Ha vinto la Brexit, “siamo fottuti”

Foto di Stefan Rousseau/PA Wire.

Dopo la vittoria del Leave al referendum per l’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea, pubblichiamo l’analisi a caldo del nostro collaboratore inglese Sam Kriss.

Il Regno Unito ha votato per andarsene dall’Europa, e questo non doveva succedere.

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In qualche modo, siamo arrivati al risultato sbagliato. Il referendum per rimanere nell’Unione Europea era una cosa totalmente politica, una piccola mossa tattica nel lungo, lento, scaltro gioco della politica di partito, e così ci siamo fregati da soli. David Cameron ha indetto il referendum per ingraziarsi gli euroscettici, per fermare l’ascesa dello Ukip e per vincere le elezioni. E soprattutto, l’ha fatto per dichiarare il proprio potere. Voleva poter fare quello che gli pareva, voleva rimodellare il paese a sua immagine. Non era politica vera, era solo un gioco politico; ci hanno detto che stavamo decidendo del destino della nostra nazione ma era solo un ologramma, un’illusione di realtà. Le battaglie che stavamo combattendo non erano quelle ma altre, e le ragioni delle battaglie erano diverse da quelle che ci hanno raccontato. Nessuno, mai, ha davvero considerato che il Regno Unito potesse fare l’impensabile e lanciarsi verso questo futuro. Questa partita a scacchi era giocata dalle macchine dell’establishment e dall’inerzia britannica; e in ogni caso, a parte un paio di vecchi nazionalisti, nessuno voleva questo risultato. Nemmeno molti dei politici pro-Brexit in prima linea, perché l’unica cosa importante per loro era la carriera. Era uno strumento, un mezzo per i loro fini, niente di più. Non era parte del piano.

Che potrebbe essere il motivo per cui alla fine il Leave ha vinto. Alle persone non piace essere strumentalizzate; a nessuno piace farsi fottere da chi si pensa più intelligente di lui. E la “possibilità”, in politica, non funziona esattamente nel modo in cui pensano gli analisti. Il voto per lasciare l’UE è sempre stato dato per perdente dal momento in cui il referendum è stato proposto a qualche settimana fa; come proposito reale è sempre stato considerato stupido e ignorante, non ci preoccupava davvero. Ma con l’avvicinarsi del referendum si è trasformato in qualcosa d’altro: non un’opzione tra opzioni, ma una possibile realtà.

Aspettatevi un sacco di cazzate nelle prossime ore, nei prossimi giorni, mentre quelli che di lavoro devono spiegare cercano di spiegare quello che è appena successo, cercano di entrare nella mente di uno che ha votato per uscire dall’Unione. Sta cominciando, già. Vaghe ipotesi sulle persone normali, i giusti che scendono in piazza contro le élite intoccabili e gli esperti accondiscendenti. Accuse mirate ai politici, che non hanno fatto abbastanza per rispondere alle domande, perfettamente ragionevoli e non razziste, sull’immigrazione. C’è anche del vero, ovviamente. Ma tutte queste preoccupazioni non razziste sull’immigrazione e questo vago disprezzo per le élite non viene dal nulla. È stato dimostrato, più volte, che l’immigrazione non fa perdere il lavoro a nessuno e non inficia i servizi pubblici. La bigotteria fa il suo, ma le persone sono preoccupate perché i giornali hanno passato mesi e anni a dire loro che hanno il diritto di essere preoccupate e non devono permettere a nessuno di mettere in dubbio questo diritto. Perché i politici che hanno assistito a decadi di impoverimento, felici di lasciare affondare qualunque cosa fosse anche solo mediamente decente nel nostro paese, sono anche stati felici di lasciare che fossero le persone meno rappresentate e precarie del paese a prendersi la colpa. L’hanno lasciato succedere. Magari non lo volevano, ma hanno lasciato che succedesse.

Ovviamente il centro di questo referendum non era davvero l’Europa, ma nemmeno era l’immigrazione, né le élite. Era un voto contro, di protesta contro il tutto, contro la vita come la conosciamo, contro il lento misero consumarsi della vita in generale e della vita inglese del 21esimo secolo in particolare. L’elettorato ha considerato questa merda e la mortalità del tutto, la vergogna della miseria quotidiana, e ha detto No. Qualunque cosa è meglio di questa, niente è meglio di questo.

È difficile dare colpe agli elettori, ma è anche vero che hanno fatto la scelta più sbagliata che potevano fare. Nessuno lo voleva, e nessuno vuole quello che verrà dopo—ma succederà comunque, perché ora l’implosione di un universo ha una giustificazione popolare. Andrà tutto molto male. Fare previsioni concrete non ha senso—non c’è modo di sapere se Cameron resterà al potere dopo essersi così spettacolarmente affossato da solo [update: poche ore fa Cameron ha annunciato le sue dimissioni], se Boris Johnson affonderà i denti in quello che ha sempre voluto, se la Scozia diventerà indipendente o l’Irlanda si unirà o torneremo all’eptarchia anglosassone.

Ci sono, però, cose che sappiamo per certo. L’estrema destra è festante, e non è così folle pensare che comincerà a darsi alla pazza gioia a suon di pugni e mazzate. Quell’illusione che chiamiamo l’economia britannica sta già cominciando a morire, i fondi pensionistici sono tracollati, il crollo della valuta significa che i risparmi non valgono più niente. Andarsene, oggi o tra qualche anno, significa che le famiglie verranno divise e le amicizie dovranno arrendersi ai confini geografici. Non vedo modo in cui le cose possano andare bene, d’ora in avanti. Il Regno Unito non si trasformerà in una potenza commerciale tutto d’un tratto, perché non abbiamo niente che il resto del mondo voglia comprare. Non entreremo in un’epoca d’oro di sovranità popolare, perché sono secoli che la stessa classe di vecchie sanguisughe controlla queste miserabile isola e lo farà sempre. Non ci sentiremo più saldi e legati—questa è una ferita fresca, e tutto quello che succederà da ora in avanti non farà che aprirne i lembi. Non hanno davvero votato per questo; hanno votato No, ed è esattamente quello con cui ci ritroviamo. Un buco nero che rischia di inglobare tutto il Regno Unito. Buona fortuna.

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