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Ecco cosa succede se vuoi viaggiare e se sei sulla lista nera della Cina

Nel 2014 l’attivista Joshua Wong fu il volto della protesta democratica di Hong Kong. Divenuto famoso come ‘la rivoluzione degli ombrelli’, il movimento riuscii a catalizzare l’attenzione dei media internazionali per più di due mesi.

Due anni più tardi, però, Wong è stato detenuto in Thailandia per 12 ore proprio a causa del suo ruolo nel movimento di protesta.

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Secondo quanto riportato dai media locali, un funzionario governativo avrebbe confermato che una richiesta formale era stata inviata dalla Cina per impedire l’ingresso di Wong nel paese del sud-est asiatico.

Wong si era recato a Bangkok per partecipare a una serie di eventi organizzati dalla Chulalongkorn University per commemorare il massacro del 6 ottobre 1976, quando le forze governative uccisero 46 studenti.

Il leader della protesta, che compirà vent’anni settimana prossima, sostiene di essere stato fermato mercoledì mattina nel corso di un controllo doganale. A quel punto, gli agenti della frontiera gli hanno comunicato che il suo nome era su una “lista nera” senza però un apparente motivo.

I funzionari gli avrebbero sequestrato il passaporto prima di detenerlo per 12 ore. Infine, Wong è stato deportato a Hong Kong, suo paese d’origine.

Questa non è la prima volta che l’attivismo di Wong ha causato problemi ai suoi spostamenti. L’anno scorso gli è stato negato l’ingresso in Malesia dove avrebbe dovuto tenere un discorso sulla democrazia.

Wong ha scritto su Facebook che temeva che questa spiacevole esperienza si sarebbe ripetuta. La sua paura si è concretizzata quando si è trovato di fronte “più di 20 agenti” che lo aspettavano nell’area dedicata al controllo passaporti.

I funzionari si sono avvicinati e gli hanno chiesto se fosse Joshua Wong, prima di confiscare il suo passaporto e di portarlo in una cella di detenzione.

“Era da tempo che non provavo così tanta paura” ha scritto Wong, aggiungendo che l’ultima volta in cui aveva sentito come se “il cuore saltasse fuori dal petto” era quando era stato arrestato il giorno prima della nascita del movimento degli ombrelli.

Wong ha poi aggiunto che l’unica parola che è riuscito a capire è stata “blacklist”. Di fronte alle sue continue richieste di spiegazioni riguardo alla giustificazione del fermo, tutti gli ufficiali avrebbero solamente risposto “No”.

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Wong sostiene di essersi lamentato con la polizia per il trattamento, e un agente gli avrebbe risposto: “Sai, questa è la Thailandia, le condizioni sono le stesse della Cina e diverse da quelle di Hong Kong.”

Le forze dell’ordine gli avrebbero poi detto: “Sappi che possiamo trattarti bene come stiamo facendo ora, o possiamo renderti la vita difficile. Siamo certi che tu possa capire.”

In risposta a una nostra richiesta di commento, il governo di Hong Kong ha dichiarato: “Rispettiamo il diritto delle altre giurisdizioni di esercitare il proprio controllo sulle frontiere e di prendere decisioni secondo le proprie leggi. Noi non interferiremo.”

“Dopo aver saputo che al Sig. Joshua Wong era stato negato l’ingresso nel paese e in attesa del suo rimpatrio, il personale dell’ambasciata ha chiesto alle autorità thailandesi di garantire la protezione di Wong.”

Il Ministero degli Esteri tailandese non ha risposto alla nostra richiesta di commento sulla vicenda.


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