Tra lockdown e restrizioni di vario tipo ancora imposte in quasi tutta l’Europa (Italia compresa), la pandemia continua a pesare su tante persone. Ma restare chiusi in casa per mesi sembra essere stato un po’ meno orrendo per chi la condivide con animali domestici.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Medicine, per esempio, ha rilevato come gli animali—gatti, cani, conigli o procioni—siano stati di enorme aiuto per la nostra salute mentale durante i lockdown. “Avere un animale domestico sembra alleggerire alcuni degli effetti psicologici più dannosi del lockdown,” hanno sottolineato gli autori dello studio.
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Ma c’è un problema. Sembrerebbe infatti che alcuni animali—i gatti, soprattutto—non si stiano divertendo altrettanto. “Ovviamente, i proprietari degli animali sono felicissimi di passare tutto questo tempo con loro; sono un antidoto alla solitudine,” ha spiegato la dottoressa Emmanuelle Titeux, veterinaria specializzata in comportamento animale. “Ma se gli animali potessero compilare un questionario, alcuni di certo direbbero, ‘devo avere a che fare tutto il giorno con questo stupido ammasso di carne che non smette di infastidirmi. Non ce la faccio più.’”
I social media sono pieni di aneddoti di persone con gatti che sembrano improvvisamente “depressi”—o almeno incapaci di sopportare la vista dei loro padroni. Una persona con quattro gatti ha detto a Vox che uno dei suoi animali ha iniziato a “correre contro i muri” e che tutti e quattro hanno iniziato a “soffiare e miagolare” senza motivo apparente durante il lockdown. Non deve sorprendere che i gatti, così come la loro controparte umana, “trovino questo improvviso cambiamento stressante,” ha detto a Vox M Leanne Lilly, professoressa di veterinaria dell’università dell’Ohio.
Ad ogni modo, la dottoressa Titeux consiglia di usare con cautela il termine “depressione”. “Gli animali non hanno mai dimostrato davvero di soffrire di depressione. Ciò che chiamiamo depressione negli animali è in realtà una sorta di ‘rassegnazione’,” ha spiegato. “In pratica, l’animale si ritrova in una situazione a cui non ha modo di adattarsi, così entra piuttosto in uno stato di apatia. Magari sta accucciato in un angolo, mangia, ma non fa molto altro.”
Titeux dice di aver trattato molti casi di “rassegnazione” felina nel suo studio di Parigi. “Ma dal primo lockdown, ho visto molti gatti diventati aggressivi nei confronti dei loro umani,” ha detto. “Durante la prima quarantena, ho incontrato addirittura persone che volevano sopprimere i propri gatti perché non smettevano di attaccarle.”
Per quanto ne sa Titeux, questo tipo di comportamento felino ha una causa ovvia: il lockdown e, in modo più specifico, l’essere confinati con una presenza umana costante.
“Alcuni sono davvero stufi degli umani. Stanno impazzendo non perché sono chiusi in casa, ma perché lo sono con loro,” ha detto Titeux, che ha notato anche un aumento nel numero di gatti che mostrano comportamenti ripetitivi, come leccarsi e grattarsi in modo eccessivo, o altri “segnali di angoscia.” Da quando il lockdown è iniziato, ha anche visto un numero maggiore di gatti che graffiano ossessivamente le persone o i mobili.
È importante chiarire che non stiamo parlando di tutti i gatti. “Non dobbiamo generalizzare,” ha detto Titeux. “Ci sono così tanti gatti che amano gli esseri umani, che adorano giocare con i propri padroni—ovviamente quei gatti sono felicissimi delle circostanze in cui ci troviamo. Ma esistono anche gatti che non hanno un buon rapporto con i loro padroni. E quando questi animali sono bloccati con gente che insiste a voler interagire con loro tutto il tempo, be’, la cosa non finisce bene.”
Per i felini anti-sociali, non c’è una soluzione miracolosa. “Alle volte, diamo ai gatti la fluoxetina, che è uno degli ingredienti che trovi nel Prozac [un farmaco antidepressivo] e questa può ridurre l’aggressività,” ha detto Titeux. “Ma, di nuovo, dare a un animale un farmaco che si usa per la depressione negli esseri umani non significa che l’animale sia davvero depresso.”
Per chi ha un gatto che sembra infelice, una soluzione—se possibile—è fargli cambiare ambiente. Un altro è cambiare il modo in cui si interagisce con esso. “Lasciare che sia il gatto a venire da te è un buon inizio,” consiglia Titeux.