potrebbero essere 300mila nel corso del 2016.
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Definita un “muro” dai media internazionali, l’opera sarà in realtà una barriera di controllo, molto simile a una dogana. Sarà lunga 250 metri, come riportato da Repubblica, e taglierà a metà l’autostrada e la strada statale che attraversano il valico del Brennero.
Al momento, gli operai stanno smontando i guardrail esistenti. Il flusso autostradale sarà successivamente deviato, verrà allestito un centro di registrazione, e potrebbero essere innalzate delle recinzioni per impedire ai migranti di sfuggire ai controlli, come annunciato dal capo della polizia tirolese Helmut Tomac a febbraio.
Per il presidente Heinz Fischer, “i provvedimenti al Brennero non prevedono un muro oppure filo spinato.” Secondo Fischer “servono più controlli per chi vuole entrare in Europa”: l’Austria ha annunciato di volere accogliere un massimo di 37.500 migranti nell’anno in corso, per ognuno dei quali è stato stanziato un budget annuo di 11.000 euro.
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Il governo austriaco si aspetta di raggiungere la soglia prevista proprio a maggio. Tuttavia al momento, stando a quanto riportato da Roberto Defant dall’associazione Volontarius su La Stampa, transiterebbero dal Brennero circa 20-25 migranti al giorno, un numero decisamente più basso, rispetto ai calcoli austriaci.
Al momento, dunque, la situazione appare sotto controllo. Nel corso del 2015, tuttavia, l’Austria ha accolto – stando alle diverse stime – tra i 90.000 e i 150.000 rifugiati. Se davvero il governo decidesse di applicare il tetto delle 37.500 presenze, chiunque altro tentasse di proseguire la strada verso nord si troverebbe davanti un “blocco” impossibile da aggirare.
Il rischio di una ‘giungla di Calais’ italiana?
L’introduzione di una barriera selettiva che coadiuvi le autorità tedesche a effettuare una selezione tra migranti economici, rifugiati e richiedenti asilo, potrebbe però creare un “effetto tappo” simile a quello che vediamoci oggi ai confini dei paesi balcanici, e in particolare a Idomeni. Il rischio, dunque, è quello di dare vita a un campo di migranti, una specie di Giungla di Calais italiana.
Anche perché, al momento, mancano politiche condivise per fronteggiare un’eventuale emergenza. Giovedì scorso, Mikl-Leitner ha incontrato il suo omologo italiano Angelino Alfano. La politica conservatrice, nota per avere introdotto una linea dura contro i migranti, dovrebbe comunque lasciare l’incarico a breve: secondo quanto filtrato dal suo partito nella giornata di domenica, ritornerebbe a lavorare in Bassa Austria, la sua regione d’origine.
Durante l’incontro, riporta RaiNews, Mikl-Leitner e Alfano avrebbero indiscusso su come “intensificare la collaborazione bilaterale ed operativa nel monitoraggio e controllo della comune frontiera con l’obiettivo strategico di garantire la fluidità di passaggio al Brennero e di salvaguardare la libera circolazione prevista da Schengen.”
Tuttavia, la costruzione della barriera al Brennero rischia di avere anche conseguenze economiche. Secondo quanto calcolato da Vittorio da Rold su Il Sole-24 Ore, potrebbe provocare “un danno di 140 milioni di euro per i ritardi nel passaggio alle frontiere delle merci.
“Ogni ora spesa in più dai camion impegnati in questi traffici a causa dell’abbandono della libera circolazione delle merci all’interno dell’Ue,” scrive Da Rold, che cita un’elaborazione dell’Osservatorio Conftrasporto-Confcommercio sui Trasporti e la Logistica “genera un danno commerciale immediato per le imprese dell’autotrasporto in termini di maggiori costi di gestione dei mezzi e dei conducenti superiore ai 170 milioni all’anno.”
Per il leader della Lega Nord Matteo Salvini, comunque, si tratta di una iniziativa lodevole: “Altro che il buonista Mattarella. Fa bene l’Austria che evidentemente ha politici che difendono gli interessi dei loro cittadini,” ha detto alla Rai.
Critiche univoche sono arrivate invece da Partito Democratico e Forza Italia. Patrizia Toia, capo delegazione degli eurodeputati del PD, ha definito la costruzione della barriera “Un pessimo segnale per l’Europa che non risolverà niente ma che contraddice i suoi valori.”
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