Lunedì le donne sono scese in strada in Polonia per scioperare, in segno di protesta contro una proposta di legge che renderebbe illegale abortire nel paese. Le leggi attuali consentono l’interruzione di gravidanza soltanto nei casi in cui la madre del feto sia in grave pericolo di vita, o nei casi in cui la gravidanza sia stata causata da uno stupro o un incesto.
La proposta di legge è stata avanzata dall’organizzazione conservatrice Ordo Luris, che ha sfruttato una particolarità del governo polacco che consente al Parlamento di prendere in considerazione una petizione sostenuta da almeno 100mila firme. In questo caso, la petizione ne ha ottenute più di 450 mila.
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Lo sciopero è l’ultima di una serie di azioni intraprese contro le restrizioni alle leggi sull’aborto in Polonia. Negli ultimi due weekend migliaia di donne hanno riempito le strade fuori dal Parlamento nella capitale Varsavia, indossando abiti neri e brandendo cartelloni con slogan come “Girls just wanna have fundamental human rights – Le ragazze vogliono solo avere i diritti umani fondamentali.” La folla era composta da donne di tutte le età, e anche da alcuni uomini.
La Polonia ha già una delle legislazioni più restrittive d’Europa, e in molti temono che le nuove leggi possano diventare un pretesto per criminalizzare le donne e i medici. Se la richiesta entrasse in vigore, anche gli aborti spontanei potrebbero essere soggetti a indagini della polizia, mentre procedure di routine come i parti cesarei cesserebbero di essere effettuati per timore che possano causare la morte del feto.
Il professor Romuald Debski, che lavora in un ospedale di Varsavia, ha spiegato ai media polacchi: “Se ho una paziente con la preeclampsia incinta di 32 settimane dovrò lasciare che muoia assieme al suo bambino… perché se pratico un’incisione cesarea e il bambino muore, potrei finire in prigione per tre anni, perché il bambino era prematuro.”
La protesta ha tratto ispirazione dal cosiddetto Sciopero delle Donne dell’ottobre 1975, quando le donne islandesi si rifiutarono di lavorare, badare ai figli o fare i lavori di casa, per protestare contro la mancanza di pari diritti.
Le manifestanti in Polonia vogliono creare consapevolezza sulle molte difficoltà che le donne devono affrontare per l’aborto, ma la cosa è particolarmente impegnativa nel paese a maggioranza cattolica di 38 milioni di abitanti, dato che la Chiesa sostiene la proposta di legge.
Comunque, le scioperanti hanno ricevuto ampio supporto sui social, dove donne da ogni paese hanno twittato foto con l’hashtag #czarnyprotest (Protesta Nera):
Secondo il Fondo Sanitario Nazionale, nel 2014 ci sono stati 1812 aborti in Polonia, ma secondo la Federazione per le Donne e la Pianificazione Familiare, il numero di interruzioni di gravidanza si aggirerebbe attorno alle 80 mila all’anno, o ancora di più se si includono le procedure illegali e quelle intraprese all’estero.
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