All’inizio del Novecento, alcuni pescatori che cercavano spugne di mare al largo della costa di Anticitera, un’isola greca nel mare Egeo, hanno scoperto i resti di una nave di epoca romana. La nave conteneva un artefatto destinato a rivoluzionare la nostra comprensione del mondo antico.
Noto come la Macchina di Anticitera, l’oggetto è un calcolatore astronomico molto sofisticato, che risale a più di 2000 anni fa. Dal giorno in cui è stata recuperata nel 1901, ha rapito le menti di generazioni di ricercatori per la sua complessità e i suoi ingranaggi imperscrutabili, guadagnandosi la reputazione di primo computer analogico della storia.
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Le componenti del dispositivo riproducono i movimenti dei pianeti e del sole, le fasi del calendario lunare, la posizione delle costellazioni dello Zodiaco, e persino i periodi dedicati agli eventi atletici, come i giochi olimpici. La macchina, inoltre, riflette anche l’idea antica dell’universo, per cui la Terra era al centro di tutto.
Nel corso dell’ultimo secolo, diversi aspetti misteriosi del dispositivo sono stati risolti, ma un’interpretazione davvero completa della Macchina di Anticitera è stata finalmente offerta in uno studio pubblicato a marzo 2021 su Scientific Report—e guidato dall’ingegnere meccanico della UCL Tony Freeth—, che si pone come “un nuovo radicale modello in cui tutti i dati combaciano e culminano in un’elegante dimostrazione del Cosmo dell’antica Grecia.”
“È uno strumento speciale,” spiega al telefono a VICE Adam Wojcik, scienziato dei materiali alla UCL e co-autore dello studio. “Sembra venire da un altro pianeta, rispetto a ciò che sappiamo, o sapevamo finora, della tecnologia dell’antica Grecia. È unica al mondo e ci sono voluti secoli, se non un millennio dopo la sua datazione, per vedere qualcosa di vagamente simile nella storia.”
“Eppure, esiste. E tutti gli studi confermano che risalga all’antica Grecia,” aggiunge Wojcik. “Non c’è dubbio, e dobbiamo accettare il fatto che non conosciamo e non possiamo neanche immaginare molto di ciò che sapevano fare gli antichi. La macchina è una finestra aperta su quel mondo.”
La difficoltà principale nell’interpretare la Macchina di Anticitera è data dal fatto che solo un terzo dell’artefatto è sopravvissuto alla sua tomba millenaria nelle profondità del mare. Ciò che resta si compone di 82 frammenti, alcuni dotati di complessi ingranaggi e iscrizioni nascoste.
Con l’emergere di nuove tecniche sperimentali, diversi team di ricercatori sono riusciti a spiegare lo scopo e le dinamiche del retro della Macchina di Anticitera, che include un sistema per predire le eclissi. In particolare, l’uso di tecniche di imaging della superficie e la tomografia a raggi-X ad alta risoluzione, descritti in uno studio del 2006 guidato sempre da Freeth, hanno rivelato frammenti di iscrizioni mai notate prima, che racchiudono proprio un manuale di istruzioni per la macchina.
Nel loro ultimo studio, Freeth e colleghi credono di aver risolto il pezzo di puzzle mancante: gli ingranaggi sottostanti lo schermo del “Cosmo” del calcolatore. Virtualmente, non è sopravvissuto nulla di questa sezione della macchina e “nessuna ricostruzione precedente è riuscita a far combaciare i dati,” stando allo studio di Freeth.
Il suo lavoro “ha sintetizzato quello di altre persone e sistemato tutte le strade lasciate sospese e le sfumature che altre persone hanno ignorato,” dice Wojcik.
“Effettivamente, ciò che abbiamo fatto noi è stato non ignorare nulla,” aggiunge. “Così tutti i buchi, i pilastri e via dicendo hanno acquisito improvvisamente senso nella nostra interpretazione.”
Le iscrizioni esaminate nello studio del 2006 suggeriscono che lo schermo del Cosmo mancante fosse un insieme di cerchi mobili che mappavano il moto di Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno—ognuno rappresentato da una piccola gemma—oltre al percorso del Sole, le fasi della Luna e le posizioni delle costellazioni. In aggiunta, i ricercatori hanno creato simulazioni al computer e repliche parziali del dispositivo per testare il loro modello.
Uno degli indizi più importanti è emerso da un’analisi condotta nel 2016 che ha rivelato alcune iscrizioni sulla parte anteriore, che comprendevano un paio di valori, 462 anni e 442 anni, che i creatori della macchina associavano a Venere e Saturno. I ricercatori sono riusciti a identificare una potenziale origine di questi numeri, basata sull’opera del filosofo pre-socratico Parmenide.
Questi valori sono un calcolo antico dei periodi sinodici dei pianeti, ovvero rappresentano il tempo che impiega un pianeta a tornare nella stessa posizione apparente nel cielo visto dalla Terra, stando allo studio.
I cicli erano complicati dal fatto che all’epoca si credeva che la Terra fosse al centro del sistema solare. Questo errore di fondo ha portato all’invenzione di modelli complessi che giustificassero i moti retrogradi dei pianeti.
Il ciclo sinodico scoperto per Venere e Saturno ha permesso al team di calcolare un sistema di ingranaggi con il giusto numero di denti per produrre il tipo di moto planetario delle iscrizioni—completo di moti retrogradi. Non sarebbe stato troppo complicato realizzare una macchina del genere per un pianeta solo all’epoca, ma rappresentare nello stesso dispositivo tutti e cinque i pianeti noti al tempo deve essere stata opera degli ingegneri più brillanti.
“Se devi dare dimostrazione di tutti i pianeti, serve avere le loro posizioni corrette,” spiega Wojcik. “Se ruoti la maniglia sul lato della macchina di Anticitera, questi piccoli pianeti iniziano a muoversi intorno come le componenti di un orologio in questo mini-planetario e, occasionalmente, uno di loro si gira al contrario, e poi di nuovo dritto, e poi un altro, un po’ più lontano, fa lo stesso.”
“Ma a un certo punto, quando fermi la macchina, deve essere in grado di restituirti una riproduzione fedele dei cieli perché è il suo scopo,” dice lo scienziato.
Per ricreare questo effetto nel loro modello, il team ha dedotto i cicli per gli altri pianeti basandosi sui dati di Venere e Saturno, poi ha elaborato un sistema di ingranaggi che potesse riprodurre i cicli.
La ricostruzione digitale completa dell’artefatto è a dir poco intricata, per cui consigliamo di guardare il documentario qui sopra, per comprendere visivamente come funziona questo computer antichissimo.
I misteri della Macchina di Anticitera, però, non finiscono qui. Freeth, Wojcik e colleghi sperano ora di replicare l’intera macchina usando le tecnologie disponibili nell’antica Grecia, un’impresa che si pone tanto come una sfida quanto come una nuova divertente avventura.