Se fai musica, essere uno stereotipo non è così banale. Devi fare attenzione a cosa scegli di rappresentare. Se ti impegni, so benissimo che riuscirai pure tu ad essere, per esempio, il rapper anonimo che collabora con Emis Killa e fa i guadrini. O ancora meglio, inserire in un tuo discorso la parola “hardcore” e “underground” e credere di aver conquistato l’universo di chi si veste di nero e va al Plastic con le toppe dei Crass. La cosa triste è che probabilmente è così, ma vabe’, prendiamoci a picconate sulla cornea e lasciamo stare.
Questo contorto preambolo per introdurre degli artisti che il Mare Nostrum colmo di merda appena descritto l’hanno aggirato DAVVERO—è così, giuro—e che nel dubbio ci consigliano di sotterrare il nostro underground più di sei metri sottoterra.
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Per chi non li conoscesse, i DSA Commando sono MacMyc, Heskarioth, HellPacso, Krin e Sunday ai beat. Vengono da Savona, e posso capire lo svantaggio della cosa perché sono di Arezzo. I loro dischi da ormai diversi anni allietano la mia giovane anima disturbata, che com’è noto predilige il male e il putrescente alla serenità. Tanto per capirsi, questo è cosa mi viene in mente se dico “DSA Commando”.
Sono in giro dal 2003, hanno sfornato tre dischi in full lenght, cruenti quanto basta per rendermi felice pure quando vedo gente che pubblica gli Arcade Fire. Ricordo scene di me in lacrime su “Notturni”, e ogni tanto, anzi molto spesso, mi piace augurare il ritornello di “La Ballata dell’Amara Sconfitta” alle persone [Magari perdi il controllo, l’orgoglio, il rispetto della gente, le chiavi di casa o le gambe in un incidente.]
Sulla loro pagina hanno annunciato l’uscita di un nuovo full length, Le Brigate Della Morte, che conterrà tutti quei pezzi che negli ultimi dodici mesi sono usciti su Internet senza appartenere a nessun album specifico, oltre a un paio di inediti, che non fanno mai male. Uno di questi è “Flashback”, il cui video esce oggi ed è qua sotto. Presabbene no? Sì, quindi ho deciso di chiamarli per farmi una lieta e celere chiacchierata aka intervistarli. Nota divertente: la mattina dell’intervista c’era sciopero dei mezzi (bestemmia uno) e una volta arrivata in ufficio, camminandomela per un po’ come questo utilissimo report mi ricorda, mi accorgo che al piano di sotto stanno facendo i mega lavori con i trapani e che comunicare anche solo con il proprio cervello è pressoché impossibile (bestemmia due). È stato molto bello chiamare Hellpacso, Myc e Sunday. Non sembrava di essere sulla Striscia di Gaza. Non era frustrante. Con immensa fatica nell’estrapolare queste preziose parole, ecco di cosa abbiamo parlato quella mattina.
Noisey: Ciao ragazzi. Partiamo subito con Le Brigate Della Morte, disco che finalmente raccoglie tutto quello che di vostro girava su Internet negli ultimi tempi. Me ne parlate?
Hellpacso: Sì, è una raccolta di pezzi che abbiamo fatto negli ultimi dieci anni, che erano fuori dai dischi, non ufficiali. Poi ci sono due inediti, tra cui “Flashback”.
Sunday: C’è anche una versione nuova di “Destroy The Enemy”, che all’epoca non è stata trattata col giusto riguardo, e ci abbiamo pensato adesso… Non è un punto di arrivo, non è un greatest hits, è una tappa. Un segno che marchia i nostri dieci anni di attività. Siamo un po’ vecchia scuola e ci piace avere un cd fisico che contenga i nostri lavori. I pezzi che girano solo su Internet sono precari, difficili da trovare se non gli stai dietro. C’era bisogno di qualcosa di fisico che li contenesse. Tanti fan ci scrivevano “Ma in che disco è questa canzone?” e noi dovevamo dir loro “In nessuno”. Ci rispecchia molto questo cd, ma non è un traguardo.
Myc: Per la copertina infatti abbiamo usato delle grafiche del film Distretto 13 – Le Brigate Della Morte, non una grafica nuova e inventata. Questo disco non ne aveva bisogno.
Dieci anni di death rap/horrorcore o come lo volete chiamare. Non vi siete mai allontanati dal vostro stile, il che vi fa onore.
Hellpacso: Abbiamo cercato di rimanere così fin dal primo disco, nonostante il genere potesse interessare a più persone, come in questi anni. Il nostro è rap underground, è stato influenzato da più generi e artisti, molto diversi tra loro.
Tipo?
Sunday: Mah, svariati. Non Phixion, Onyx, Psycho Realm, Goretex, Company Flow, Cypress Hill ma anche roba punk e metal. Dogstar, Angelic Upstarts… Le nostre influenze sono da sempre eterogenee. Io poi mi occupo delle basi, figurati…
L’autoproduzione e il DIY sono vostre caratteristiche che aggiunte allo stile che avete fanno sì che il vostro pubblico sia svariato. Ai vostri concerti ci sono tutti: b-boy fieri, punk, crust. Non credo che il contatto con più realtà musicali sia casuale.
Myc: Ai nostri concerti c’è gente proveniente da ambienti musicali diversi, e in genere fanno tutti un gran casino sotto il palco. Il calore che riceviamo è fortissimo, ne siamo felicissimi. Pogano, si lanciano…
Sono venuta a vedervi al Cox tempo fa, c’erano pure i Serpe in Seno… Che bomba di concerto, sia voi che loro. Che interazioni avete con gli altri rapper in giro?
Hellpacso: Con la scena rap italiana siamo sempre stati diffidenti. Ci siamo sempre fatti gli affari nostri, non abbiamo collaborato praticamente con nessuno, tranne che con 16 Barre di recente. Per scelta eh, non ci piacciono le collaborazioni fatte a tavolino, quelle cose lì. Se facciamo un featuring con qualcuno è perché lo conosciamo di persona e ci andiamo d’accordo. Se non conosci la persona, è inutile che ci fai una canzone, lo senti che è forzata.
Eccome se lo senti. Cosa ne pensate del parallelismo col Truceklan? In molti vi associano a loro, anche se per me, soprattutto adesso, ci sono differenze stilistiche abissali. Oltre al fatto che il Tklan praticamente non esiste più.
Sunday: Loro hanno sempre fatto le loro robe, noi siamo più piccoli, siamo arrivati un po’ dopo. Ci hanno sempre detto che copiamo, oppure ci hanno messo in competizione con Truceklan/Truceboys… Noi non ce l’abbiamo con loro.
Myc: Poteva esserci una competizione qualche tempo fa, al giorno d’oggi le nostre cose sono completamente diverse dalle loro. Chi ci associa ora al Truceklan non ha capito un cazzo.
D’accordissimo. Il fatto di provenire dalla provincia ha giovato all’aggressività e al veleno che scaturisce dai vostri testi, e lo capisco molto bene perché sono di Arezzo. Per questo vi differenziate dai rapper provenienti dalle grandi città, che sicuramente hanno avuto altri tipi di realtà…
Myc: Ce la siamo vissuta in modo molto più personale rispetto ai gruppi che possono arrivare da una grande città. Anche perché noi come persone certe situazioni non ce le viviamo, il corso dell’hip hop vissuto nella città per noi, che viviamo a Savona e facciamo la nostra musica, non esiste. Non c’è la scena gigantesca che c’è a Milano o a Roma. Ci sono altre tendenze, fai le cose per gusto tuo personale, non per moda.
Sunday: Una dei pochi aspetti positivi di essere della provincia è che siamo meno influenzati dal resto, non c’è qualcosa da seguire qua. Qua bisogna inventarsi tutto da zero.
Hellpacso: Moriremo qua, inchiodati. È la nostra croce…
Sunday: A qualcuno staremo pure sul cazzo, ma ci abbiamo fatto il callo a questa vita, siamo abituati. Non ne sognamo una nuova, cerchiamo di farci questa. Il fatto di essere legati a Savona è solo una questione territoriale. Devi andare avanti tu, la provincia è solo dove vivi.
Myc: Ad Arezzo ci ho visto i Cypress Hill comunque… Sei ore di macchina per l’andata e sei per il ritorno.
Quando ancora c’era l’Arezzo Wave e io ovviamente ero troppo infante per interessarmene. Vabe’. Avete sempre fatto tutto da soli, da Adenopromo a Retox, aiutandovi solo con la diffusione via Internet. Parlatemi di questa scelta.
Sunday: All’inizio era perché evidentemente nessuno aveva interesse in quello che facevamo. Poi la gente ha iniziato a interessarsi, ma a quel punto è diventata una nostra scelta mantenerci indipendenti. Le Brigate Della Morte è stato fatto con amici, dalla produzione alla grafica, sono cose che ci paghiamo sempre di tasca nostra.
Hellpacso: Abbiamo sempre fatto da noi. Per le grafiche contattiamo amici di fiducia di solito, gente di mestiere. La copertina di Retox è una specie di visione che avevamo avuto, realizzata da Justin Osbourn, un grafico Statunitense che abbiamo contattato ai tempi.
Myc: È difficile affidarsi a chiunque passi, non so come facciano gli altri. Anche solo la distribuzione del nostro materiale, la facciamo noi. I nostri dischi, magliette, etc. li vendiamo ai live o via Internet. C’è qualche disco nostro in qualche negozio strategico in giro per l’Italia, ma per il resto basta.
Non c’è molta gente in giro che fa così, specie se si parla di rap.
Myc: Certa gente in Italia si compiace di avere “l’attitudine hardcore” o “indipendente”, ma per noi non c’hanno capito un cazzo. Il vero hardcore, il vero autoprodursi, non è quello che fanno loro.
Hellpacso: Non basta una camicia a quadri per essere hc. Siamo circondati da gente che proviene da questi ambienti finti e torbidi, e non dico che ci stanno tutti sul cazzo, ma quasi.
Nei testi evocate scenari paranoici e nichilisti, universi in cui vi servite di elementi macabri e putrescenti per esorcizzare gli orrori della società. A completarli ci sono le basi apocalittiche, quasi ossessive, un’alchimia perfetta. Come nascono queste figure?
Myc: Fondamentalmente siamo delle persone paranoiche, è inevitabile che produciamo testi e suoni paranoici. Usiamo le esagerazioni grottesche, spaventose, tipo in “Ultimo Mondo Cannibale”. C’è una realtà impossibile, ma che vuole sconvolgerti tanto quanto dovrebbe farlo la realtà possibile che vivi tutti i giorni. Ognuno a suo modo può percepire cose differenti da quello che scriviamo, bellalì, non sta a noi spiegargli il vero senso. Uno si fa un viaggio a modo suo e va bene così.
Sunday: Non amiamo spiegare i nostri testi, perché è limitante nei confronti di chi li ascolta. È utile sapere come sono venuti fuori, semmai.
Mi stavo proprio riferendo a “Ultimo Mondo Cannibale”. Cambiando argomento, che rapporto avete col pubblico, quando suonate dal vivo?
Hellpacso: Generalmente i locali ci devono cacciare a fine live perché facciamo troppo casino… Rimaniamo lì a bere e a spaccarci finché ce n’è. Stiamo sempre in mezzo al nostro pubblico.
Sunday: Riceviamo sempre una bella risposta dal pubblico, la gente è incazzata, com’è giusto che sia. Non ci sono tredicenni ai nostri concerti, ma persone un po’ più grandi e più coscienti.
Myc: Ai concerti, dal rapporto con alcuni nostri fan è nata un’amicizia vera. Uno di loro ha anche fatto dei beat per un mio pezzo, il cui video uscirà a breve… Io non lo conoscevo minimamente, è nato così, andando a suonare in giro. Abbiamo un rapporto con tutti finché non si dimostrano dei pezzi di merda. Ci adattiamo tranquillamente ma con dei princìpi.
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