Se Walter White avesse venduto la sua metanfetamina su Silk Road invece che tramite boss della droga e gang criminali, forse Breaking Bad non avrebbe avuto una gran trama, ma White avrebbe fatto un sacco di soldi. E probabilmente sarebbe cambiato anche il finale della serie.
Questo, in sintesi, è il ragionamento fatto da chi sostiene lo sviluppo di un mercato per le sostanze illecite più sicuro e più etico.
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La compravendita di droghe online, agevolata dalla nascita di cripto-valute come i bitcoin, non è solamente meno pericolosa: garantisce anche una scelta più ampia di prodotti, un servizio clienti migliore, e sempre più garanzie per gli utilizzatori attenti agli aspetti etici, che apprezzano quando l’oppio proviene dal commercio equo-solidale o se la cocaina è conflict-free.
In altre parole, il business della droga si sta gentrificando. A farne le spese sono gli intermediari e la polizia antidroga, la quale guadagna dalla lotta agli stupefacenti. E questa, secondo James Martin, un professore di criminologia della Macquarie University in Australia, è una buona cosa.
Nel 2014 Martin pubblicato un libro, Drugs on the Dark Net, in cui spiega come i cripto-mercati stiano trasformando il commercio della droga.
VICE News ha incontrato l’autore per approfondire il funzionamento del processo di gentrificazione del mercato della droga.
VICE News: Hai passato un sacco di tempo navigando sul dark net alla ricerca di droghe in vendita. Che cosa hai scoperto?
Martin: Sono quattro le aree di ricerca che tratto nel libro. Prima di tutto analizzo che cosa siano questi siti: sono fatti solo per il cyber-crime o sono qualcosa di più? Rispondendo a questa domanda ho scoperto che sì, sono sicuramente qualcosa di più—sono delle community. Ho notato un vero senso di coinvolgimento politico.
C’è una consapevolezza di quanto sia ideologica la guerra alla droga, una convinzione tra gli utilizzatori che quello che stanno facendo sia costruttivo da un punto di vista sociale, e che sia lo stato a creare i danni più grossi criminalizzando le droghe e indirizzandole nelle mani degli spacciatori violenti.
Altra cosa interessante da sottolineare è una sorta resistenza collaborativa tra i vari siti: quando uno dei portali viene chiuso, si può notare un afflusso di utenti verso quelli ancora aperti.
Loro ne parlano in termini di “migrazione”, dicono cose come “ci sono gruppi di rifugiati da Silk Road o Black Market Reloaded sul nostro sito.” E ci sono dibattiti tra chi pensa che “i rifugiati stanno rallentando il sito” e chi invece sostiene che “No, dobbiamo dare loro il benvenuto.”
Rispecchiano i dibattiti reali tra chi vorrebbe una società più inclusiva e accogliente, e chi invece il contrario.
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In che modo questo supporta la crescita di un mercato della droga più etico?
Se paragoni i network tradizionali di distribuzione delle droga con quelli online, questi ultimi offrono un’alternativa meno nociva perché tagliano fuori molti intermediari. Ciò comporta anche prezzi più competitivi e una minore alterazione del prodotto.
Le droghe passano da un numero minore di mani; puoi persino trovare produttori di droga che vendono direttamente ai propri clienti.
Hai presente Breaking Bad? La storia di Walter White sarebbe stata completamente diversa se, invece di dover fare affari con i membri dei cartelli della droga rimanendo invischiato nell’aspetto più losco del business, fosse stato in grado di produrre la sua metanfetamina a casa e venderla online. Avrebbe fatto una fortuna. Non sarebbe stata una storia altrettanto interessante, certo; ma sarebbe riuscito a vendere direttamente ai suoi clienti.
Il mercato online della droga da più potere ai “bravi” produttori di droga, o quelli che creano i tipi di sostanze che la gente cerca. Puoi rendere riconoscibile il tuo marchio e instaurare una relazione diretta con i tuoi clienti, impossibile nei tradizionali network di distribuzione della droga.
Che effetto hanno i cripto-mercati sull’applicazione delle leggi?
Come suggerisce lo studio, per la polizia è un incubo. Da un lato perché le droghe sono molto difficili da rintracciare; poi anche perché, per intraprendere un’azione giudiziaria, non basta una semplice operazione dove un agente sotto copertura si finge un cliente, rintraccia droga e spacciatore e si ritrova in mano tutte le prove da presentare in tribunale.
Nel mondo online la droga viaggia attraverso paesi diversi, le transazioni finanziarie sono impossibili da tracciare; non c’è nessun documento che attesta la compravendita e per quanto riguarda la persona a cui viene spedita la droga, non è detto che ci siano delle prove che l’abbia effettivamente ordinata. Gli basterebbe tranquillamente negare.
Anche da un punto di vista strategico le autorità hanno un problema. La dottrina della lotta alla droga si basa su uno stereotipo: quello che ritrae gli spacciatori come dei maniaci violenti, con istinti omicidi, determinati a far diventare i nostri figli dei tossici.
‘Questi siti mostrano un modo in cui la vendita delle sostanze potrebbe funzionare in modo ordinato e senza creare danni alla società.’
Il commercio online mostra che, in realtà, queste persone sono molto più simili a imprenditori che sostengono la non-violenza e sono in armonia con i bisogni e le sensibilità dei propri clienti. Offrono rimborsi se la droga non arriva a destinazione o se i acquirenti non sono rimasti soddisfatti dalla consegna della merce.
Quello che ti colpisce analizzando questi siti è che tante conversazioni sono banali—trattano di piccoli ritardi nei tempi di consegna e altre cose che normalmente non assoceremmo al traffico di droga.
Questi utilizzatori e venditori “socialmente consapevoli” che si incontrano online sono le stesse persone che stanno facendo pressioni per una legalizzazione completa della droga?
Non puoi mai conoscere la vera identità delle persone. Una linea di demarcazione molto netta divide le personalità online e offline di una persona e c’è una forte volontà di rispettare l’anonimato. Ma credo sia abbastanza semplice affermare che chi usufruisce dei cripto-mercati vorrebbe vedere la fine della guerra alla droga e del proibizionismo.
In un certo senso, lo stanno mettendo in atto: stanno mostrando un modo in cui la vendita delle sostanze potrebbe funzionare in modo ordinato e senza creare danni alla società.
Ma se da una parte questo elimina alcuni rischi, dall’altra estromette un’intera categoria di persone che non hanno l’accesso o le conoscenze tecniche per vendere o acquistare droga online.
Questo è un aspetto che non è stato valutato, ma è una delle criticità di questi siti.
La lotta alla droga ha un impatto maggiore sulla gente povera, sulle minoranze etniche e sui gruppi ai margini della società. Questi sono i gruppi di persone che in ogni caso non avrebbero avuto una grossa presenza sui cripto-mercati perché, per accedervi, devi avere un conto in banca, un computer e un minimo di abilità tecniche. Quindi stiamo parlando di un tipo di utenza che appartiene al ceto medio e non di un senzatetto dipendente dal crack o dall’eroina.
Il tipo di persone che stanno usando questi siti corrispondono dunque grosso modo a chi è già protetto dalle conseguenze più gravi dello spaccio. Mentre gli spacciatori “tradizionali” continueranno a vendere in modo tradizionale, perché è improbabile che i loro clienti usino questi siti.
Quindi i cripto-mercati sono un po’ come degli spazi esclusivi, alla moda?
Sono dei mercati gentrificati.
I criptomercati stanno cambiando la cultura dello spaccio di droga?
La tecnologia porta alcuni cambiamenti nelle dinamiche dello spaccio. Uno spacciatore tradizionale ha bisogno di mantenere un’immagine pubblica che incuta timore. Questo perché il suo nemico principale non è la polizia ma, più probabilmente, gli spacciatori e i gruppi criminali rivali che sanno di poterlo derubare o uccidere senza che lui possa contare sulla protezione della società o della polizia. Quindi ha bisogno di avere una personalità forte.
Al contrario, nel mondo virtuale non ci si comporta in quel modo e si può tranquillamente dire, “Ok, offriamo rimborsi e droghe che sono socialmente progressiste e prodotte in modo etico.”
‘Se provi a tenere un’immagine pubblica da duro non dirai mai cose come, “A proposito, nessuno è stato danneggiato dalla produzione di questa cocaina e, se la qualità non ti soddisfa, ti diamo uno sconto del 30 per cento sul tuo prossimo acquisto.”
Se provi a tenere un’immagine pubblica da duro non dirai mai cose come, “A proposito, nessuno è stato danneggiato dalla produzione di questa cocaina e, se la qualità non ti soddisfa, ti diamo uno sconto del 30 per cento sul tuo prossimo acquisto.”
I cripto-mercati sono destinati a occupare uno spazio di nicchia nel commercio di droga, senza la possibilità di soppiantare le tradizionali reti di distribuzione delle sostanze?
Dipende. In un certo senso noi ricadiamo nello stereotipo secondo cui la maggioranza di coloro che usano droghe sono barboni squattrinati, ma questo non è vero. Secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) il 90 per cento degli utilizzatori di sostanze illecite non sono persone problematiche: sono persone che hanno un lavoro, che non ti aspetti facciano uso di droga.
Credo che per quanto riguarda il potenziale di trasformazione i cripto-mercati stiano attraversando ora la stessa fase che il commercio online legale ha vissuto negli anni ’90, quando i grandi magazzini dicevano “un business che si aspetta che la gente compri occhiali o scarpe online non prenderà mai piede, la gente continuerà a voler andare nei negozi per comprare queste cose.”
Guarda in che condizioni si trovano quei grandi magazzini adesso: sono falliti. Ci sono forti motivi legati allo sviluppo tecnologico per cui il commercio online funziona meglio sia per i clienti che per i venditori. E diventerà sempre più grande.
Cosa pensi delle critiche secondo cui il commercio di droga online rischierebbe di spingere persone che non avrebbero mai cercato droga per strada a sviluppare una dipendenza dato che ora possono avere un facile accesso a queste sostanze tramite il loro computer?
Le capisco, ma credo che si fondino su una logica sbagliata. Se parli con un qualunque utente di questi siti capisci che non sono così facili da usare, anche se te ne intendi di tecnologia. Per prima cosa, non capiterai mai su uno di questi siti per caso. Non è come essere a una festa e qualcuno ti offre una canna, o incroci uno spacciatore che cerca di venderti qualcosa.
Non puoi accedere a questi siti senza volerlo fare intenzionalmente, non sono facili da usare. O meglio sono facili da trovare se li cerchi, ma non li puoi trovare casualmente.
‘Questo concetto si è dimostrato fallimentare. Sono passati 40 anni e oggi se analizziamo il mercato della droga vediamo che è più grande di quanto sia mai stato. Le droghe sono più facilmente accessibili e più forti di sempre e nel frattempo abbiamo arricchito generazioni di spacciatori e sbattuto in prigione generazioni di utilizzatori non violenti.’
L’altro punto è che, se vuoi usare uno di questi siti, hai bisogno di un conto corrente che devi poi collegare a un portafoglio bitcoin, e hai bisogno di comprare bitcoin o qualche altro tipo di cripto-valuta.
Non sono ostacoli insormontabili, ma credo che si possa tranquillamente sostenere che se uno è disposto ad arrivare a questi estremi è probabile che faccia lo stesso per trovare delle droghe in discoteca, per esempio.
È molto più facile acquistare droghe nei metodi più tradizionali – anche se non saranno necessariamente le droghe che vuoi o di buona qualità.
Ma c’è qualche pericolo collegato al fatto che adesso possiamo avere un mercato della droga che è alla moda ed equo-solidale? Questo rende le droghe più attraenti?
Faccio fatica a giudicarlo come una brutta cosa. Se riusciamo a ripulire il mercato della droga e renderlo meno violento e la gente lo trova più attraente perché è meno violento… Io credo che quella sia la logica sbagliata che sta dietro alla lotta alla droga: loro dicono, “Se facciamo diventare questa roba poco attraente e pericolosa, allora la gente smetterà di assumerla.”
Chiaramente questo non è vero—il concetto si è dimostrato fallimentare. Sono passati 40 anni e oggi se analizziamo il mercato della droga vediamo che è più grande di quanto sia mai stato. Le droghe sono più facilmente accessibili e più forti di sempre e nel frattempo abbiamo arricchito generazioni di spacciatori e sbattuto in prigione generazioni di utilizzatori non violenti.
L’idea di trasformare il business della droga in un incubo per mezzo di una politica governativa ha fallito miseramente. I cripto-mercati presentano un’alternativa diversa; un’alternativa meno violenta, credo. Nel complesso, un’alternativa migliore.
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Ma le autorità competenti sembrano voler perseguire questi siti in modo aggressivo. Quanto è difficile questo compito per loro?
Molto: le autorità stanno perdendo la guerra alla droga da quando è iniziata, e il motivo è che le droghe sono un business enorme. Stiamo parlando di miliardi di dollari l’anno. Quando hai quel tipo di richiesta, le autorità possono fare quello che vogliono ma non vinceranno mai quella guerra. È semplicemente un discorso economico.
Stanno già perdendo la battaglia contro il traffico di droga convenzionale.
‘Il fatto che questi siti non terrorizzino la gente allo stesso modo diventa, a lungo andare, un problema molto serio per un’organizzazione come la DEA.’
La guerra digitale contro la droga è molto più complessa e difficile da portare avanti perché, come ho detto, provare a raccogliere prove online è molto più complicato che organizzare un blitz antidroga tradizionale. I dipartimenti di polizia locale non possono fare nulla a proposito. Non hanno le risorse, e le grandi agenzie come l’FBI o la DEA sanno tutto di questi siti ma stanno veramente facendo fatica.
Perfino questi colossi non riescono a decifrare il criptaggio che i siti utilizzano. Ci sono voluti due anni e mezzo di indagini per bloccare Silk Road, e anche in quel caso pare che ce l’abbiano fatta grazie a un’operazione sotto copertura e senza comunque riuscire a penetrare i codici di criptaggio. Sia il modello di business che la tecnologia, quindi, funzionano ancora.
Credi che le forze di polizia alla fine dovranno solamente concentrarsi sugli aspetti più sgradevoli del traffico, ignorando così i venditori online non violenti?
Penso che la posta in gioco per le forze di polizia sia molto alta. Uno dei grossi rischi per loro è che questi siti effettivamente offrono un’alternativa meno dannosa. Chiaramente non spaventano la gente, come gli stereotipi sugli spacciatori—e non sono solo stereotipi.
Se prendiamo in considerazione le guerre della droga in Messico, per esempio, vediamo che coinvolgono personaggi veramente spaventosi. Il movimento proibizionista incentra la propria comunicazione su questa gente, questi gangster messicani terribili, per intimidire la popolazione e farle sostenere le politiche repressive.
Il fatto che questi siti non terrorizzino la gente allo stesso modo diventa, a lungo andare, un problema molto serio per un’organizzazione come la DEA. La sua intera esistenza è basata sul divieto delle sostanze illecite. Se la droga fosse improvvisamente legalizzata, quell’organizzazione smetterebbe di esistere—e ciò comporterebbe la fine di carriere e di milioni di dollari di finanziamenti.
È la gente che lavora in queste istituzioni ad avere un interesse diretto a portare avanti il proibizionismo.
‘Se sei un trafficante di droga o una gang di strada non li vedrai molto di buon occhio, perché possono potenzialmente rubarti il lavoro.’
Sei dell’opinione che i criptomercati rappresentino uno sviluppo positivo?
Dipende da chi sei. Se sei un commerciante di droga sono fantastici, perché puoi vendere direttamente ai tuoi clienti e tenere una grossa percentuale dei profitti per te.
Se sei un consumatore, sono un passo avanti perché ti permettono di trovare una gamma di prodotti molto più ampia tra cui scegliere; inoltre, ti danno la possibilità di trovare droghe di alta qualità rispetto alle fonti d’approvvigionamento tradizionali.
Se sei un trafficante di droga o una gang di strada non li vedrai molto di buon occhio, perché possono potenzialmente rubarti il lavoro proprio come il commercio online ha fatto fallire i punti vendita.
Per quanto riguarda le forze di polizia, si tratta di un quadro confuso: se sono interessate a continuare con il proibizionismo e gli arresti per droga allora è uno sviluppo abbastanza negativo perché i cripto-mercati renderanno il loro lavoro molto più difficile.
Ma se le forze di polizia sono interessate alla sicurezza pubblica – quello che io credo dovrebbe essere la loro massima priorità – allora questi siti offrono un’alternativa positiva, perché hanno la capacità di ridurre la violenza sistemica che accompagna il commercio di stupefacenti.
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Foto di r0bz via Flickr, rilasciata su licenza Creative Commons