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Future sta davvero male

Kanye West ci aveva provato, il mese scorso. La miriade di mini-album usciti via G.O.O.D. Music e da lui prodotti era chiaramente un tentativo di lasciare il segno nella storia dell’hip-hop in un momento in cui il digitale ha ormai sovvertito i tradizionali modelli di distribuzione. Per quanto l’espediente abbia sicuramente incrementato la notorietà di Kanye e conseguentemente i suoi introiti, le opinioni di critica e pubblico sono divise. Non tutti sono convinti della qualità dei prodotti presentati frettolosamente da Kid Cudi, Teyana Taylor e gli altri, che così facendo potrebbero screditare la rilevanza dell’intera operazione, mettendone a rischio il successo.

Quando si tratta di tirare fuori mine a ritmi disumani, però, Future ne sa più di tutti. Sfido a trovare altri rapper che abbiano prodotto materiale di qualità come ha fatto Future con tre prodotti pazzeschi in soli cinque mesi come Monster, Beast Mode e 56 Nights. Il primo, nell’ottobre 2014, spiazzò tutti per la sua cupa onestà che si contrapponeva con forza ai toni vagamente pop di Honest, uscito solo pochi mesi prima. Prodotto da Metro Boomin, il coinvolgente quanto scioccante Monster non solo ridiede speranza ai fan di Nayvadius Wilburn ma conquistò anche un buon numero di nuovi appassionati.

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Eppure fu il mixtape successivo, Beast Mode, a sancire il grande ritorno di Future e la sua ascesa all’olimpo della trap. Pochissimi giorni di produzione intensa sotto la guida di Zaytoven diedero vita a una memorabile successione di pezzi che oscillavano tra l’auto-edonismo sfrenato e la commiserazione più totale—spesso anche nella stessa traccia—totalmente made in Atlanta. Il tocco di Zaytoven fu decisivo nel conferire solennità e profondità alle confessioni di Future, soprattutto all’indomani della separazione dalla cantante R&B Ciara.

Apparentemente gli ascoltatori di rap non sono poi così tanto diversi dagli avidi consumatori di blockbuster estivi, e adorano i sequel. Il ritorno della coppia Future-Zaytoven era attesissimo e allo stesso tempo inaspettato. BEASTMODE2 è arrivato praticamente a sorpresa, ma con un tempismo impeccabile. È passata infatti solo una settimana dal lancio di Scorpion, il doppio album in cui Drake si lancia in elucubrazioni filosofiche nelle profondità dei suoi sentimenti senza limiti di tempo (o quasi). A differenza del rapper con cui ha collaborato per What A Time To Be Alive, Future sceglie la strada opposta, con un progetto di breve durata ma di altissima qualità composto da soli nove pezzi che bastano a ricordarci quanto sia incredibilmente bravo in quello che fa, cioè usare lo studio di registrazione come un confessionale.

Sin dal pezzo di apertura, “WiFi Lit”, Future parla apertamente delle ultime voci emerse sul suo conto, di una donna che il rapper avrebbe invitato a Los Angeles senza poi mai presentarsi. Ma per chiudere la questione bastano un paio di versi. Il resto è il solito sfoggio di opulenza a cui siamo abituati nel panorama hip-hop contemporaneo.

DJ Khaled ci perdonerà, ma nessuno soffre il successo quanto Future. A differenza della massa di rapper che hanno costruito interi mixtape sulle proprie prodezze sessuali per dare sfoggio della loro virilità, Future ha cercato di dare un senso alla sua ricerca del piacere carnale. Lo testimonia la secca rivelazione dell’altrimenti raccapricciante “31 Days,” pezzo in cui parla di come gestisce tutte le ragazze che deve vedere, organizzando appuntamenti e serate, senza però ricordarsene nemmeno una in particolare.

Future, fotografia promozionale.

In un certo senso, “Some More” è il solito trito e ritrito quadretto alla uomini che non si fidano delle donne, una storia grezza che parla di infedeltà e diti puntati. Dall’altro lato, però, Future sembra molto cauto rispetto alla prospettiva di ritrovare l’amore, un obiettivo tra l’altro non semplice vista anche l’altissima quantità di lean che i suoi reni devono filtrare. Così invece di restare con qualcuno che possa fargli mettere la testa a posto e prendersi cura di lui, Future si lancia in una serie di insignificanti bravate e flirt assicurati che finiscono a peggiorare sia i suoi sentimenti che le sue dipendenze.

Nonostante non superi il primo volume, ciò che distingue Beast Mode 2 dal suo predecessore è il contesto in cui è uscito. Nel 2015 il SoundCloud Rap ancora non esisteva, mentre oggi è chiara l’influenza che Future ha avuto sulla nuova generazione di artisti. Padrino dell’emo rap, se non unico e solo patriarca del genere, Future rappresenta il percorso che questi giovani nichilisti hanno davanti a sé. A quanto pare, la terapia fai-da-te e l’assunzione spontanea di medicinali non ha fatto per niente bene a Lil Peep, mentre viene facile tracciare un paragone piuttosto scioccante tra la vita narcotizzata di Future e quella che Lil Pump racconta nel suo ultimo singolo “Drug Addicts”. A giudicare dalla sua attività sui social, Lil Xan, che ora condanna la pillola da cui ha preso il nome, soffre ancora oggi le ripercussioni dell’uso assiduo che ne ha fatto in passato.

Con molti più anni di consumo di droga alle spalle, e avendo già superato quel labile confine tra l’uso ricreativo e l’abitudine, Future rappresenta una sorta di monito e avvertimento per i giovani tatuati in faccia che oggi spopolano sui servizi di streaming. Come racconta in “Racks Blue”, Future è passato da una povertà estrema alla ricchezza più sfrenata e il suo trascorso e la separazione da quel mondo rimangono ancora un grosso trauma per lui. Parla di Patek e di Porsche, certo, ma non fa segreto dei risvolti negativi dello sfarzo e del lusso, del senso di colpa che prova per essere diventato così ricco e delle ripercussioni che questo ha avuto sui suoi amici d’infanzia e sui suoi cari.

Non c’è indizio più evidente e sconcertante della condizione di difficoltà in cui si trova oggi Future di “Hate the Real Me,” un’onesta autovalutazione sul suo stato attuale. Nelle mani di un ragazzino di SoundCloud, il ritornello potrebbe quasi suonare come un inno destinato a conquistare le classifiche: un mantra che si ripete, “Sto provando a farmi più che posso”. Ma nella bocca di Future suona come una forte presa di coscienza del suo stato di disperazione in un mare di pensieri terribili. Nel suo discorso le armi si mischiano alla depressione, con qualche metafora su donne esotiche buttata lì. Le sonorità profonde che caratterizzano la produzione di Zaytoven permettono a Future di inneggiare alla sua anima straziata, di parlare apertamente della sua dipendenza da droghe e medicinali e allo stesso tempo di un amore perduto ma mai nominato. Si potrebbe pensare che parli di Ciara, ma poco importa considerato il disprezzo straziante che dimostra nei confronti di se stesso per come sono andate le cose.

La cosa più inquietante di BEASTMODE2 è accorgersi di quanto la situazione personale e artistica di Future sia rimasta immutata rispetto a tre anni e mezzo fa, quando uscì il primo volume. Da quel mixtape in poi, però, quasi tutti i prodotti firmati Future sono stati una garanzia di successo. La fama rischia però di compromettere la sua salute mentale, se già non l’ha fatto. Critica e pubblico ammirano i suoi sacrifici, ma così facendo appaiono insaziabili, come se Future dovesse soffrire di più per dare di più. È possibile che questo tape sia l’inizio di una nuova serie di successi, ma se il pubblico potrà sicuramente goderne forse l’artista li vivrà in maniera meno gloriosa. Future rischia di sprofondare sempre più nel baratro in cui si trova per soddisfare il mero piacere collettivo.

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