È ormai da un bel po’ di anni che il rap non è più solo cosa di maschi muscolosi, criminali e sboroni. Questo sia a livello lirico che di approccio sonoro: Yung Lean e i Sadboys ci hanno insegnato che è ok essere tristi ma apprezzare comunque il purple drank, ad esempio. BONES ha accorciato le distanze tra emo e rap non solo nei suoi pezzi ma anche nell’approccio fondamentalmente punk/DIY con cui li pubblica e li esegue dal vivo. Ci sono poi improbabili cambi di casacca: Wicca Phase suonava nei Tigers Jaw e, andandosene, ha continuato a fare quello che faceva prima—ma con sotto la trap.
Come dimostrano i tre casi qua sopra, in quest’era moderna interconnessa e velocissima sembrare “originali” è tutta questione di ibridazioni. E se si parla di rap e/o trap, ora che l’autotune è diventato quasi la regola e le basi sognanti di Metro Boomin, Yung Sherman, London On Da Track e Whitearmor hanno influenzato mezzo mondo, il gioco si fa sempre più difficile. Bé, gente, nothing,nowhere. ha vinto, decidendo non di incorporare gli arpeggi nelle sue produzioni ma nel suonare la chitarra direttamente mentre rappa. Il risultato è praticamente i Get Up Kids per il nuovo millennio, come dimostra il video di “Deadbeat Valentine” qua sotto.
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Insomma, la lezione chitarristica di Mike Kinsella ha lasciato un segno indelebile su generazioni di teenager tristi, creando orde di suoi emuli che si sono arroccati in etichette come Topshelf e Count Your Lucky Stars e da lì portano avanti la scena emo/punk americana. Mancava, però, quello che finora era l’anello mancante: il regazzino cresciuto ugualmente con “Never Meant” e “A Milli” che non prendesse solo tematiche o sonorità di un genere per portarle nell’altro ma li rendesse un tutt’uno. E ora ci siamo. Nuovo è anche il tono con cui il nostro emo MC canta e scrive: a tratti sembra di sentire Post Malone ma senza il sapore di one hit wonder, ad altri siamo in pieni territori alla Penfold. Esempio: rispettivamente l’inizio e il finale di “Weight of the Wind”.
I testi, poi, per una volta sono quasi interamente scevri da manierismi rap: se finora l’unione tra i due generi si era limitata ad un’adozione sonora delle chitarre pulite come sample e/o con una certa vulnerabilità che traspariva da testi comunque classicamente hip-hop, nothing,nowhere. abbraccia pienamente il vocabolario e l’estetica dell’emo più DIY, aggiungendoci una certa ironia: “Sono sempre stato un Sad Boy, e non per mancare di rispetto a Lean / Ma riesco ancora a ricordare tutti i testi di Where You Want to Be” è una frase che ha dentro tutto.
Il nostro ha per ora all’attivo tre album: un LP autointitolato, un EP che si chiama “bummer” e una collaborazione killer con un produttore chiamato oilcolor. Ve li potete scaricare tutti e tre aggratis su Bandcamp. Qua sotto trovate invece il video di “Don’t Mind Me”, che ha dentro tutte le inquadrature sgranate e i clip di giovani che si spruzzano l’acqua addosso che possiate desiderare.
Elia, un tempo, era una lonely estate. Seguilo su Twitter.