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Ho chiesto ai concorrenti di Bake Off se il programma gli è servito davvero a fare i pasticceri

Concorrenti Bake off che fine fanno

L’altro giorno un dottore mi ha detto ‘Se non mi porti una torta non ti ricevo’.

L’apice dello snobismo gastronomico, subito dopo ‘Bevo solo vini naturali’ e ‘Comunque il tartufo è sopravvalutato’, è ‘Io non guardo programmi di cucina’. Intendiamoci: io non ho mai guardato un programma di cucina né con entusiasmo né con passione. Li guardo con curiosità. Per ognuno cerco di capire cosa lo renda o meno interessante per un pubblico generalista, cosa ci sia di autentico e cosa di recitato e, soprattutto, per ognuno cerco di capire cosa succeda dopo, a telecamere spente. L’ho fatto con Top Chef, con i vincitori di 4 Ristoranti, con i perdenti di 4 Ristoranti. E ora anche con Bake Off Italia.

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Il talent show viene trasmesso su Real Time dal 29 novembre 2012. Il format (britannico) è incredibilmente semplice: un gruppo di pasticceri amatoriali si sfidano preparando dolci, un gruppo di giudici valuta i suddetti dolci, a ogni puntata si elimina qualcuno e alla fine vince il più bravo, evviva. I giudici sono Benedetta Parodi, Ernst Knam, Clelia d’Onofrio, Damiano Carrara e, dall’ottava edizione ancora in onda, Csaba Dalla Zorza.

Nelle quattro edizioni prima della mia vittoria il concorrente vinceva un libro, ma comunque non si portava a casa nulla dal punto di vista economico, prendeva una percentuale ridicola, dell’1%, a fronte di un grandissimo impegno

Una particolarità che ha subito distinto Bake Off rispetto ad altri talent di cucina – Masterchef su tutti con i trope delle sfuriata dei giudici- è la zuccherosità (primo e ultimo gioco di parole sul tema) dei contenuti: i giudici sono tendenzialmente gentili, i concorrenti non vengono messi l’uno contro l’altro, perfino i colori sono pastello. Sarà questo che ne ha decretato il successo? O il pubblico ha semplicemente voglia di stordirsi con la visione di glassa da zucchero a pioggia e grattacieli di soffice pan di spagna?

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Carlo Beltrami, Clelia D’Onofrio e Benedetta Parodi | Foto per gentile concessione di Carlo Beltrami

Ho deciso di parlare con alcuni degli ex concorrenti del talent per capirne di più. Premetto subito una cosa: è stato davvero difficile entrare in contatto con loro. Ho provato a contattare sui social circa una ventina di ex concorrenti, non avendo altri contatti, e mi hanno risposto in sei. Quando poi si è trattato di organizzare le interviste vere e proprie, il numero di persone effettivamente reperibili è sceso a tre (una quarta, per fortuna, la conoscevo personalmente). Mai in tutta la mia carriera da giornalista mi è capitato di venire così sistematicamente ignorata.

Partecipare a Bake Off è stato tosto: ci alzavamo sempre prestissimo e non andavamo mai a letto prima di mezzanotte.

Cosa ne dobbiamo dedurre? Che la popolarità degli ex concorrenti, anche di quelli che sono tornati ai loro lavori precedenti e non hanno proseguito nella strada della pasticceria, è tale che non hanno certo bisogno di interviste, anzi, vogliono addirittura tenersi lontani dai riflettori? Che dietro le quinte di Bake Off si annidano segreti inverecondi che non possono essere svelati? Propendo per la prima opzione e sono sinceramente contenta per loro.

Un’altra doverosa premessa : prima delle interviste mi aspettavo di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che smontasse l’immagine patinata e sorridente del programma. E invece, se escludiamo una trascurabile polemichetta, non ho trovato nulla se non lodi, bei ricordi, ringraziamenti. Tutto è come sembra. Knam è il giudice burbero, ma impeccabile che non si lascia mai sfuggire una parolaccia, Parodi l’eterea epitome della grazia, D’Onofrio la nonna severa ma giusta che tutti avremmo voluto avere. Carrara è bellissimo e la bellezza, lo sappiamo, giustifica già una presenza in televisione (ovviamente sto scherzando, è un pasticcere con una lunga carriera televisiva anche all’estero, e tanto perché lo sappiate il sessismo al contrario non esiste). Bake Off proviene da un mondo parallelo, abitato anche da Alessandro Borghese, in cui si riesce a fare una televisione sobria, in cui vince il più bravo e non il più notiziabile, in cui i concorrenti che superano l’implicita linea tra il Bene e il Male vengono eliminati. Bake Off è la versione migliore di tutti noi, che se sbagliamo a fare la frolla non bestemmiamo ma ci rimettiamo a impastare e alla fine, anche se la crostata viene brutta, una lezione l’abbiamo imparata e dopotutto la cosa più importante è fare colazione con i nostri cari.

Se cercate pettegolezzi succosi cambiate pagina.

Carlo Beltrami, vincitore di Bake Off Italia 5, 40 anni

Io di mestiere facevo il serramentista, lavoro che continuo a fare part-time, ma nel frattempo ho aperto un laboratorio di pasticceria su ordinazione, per privati ed eventi, insieme a un’altra ex concorrente, Rosalind.

“Avevo già fatto i casting a Masterchef ma non ero passato. Mia moglie e le mie figlie mi hanno spinto a fare il provino. Partecipare a Bake Off è stato davvero tosto: ci alzavamo sempre prestissimo e non andavamo mai a letto prima di mezzanotte. E poi il caldo, lo stress, il turbinio di emozioni… però è stata un’esperienza bellissima, mi sono fatto tanti nuovi amici, sono andato d’accordo quasi con tutti.

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Carlo Beltrami vincitore di Bake Off | Foto per gentile concessione dell’intervistato

E anche con i giudici, mano a mano che andavamo avanti con il programma, si è creato un rapporto bellissimo. Ad esempio Benedetta Parodi ha mandato un video messaggio a mia figlia, a cui mancavo moltissimo, per rassicurarla e dirle di portare pazienza, perché il papà sarebbe tornato presto. Io di mestiere facevo il serramentista, lavoro che continuo a fare part-time, ma nel frattempo ho aperto un laboratorio di pasticceria su ordinazione, per privati ed eventi, insieme a un’altra ex concorrente, Rosalind.

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Carlo Beltrami e Rosalind | Foto per gentile concessione dell’intervistato

Nelle quattro edizioni prima della mia vittoria il concorrente vinceva un libro ma comunque non si portava a casa nulla dal punto di vista economico – si prendeva una percentuale ridicola, dell’1%, a fronte di un grandissimo impegno. A me non è mai stato proposto. Meglio così.

Io ho avuto la fortuna di partecipare al torneo dei vincitori, Bake Off Italia All Stars Battle, e di vincerlo. Quindi non sono, diciamo, passato subito in secondo piano: mi hanno contattato molti brand per fare da testimonial o per fare show cooking. Mi ha cambiato proprio la vita. Prima avevo una quotidianità stabile, regolare e prevedibile, Bake Off mi ha spronato a mettermi in gioco. Chi viene al mio laboratorio per la prima volta lo fa principalmente perché mi ricorda come Carlo di Bake Off.”

Alice Balossi, concorrente di Bake Off Italia 2, 34 anni

Devi mandare a memoria un sacco di ricette e finisci per studiartele di notte

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Foto per gentile concessione di Alice Balossi

“Avevo visto la prima edizione e mi era piaciuto molto. All’epoca lavoravo nell’agenzia di assicurazione di famiglia, ma sentivo di avere bisogno di qualcosa di nuovo. Considera che faccio casting da quando sono ragazzina quindi per me non è stato difficile fare il provino. Quando sono arrivata lì ho capito che c’era una differenza sostanziale tra chi aveva preso il programma come una sfida personale e basta e chi, come me e altri giovani, voleva che da lì nascesse qualcosa di nuovo. Noi eravamo davvero emozionati e stressati.

Devi mandare a memoria un sacco di ricette e finisci per studiartele di notte. E poi sono tutte simili, burro, uova, zucchero, una confusione pazzesca. I ritmi di registrazione sono lunghi: cominci la mattina e vai avanti finché ce n’è, a volte fino a mezzanotte. Si registrava tutti i giorni, ogni tanto facevamo un paio di giorni di pausa.

Io sono arrivata quinta. Se lo consiglio? Sì. A me è servito molto quando ho aperto il mio blog e i miei profili social da cui poi ho iniziato a lavorare. Però io ho voluto cambiare lavoro tardi, a 28 anni. Non avevo tempo né soldi per fare mesi di corso e nelle pasticcerie non mi avrebbero preso perché ero già troppo in là con l’età, quindi ho scelto di fare un corso serale di pasticceria e Bake Off. A un ragazzino comunque consiglierei di fare prima la scuola: ti dà le basi.”

Mariangela Plebani, concorrente di Bake Off Italia 2, 43 anni

Peccato che poi mi sia venuta una trombosi – troppo stare in piedi, troppo stress… mi hanno operato e ho dovuto ritirarmi.

“Per me è stata una sfida. Mi sono detta: l’anno prossimo sarò lì. E ce l’ho fatta. E pensare che non cucinavo dolci – solo salato. Ho mandato un messaggio su Instagram a Damiano Carrara, quel figo della Madonna, mostrandogli una mia creazione, e lui mi ha risposto incitandomi a continuare. Ho scoperto di avere un talento straordinario per il cake design.

Durante il programma mi sono dovuta fare una gran gavetta, l’unico dolce di cui avessi già la ricetta era il tiramisù. Però è stato bellissimo. Peccato che poi mi sia venuta una trombosi – troppo stare in piedi, troppo stress… mi hanno operato e ho dovuto ritirarmi. Ma vorrei tornare a un’altra edizione, per ora però nessuno mi ha contattato. Mi ha comunque dato una grandissima popolarità. La gente mi ferma per strada – anche con la mascherina! Ho notato che mi riconoscono soprattutto cassiere e infermiere. L’altro giorno un dottore mi ha detto ‘Se non mi porti la torta non ti ricevo’. Il mio sogno sarebbe aprire una pasticceria in stile country con dolci inglesi e americani.”

Elisa Sommariva, semifinalista di Bake Off Italia 1, 25 anni

È stato un trampolino di lancio che mi ha dato i contatti, ma poi ho fatto studi specifici, un anno di apprendistato da Luca Montersino e altre esperienze.

“Quando ho partecipato a Bake Off avevo 18 anni, ero appena uscita dal liceo e avevo un’incredibile passione per la pasticceria. Era la prima edizione e non si sapeva cosa fosse ma tutti mi dicevano che ero bravissima e volevo mettermi alla prova. Per me è stato molto bello, ero la più piccola, sia i giudici che i concorrenti mi trattavano bene e mi sono fatta belle amicizie. In generale è un’esperienza che consiglio caldamente se la si vive nel modo giusto, però se un concorrente vuole davvero fare il pasticcere consiglierei di farti prima delle basi.

Per me è stato un trampolino di lancio che mi ha dato i contatti, ma poi ho fatto studi specifici, un anno di apprendistato da Luca Montersino e altre esperienze. Diciamo che mi ha fatto capire che la pasticceria era la mia strada e dovevo continuare a imparare. Quest’anno ho finalmente aperto il mio laboratorio di pasticceria artigianale a Melegnano e, nonostante l’anno difficile, sono molto contenta di come stanno andando le cose.”

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