Abbiamo parlato con Bello Figo di Italia, politica e razzismo

Circa un anno e mezzo fa—ve lo ricordate?—Bello Figo ha dabbato in faccia ad Alessandra Mussolini in prima serata a Dalla vostra parte, è diventato una specie di fenomeno politico, diversi suoi concerti sono stati annullati per intimidazioni e nelle manifestazioni di piazza c’è stata gente che cantava “Non pago affitto” come se stesse cantando “Contessa.”

Il succo, al netto di analisi complicatissime, era: Bello Figo non è un artista politico, ma è politico il fatto che Bello Figo sia Bello Figo nell’Italia di oggi.

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Nel frattempo però, l’Italia è abbastanza cambiata: si è parlato del ritorno del fascismo, ci sono state le elezioni che hanno sotterrato la sinistra e sancito la grande ascesa di forze xenofobe come la Lega. Forse se Bello Figo rifacesse il suo dab oggi le reazioni sarebbero diverse?

In occasione dell’uscita di Swag Negro, il suo primo libro, Bello Figo è passato in redazione e ne ho approfittato per fargli qualche domanda, con lo scopo di sentire l’unica opinione che in tutto questo ancora mancava—ovvero quella del diretto interessato.

VICE: Dopo il tuo dab in faccia alla Mussolini a Dalla vostra parte, da un giorno all’altro eri diventato una specie di icona. C’era gente che cantava “Non pago affitto” in manifestazione, dei ragazzini si erano ispirati a te e avevano dabbato davanti a un presidio di Forza Nuova, erano comparsi persino degli adesivi anti-razzisti con un disegno di quel tuo gesto e la scritta “good night white pride.” Tutto questo ti è arrivato?
Bello Figo: Sì, l’avevo visto in giro, ma non mi era arrivato direttamente. Non mi venivano certo a dire “Bello Figo adesso andiamo a fare questo.” Mi è arrivato dai social, dai giornali, cose così.

Però ti sarai accorto che eri diventato un’icona. Hai mai pensato a questo e che messaggio potevi dare?
Non era mia intenzione diventare un’icona di qualcuno, non è mia intenzione neanche adesso. Ma nessuno progetta le cose quando le fa, soprattutto queste cose, e quando succedono ognuno le prende a modo suo. Quindi per qualcuno diventi un’icona come per qualcun altro un idiota. Sinceramente non mi interessa, perché lo stile di vita che faccio è totalmente diverso. Non sono un politico, non mi interessa diventare un leader di qualcuno o di qualcosa. Quella [con la Mussolini] è stata semplicemente una trasmissione che è andata così e basta.

Forse l’unico messaggio che vorrei dare è lo stesso messaggio che vorrei dare a me stesso: fare quello che mi sento, quello che mi fa stare bene. Poi gli altri automaticamente seguono quello che faccio, lo stile di vita e tutto quanto. Però non mi sono mai impegnato, non ho mai pensato “no, devo dire questo, devo educarli in questa maniera.” Sinceramente non è tra i miei interessi. Il mio interesse principale è fare quello che voglio e automaticamente la mia vita dà esempio a chi segue la mia vita.

In quei giorni si parlava di te come di un artista politico. Ti interessa la politica?
Sinceramente, forse no. Poi è ovvio le cose le senti in giro, le vedi in giro… però sinceramente, ripeto, io sto nel mio mondo e queste cose qua veramente mi toccano poco.


Dagli archivi di Noisey, The People Versus Bello Figo:


Però tutto ha un lato politico. Anche nella tua musica tu inserisci spesso figure politiche o casi politici, penso a Swag Berlusconi o al pezzo sui marò.
È vero, qualsiasi cosa ha la sua politica. E soprattutto la politica qui in Italia è forte, se ne parla molto. Quindi quando io dico “salviamo i marò” non è perché ho studiato il caso dei marò, cioè io so solo che sono due persone e so che tanta gente dice “salviamo i marò”. Non ho studiato nello specifico cos’è successo a loro, cosa vogliono, però se i miei fan mi scrivono e mi dicono “Bello Figo fai una canzone per i marò”… io la faccio. Perché è una cosa di cui si parla. E a quel punto ne parlo anche io, ma come? Tramite la canzone. Non è che vado in giro e in tv a dire “salviamo i marò,” Io canto e lo faccio tramite la canzone. Se tutti ne parlano lo faccio anche io.

Nel caso di Berlusconi invece era un po’ più per la figura, lo stile di vita, i soldi, ecc… cose che volevo anche io. Quindi dedicargli una canzone era un modo per parlare di cose che volevo anche io. Non voglio offendere né me né i personaggi né i miei fan. È la stessa ironia che uso in altre canzoni come “Pasta col tonno” o “Mi faccio una sega.”

Anche il pezzo sul referendum costituzionale l’hai fatto perché in quel momento se ne parlava, ovviamente.
Sì, anche perché io non ho votato. Quindi uno poi che fa una canzone del genere e non va a votare…

Sinceramente non avevo opinioni sul referendum. Non sapevo se votare “no”… So che Renzi era per il sì. Ma non sapevo il no e il sì cosa mi cambiavano a me. La canzone l’ho fatta per il sì perché in passato avevo fatto una canzone per Renzi. Un po’ per restare nel personaggio quindi, un po’ perché conoscevo Renzi e stimavo la sua figura: era giovane ed era già un leader e quindi lo stimavo per lo stile di vita che poteva avere, per i soldi, perché poteva fare quello che voleva e aveva voglia, e mi rivedevo in lui per questo motivo.

Ok. Una cosa che c’entra con la politica ma ti riguarda più da vicino: cosa ne pensi dei fatti di Macerata? Pensi che in Italia ci sia un problema di razzismo?
Lì non so se è una questione politica, la persona che ha fatto l’attentato stava in politica? Comunque a prescindere, umanamente proprio, si tratta di persone che rischiavano di morire. Si parla di vita, né di politica né di niente.

Io metterei da parte il razzismo e metterei più in evidenza l’atto che ha fatto. Perché il razzismo voglio dire, tu mi puoi insultare in modo razziale ma alla fine non succede niente, io ricevo sempre insulti razzisti ma alla fine non mi succede mai niente. Qui invece si sta parlando di una persona che stava cercando di uccidere, quindi è più quello che il razzismo.

Ma secondo te c’è un problema di razzismo in Italia?
Non so se c’è un problema di razzismo, io sinceramente posso parlarti per me e ti dico, per quello che vivo io, per le mie canzoni e per quello che faccio, dal vivo non ho mai ricevuto gli insulti razzisti che magari posso leggere nei commenti ai miei video su YouTube—’negro di merda’ o quelle robe lì. Dal vivo trovo sempre persone che se non gli piaccio perlomeno stanno zitte, non vengono a insultare.

Sempre nel tuo caso però, ad esempio, dopo la famosa puntata di Dalla vostra parte i gruppi di estrema destra erano andati in giro a far pressione sui locali dove dovevi cantare ed erano riusciti a far annullare diversi tuoi concerti.
Anche lì non so se è un problema di razzismo, perché comunque le motivazioni che arrivano a me sono diverse… Il proprietario del locale mi dice ‘guarda, per evitare casini, lasciamo perdere’. Magari non mi fanno cantare perché verrebbe gente a fare casino, magari è perché il linguaggio che uso nelle canzoni o il modo in cui canto non va bene. Se il proprietario del locale prende questa decisione, voglio dire, il locale è suo. Se mi arriva questa motivazione io non posso dire che si tratta di razzismo.

Ok. Quindi come vedi tu l’Italia di oggi?
La vedo un po’ divisa, metà e metà. C’è gente che vuole rimanere a com’era l’italia del passato e gente che vorrebbe cambiare. Poi non se cambierà o no—di solito è difficile cambiare, non succede per miracolo. Ma le persone che vogliono il cambiamento ci sono, altrimenti non avrei fatto successo.

Quest’intervista è stata editata e condensata per maggiore chiarezza.

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