Non importa di quanti gradi la temperatura di questa piccola Terra blu su cui viviamo aumenti ogni giorno, possiamo sempre andare a letto ogni notte sapendo che il Deposito Globale di Sementi delle Svalbard, in Svezia, conserva milioni di semi, così i robot alieni di A.I. potranno ripopolare le nostre foreste qualche centinaio di anni dopo che l’umanità si sarà definitivamente levata dai coglioni.
In teoria, la preservazione digitale della musica dovrebbe essere più semplice di compilare milioni di campioni biologici. I servizi di streaming offrono l’opportunità di farlo. Il che è un bene! Finora sta funzionando. Dopo un inizio piuttosto complicato delle operazioni, i grandi nomi dello streaming—Spotify, Apple, Google—ora hanno stabilito rapporti solidi con il pubblico e le case discografiche. È facile ascoltare musica oggi. È anche facile darla per scontata.
Videos by VICE
Ogni tanto capita di vederli in vecchi (o non così vecchi) articoli: embed di YouTube con il bottone play rosso sopra uno sfondo grigio. I resti di un’era passata (tipo il 2014) perduti fra le sabbie del tempo. Per un attimo sembrava che milioni di embed da SoundCloud avrebbero fatto la stessa fine. Ancora più drammatica è stata la chiusura di what.cd nel 2016, che ha messo fine in un colpo solo al più vasto archivio digitale di musica che sia mai esistito grazie alla sua totale inosservanza di qualsivoglia legge sul copyright. È possibile che Spotify, Apple Music, Amazon Prime Music, o YouTube svaniscano nel nulla? Probabilmente non oggi, né domani. Ma se il rischio maggiore non fosse l’obsolescenza delle piattaforme stesse, ma l’obsolescenza della loro attenzione alla musica?
L’arma più potente nella guerra dello streaming è l’uscita esclusiva. Questa battaglia è stata vinta da Frank Ocean. Anche se le esclusive sono la caratteristica vincente di Tidal, Jay-Z stesso ha ceduto con la sua ultima uscita 4:44 e i relativi video, rendendo il tutto disponibile su piattaforme concorrenti una settimana dopo il debutto su Tidal. Attualmente il vero campo di battaglia per le piattaforme di streaming sono i contenuti non-musicali.
Spotify si sta rivolgendo a programmi non-musicali per ridurre “la percentuale di vendite che deve devolvere ai possessori dei diritti della musica”, secondo Bloomberg. Gli utenti di iTunes sono stati accolti da un pop-up che avvisava che il programma “è stato aggiornato per focalizzarsi su musica, film, programmi TV, podcast e audiolibri” dopo il lancio Apple dello scorso settembre—cosa che indica un investimento previsto da un miliardo di dollari in contenuti video originali per il prossimo anno. La concorrenza tra Apple Music e Spotify si baserà su chi riuscirà a impensierire per primo Netflix. E che fine faranno gli appassionati di musica? Che fine farà la musica?
L’attuale tregua tra servizi streaming e etichette discografiche potrebbe raggiungere un punto di rottura se la prerogativa dei servizi di streaming diventa di pagare le etichette sempre meno. E se i servizi di streaming riuscissero ad accumulare una raccolta di contenuti non-musicali di successo, che bisogno avrebbero delle case discografiche? Se Apple e Spotify mirano alla strategia Netflix dei contenuti originali, allora le major potrebbero trovarsi in una rampante guerra fredda sul piano della proprietà dei contenuti. È lecito aspettarsi una rottura del rapporto di simbiosi quando Disney metterà in atto il suo piano di ritirarsi da Netflix e lanciare la propria piattaforma nel 2019.
Quando i servizi di contenuto sono concentrati sul creare nuova roba da soli per non dover pagare la roba di altre compagnie, c’è un sacco di roba che rischia di finire perduta. I classici del cinema stanno rapidamente scomparendo dalle piattaforme di streaming. Nessuno ci assicura che questo non succederà ai classici della musica. O ai non-classici.
Nell’ecosistema della diffusione di musica al dettaglio, piccoli negozi di dischi hanno cominciato a spuntare un po’ in tutto il mondo—perlopiù dedicati a dischi di seconda mano. Rimanenze di vinile, CD e cassette vengono recuperate, vendute e amate di nuovo, a distanza di anni dalla chiusura dei negozi che per primi le avevano vendute. Sempre meno nuove uscite esistono in formato fisico. Non ci sarà alcuna copia di The Life Of Pablo (a parte le stampe pirata) che verrà ritrovata sugli scaffali di un negozio di dischi nel 2027. Una generazione di musica che esiste nella sezione “nuove uscite” di una app di streaming per una settimana, e poi viene viene dimenticata per sempre. L’Evo Buio dell’Era Illuminata.
Forse la musica non è fatta per essere archiviata. Melodie e parole effimere che fluttuano alla deriva insieme agli attimi e alle emozioni che hanno creato. Forse illudersi della sua permanenza è una manifestazione di hubris di fronte alla nostra stessa mortalità. Usate quel traffico residuo per ripassare Endless di Franchino Oceano finché potete. Nemmeno le banche di sementi durano per sempre.