Tecnología

Esiste un casco VR che ti uccide davvero se muori in un videogioco

SAOday

Palmer Luckey, fondatore della società di tecnologie per la difesa Anduril e padre della moderna realtà virtuale, ha inventato un casco VR in grado di uccidere l’utente se questo muore nel gioco a cui sta giocando. L’ha fatto per omaggiare l’anime Sword Art Online. Luckey è anche il fondatore di Oculus, l’azienda acquisita da Facebook nel 2014 per 2 miliardi di dollari per gettare le fondamenta di Meta.

Il casco killer di Luckey assomiglia a un Meta Quest Pro, con l’aggiunta di tre moduli a carica esplosiva installati sopra lo schermo. Le cariche sono puntate direttamente al lobo frontale dell’utente e, se dovessero esplodere, ne polverizzerebbero la testa.

Videos by VICE

“L’idea di legare la vita vera all’avatar virtuale mi ha sempre affascinato—significa alzare istantaneamente la posta in gioco al massimo livello e costringere le persone a ripensare fondamentalmente al modo in cui interagiscono con il mondo virtuale e i giocatori che lo abitano,” ha scritto Luckey in un blog per spiegare il progetto. “Le grafiche sempre più dettagliate possono avvicinare l’apparenza del gioco alla realtà, ma soltanto la minaccia di conseguenze gravi può trasformarlo in realtà vera per te e per ogni altro giocatore.”

Secondo Luckey, l’anime e serie di light novel Sword Art Online (pubblicato nella sua prima edizione e forma nel 2009) ha contribuito in modo significativo alla diffusione di un interesse sempre maggiore per la realtà virtuale, in particolare in Giappone. In SAO, i giocatori indossano un casco NerveGear per entrare in un nuovo gioco intitolato appunto Sword Art Online e scoprono che uno scienziato pazzo li ha intrappolati in un mondo virtuale. I giocatori devono attraversare un dungeon di 100 piani pieni di insidie per uscire dal gioco. Se muoiono nel gioco, muoiono davvero. Luckey ha pubblicato il post riguardante il casco killer il 6 novembre, lo stesso giorno in cui il videogioco Sword Art Online viene pubblicato nella storia.

“La buona notizia è che siamo a metà dell’invenzione di un vero NerveGear. La brutta notizia è che per ora sono riuscito a inventare solo la parte che ti ammazza,” ha detto Luckey. In SAO, il NerveGear uccide i giocatori tramite un emettitore di microonde. Secondo Luckey, il personaggio creatore del dispositivo “era stato in grado di tenere all’oscuro dipendenti, ispettori e soci dell’azienda di finzione. Io sono un tipo abbastanza sveglio, ma non sono stato capace di far funzionare niente di simile, non senza attaccare il casco a delle attrezzature gigantesche.”

Incapace di ricreare alla perfezione il casco dell’anime, Luckey ha optato per dei moduli esplosivi. Li ha collegati a un fotosensore a banda stretta che rileva quando sullo schermo del casco si proietta un particolare sfondo rosso lampeggiante con una particolare frequenza. “Quando compare una precisa schermata di game-over, le cariche esplodono, distruggendo istantaneamente il cervello dell’utente,” ha spiegato.

Luckey ha detto che ha usato tre cariche esplosive che di solito usa per “un progetto diverso.” Non ha specificato di che progetto si tratti, ma la sua azienda Anduril ha vinto importanti appalti di forniture di armamenti e dispositivi di difesa al governo americano e sta già sviluppando munizioni a scoppio ritardato, tecnologie anti-drone per le forze speciali statunitensi e droni subacquei.

Luckey ha annunciato di voler continuare a lavorare su questa idea. “Sto progettando un meccanismo anti-intrusione che, come il NerveGear, renderà impossibile rimuovere o distruggere il casco,” ha detto. “Anche se potrebbero verificarsi molti malfunzionamenti che potrebbero uccidere l’utente al momento sbagliato. Ecco perché non ho ancora avuto il coraggio di provarlo in prima persona.”

Nonostante sia ormai un attore di spicco nell’industria della difesa, un pezzo di Luckey apparterrà sempre alla realtà virtuale. “Per ora, è soltanto un soprammobile da ufficio, un oggetto artistico che fa riflettere sulle vie inesplorate nel mondo del game design,” ha detto a proposito suo casco killer. “È anche, per quanto ne so, il primo esempio, fuori dalla finzione letteraria, di dispositivo VR in grado di uccidere veramente l’utente. Non sarà l’ultimo.”