Cultura

Quella volta che un estraneo mi ha salvato la vita

"Il trauma è stato tale che ho capito cosa fosse successo davvero solo dopo un po’ di tempo."
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
uomo che affoga
Foto: Rawpixel.com.

A guardare le notizie, a volte pare che là fuori succedano solo cose brutte.

Così abbiamo preparato un antidoto sotto forma di storie finite bene: racconti di persone che salvano la vita ad altre persone in pericolo.

Nina, 22 anni, Germania

Quando avevo 18 anni mi trovavo in vacanza in Italia coi miei. Avevo litigato con mio fratello ed ero andata a fare un bagno in mare da sola. Le onde erano piuttosto alte e improvvisamente mi sono ritrovata più al largo di quanto pensassi.

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Quando da riva mi hanno visto, mio fratello si è tuffato per venire a prendermi. All’inizio non volevo il suo aiuto perché ero ancora arrabbiata, pensavo che sarei stata capace di tornare a riva da sola e ho iniziato a nuotare. Ma poi ho capito che stavo usando tutte le mie forze e non mi muovevo. A quel punto mi sono spaventata.

Le onde sembravano ingrossarsi sempre di più. Mio fratello mi ha raggiunta e afferrata, ma uno dei due finiva sempre sott’acqua. Se provava a tirarmi su, affondava lui. Nel frattempo i bagnini cercavano di venirci a prendere con una barchetta, ma la corrente era troppo forte. Ricordo ancora il volto disperato di mia madre sulla spiaggia.

Poi, un uomo si è tuffato con altri tre. Sono venuti verso di noi e lui mi ha presa. A quel punto ero completamente esausta, ma mio fratello era ancora in grado di cavarsela. Quando abbiamo raggiunto la riva ero a centinaia di metri da dove ero entrata in acqua.

Sara, 23 anni, Germania

Mi trovavo a Tel Aviv, dove ho passato un anno a studiare e lavorare. Ero alla fermata dell’autobus e stavo ascoltando la musica con le cuffie. Proprio dietro la fermata c’era una casa con una tenda scura e pesante al posto della porta e un sacco di uomini che andavano avanti e indietro. Penso che fosse un bordello.

Un anziano ingobbito mi si è avvicinato e mi ha chiesto in ebraico se potevo verificare se il suo bus era in ritardo. Parlava a voce molto bassa, quindi per rispondergli mi sono avvicinata mentre usavo il cellulare. Improvvisamente, due uomini più giovani mi hanno presa da dietro e hanno iniziato a trascinarmi verso la casa dietro la fermata.

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La strada era molto trafficata, quindi sono sicura che la scena è stata notata, ma nessuno ha mosso un dito. Ero così scioccata che non sono neanche riuscita a urlare, anche se mi sono dimenata, tirando nella direzione opposta agli uomini. Poi un tassista ha accostato, si è attaccato al clacson e ha iniziato a minacciarli di chiamare la polizia. I due uomini sono scappati e il tassista ha parcheggiato ed è venuto da me. Io ero ancora sotto shock. Mi ha chiesto come stavo e mi ha accompagnato al lavoro, gratis.

Volevo ringraziarlo, ma non l’ho mai più ritrovato. Probabilmente mi ha salvato la vita, e gliene sarò sempre grata, anche se il trauma è stato tale che ho capito davvero cosa fosse successo solo dopo un po’ di tempo.

Anna, 36 anni, Germania

Ero andata al cinema con un’amica a vedere Amici di letto. Eravamo ancora alle pubblicità prima del film quando improvvisamente mi sono resa conto che stavo avendo una grave crisi epilettica, conosciuta come “grande male”.

Ricordo solo che mi sono messa a vomitare nel corridoio tra le poltrone. La mia amica poi mi ha raccontato che due ragazzi mi hanno portata fuori e mi hanno coricata sul fianco. Hanno capito immediatamente che cosa stava succedendo, anche al buio del cinema, e sapevano come comportarsi. Non ho mai saputo chi fossero.

Colin, 28 anni, Germania

Quando ero adolescente, ero in vacanza in Kenya e sono stato punto da una medusa scatola [uno degli animali più letali del mondo] durante un’immersione. Non ho mai provato un dolore così né vomitato così tanto.

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Subito dopo la puntura ho iniziato a sentirmi male. In qualche modo sono riuscito a raggiungere la riva, ma ho perso conoscenza sdraiato sulla spiaggia, dove un passante mi ha visto ed è corso ad aiutarmi. Mi ha detto di chiamarsi Johnny Cash, ma non so se era il suo vero nome e non lo saprò mai. A ogni modo, mi ha preso un appuntamento presso un cosiddetto “stregone”, che mi ha portato a un vero ospedale nella città più vicina.

Christiana, 31 anni, Austria

Stavo aspettando la metropolitana ascoltando la musica ad alto volume, quindi non mi sono accorta che due mi si erano avvicinati alle spalle.

Mentre il treno arrivava, mi sono girata d’istinto e ho notato questi due uomini molto ubriachi che urlavano insulti razzisti. Ho avuto l’impressione che volessero spingermi sui binari.

Improvvisamente un estraneo si è messo tra me e gli uomini, ha chiesto loro che cosa stavano facendo e li ha mandati via. Le altre persone sulla banchina hanno guardato senza far nulla. Credo che fossero spaventate.

L’uomo è salito sul mio stesso treno, ma in un vagone diverso. A oggi non ho idea di chi fosse o di quale fosse il suo nome. Non l’ho neanche mai ringraziato, sul momento ero troppo traumatizzata.

Lisa, 30 anni, Canada

Stavo andando a trovare un amico ed ero un po’ in ritardo. Sono arrivata di corsa alla stazione e giù per le scale mobili e mi sono accorta che la mia metropolitana era già arrivata, quindi ho fatto uno scatto per prenderla. Era uno di quei vecchi modelli dove bisogna spingere la maniglia per aprire le porte, non si aprono automaticamente se qualcuno ci rimane in mezzo.

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La porta si è chiusa proprio mentre la varcavo, e un piede mi è rimasto incastrato, facendomi cadere a terra. Ero stesa sulla banchina e la porta era bloccata. Il treno stava per partire e io ero nel panico più totale—ero terrorizzata.

Alcune persone sul vagone sono corse a tirare la porta. Nel frattempo, altre due sulla banchina tiravano me. Erano una donna sulla cinquantina e un uomo che non ricordo.

La donna mi ha aiutata ad alzarmi e si è offerta di chiamare i soccorsi. Io ero talmente sotto shock, stavo ancora tremando, che le ho detto di lasciar perdere. Non so nemmeno se ho ringraziato. Poco dopo, mi sono ritrovata di nuovo sola. Ho raggiunto a piedi la mia destinazione.

Paul, 26 anni, Austria

Avevo la patente da appena un mese, quando sono stato invitato a una festa di compleanno in un paese vicino. Il mio piano era di andare in macchina e poi lasciarla là a fine serata. Avevo bevuto tre o quattro birre ed ero già alticcio quando qualcuno ha fatto girare una canna. Sfortunatamente non sapevo che non era erba normale, ma spice, marijuana sintetica.

Con pochi tiri ero andato. Sudavo freddo, tremavo e poi ho perso conoscenza. A oggi non ricordo le dieci ore successive. Pare che sia stato un incubo per gli altri alla festa, che abbia rotto della roba e mi sia comportato in modo aggressivo. Alcuni amici mi hanno raccontato che non stavo in piedi da solo.

Verso le 4 del mattino, ho avuto la brillante idea di mettermi al volante. Ho percorso 300 metri, non so come. La temperatura era di -10 gradi e il parabrezza era ricoperto di ghiaccio. Mi sono schiantato su un’isola di traffico in mezzo a una rotonda.

Non so se ho sbattuto la testa sul volante o sono svenuto da solo, ma di sicuro ho dormito. C’era una piccola folla che faceva foto alla macchina, ma solo un tassista si è fermato, è uscito dalla sua auto ed è venuto a prendermi. Io ho fatto resistenza, ma alla fine gli ho ceduto le chiavi dell’auto. Quando mi sono calmato, l’ha spostata e mi ha portato all’ospedale.

Lì mi sono svegliato la mattina dopo senza ricordarmi nulla dell’incidente. I medici mi hanno detto che avevo avuto un episodio psicotico. Mi hanno dato un antipsicotico e mi hanno lasciato andare.