Arcangelo, foto di Dan Wu.
Strasburgo, nel luglio 1518 venne colpita da una strana forma di isteria di massa, passata alla storia come “piaga del ballo.” Ebbe inizio quando una donna, Frau Troffea, da un momento all’altro e senza un apparente motivo, si mise a ballare convulsamente per le strade della città. Tempo una settimana, e a danzare non era più solo Frau Troffea, ma un centinaio di persone, unitosi a lei nel corso dei giorni. La preoccupazione iniziò ad essere concreta quando alcuni, i più deboli, nonostante le evidenti ferite, talvolta fratture di caviglie o piedi, non davano lo stesso segni di cedimento, e anzi arrivavano a morire danzando. Ad agosto, quando si toccò il picco massimo di quattrocento afflitti dalla piaga del ballo, si cominciarono a prendere provvedimenti per arginare il numero di morti. Molti vennero spostati in luoghi di cura e medicazione, e si può dire che il tutto ebbe fine sono nell’agosto 1518.
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Non esiste una spiegazione ufficiale che giustifichi il fenomeno, e prima di allora si era già manifestato almeno una decina di volte nei limitrofi Belgio e Lussemburgo. Scartata l’ipotesi di assunzione di particolari tipi di cereali dalle muffe allucinogene, ciò che si crede sia responsabile della psicosi di massa è la combinazione letale tra fame, disperazione e debilitazione fisica. Il corpo e la mente, con il ballo, subivano un processo di straniamento e dissociazione fino a raggiungere lo stato di trance, che li accompagnava fino alla morte.
Dance Affliction è il nome che è stato scelto di dare all’evento che, due volte all’anno, a Milano, si propone di reinterpretare il raggiungimento ultimo di questa estenuazione, in chiave contemporanea. È frutto della collaborazione tra alcuni membri del tavolo suono di Macao e la ultima edizione risale allo scorso 7 maggio, un anno esatto dopo la prima. In questi tre appuntamenti le atmosfere da industrial techno/darkwave, si sono evolute in derivazioni jungle e breakcore, e alcuni dei nomi grossi sono stati Ancient Methods, Philip Strobel, Samuel Kerridge, Christoph De Babalon, Shawn O’Sullivan, Boccone Duro, Pan Daijing. Mi sono fatta raccontare la storia e l’evoluzione del percorso artistico direttamente da uno dei fondatori e resident dell’evento: Arcangelo De Castris. Il mix che ci ha preparato è un abisso di techno marziale, torbida, dentro cui vorticano impetuose un po’ tutte le suggestioni nominate fino ad ora. Il temple di Macao, la mattina dello scorso 8 maggio, suonava esattamente così.
Tracklist:
01. Orior – Elevation – Crystal Groove Records (1979)
02. Drew McDowall – The Chimeric Mesh Withdraws (Parts 1-3) – Daìs Records (2015)
03. Pact Infernal – Circle VII (Violence) – Samurai Horo (2016)
04. Raime – You Will Lift Your Frame Clear – Blackest Ever Black (2011)
05. Pact Infernal – Circle V (Anger) – Samurai Horo (2016)
06. Oake – Tenoun Rah Zan – Downwards (2013)
07. Ontal – Critical Path Method (Minimum Syndicat Remix) – Overdraw (2015)
08. Zosima – Siberia – Noiztank (2015)
09. SNTS – 15.04.1946 – SNTS (2015)
10. Zosima – In Such Places – Noiztank (2014)
11. Room 506 – Red Embers – (2015)
12. Coil – Ostia – Force & Form (1986)
13. Room 506 – Red Embers – (2015)
14. Ontal – Digital Circuit – Overdraw (2015)
15. In The Mouth Of The Wolf - In The Mouth Of The Wolf – Diagonal (2016)
16. Ancient Methods – Built On Scars – Metaphysik (2016)
17. Digital poodle – Work Terminal – Suction Records (2015)
18. The Soft Moon – Being (Ancient Methods Remix) – aufnahme + wiedergabe/Captured Tracks (2016)
19. An-i – Mutter – Cititrax (2015)
20. Sleeparchive – A Wounded Worker – Sleeparchive (2016)
21. Lunar Lodge / Mai Mai Mai – Secrets – Instruments Of Discipline (2014)
22. Talismann – Germany – Talismann (2014)
23. Haus Arafna – Electronic Terrorism – Galakthorrö (1998)
24. WSR – Inner Oceans – Contort (2015)
25. Batillus - Concrete (Andy Stott Remix) – Modern Love (2013)
26. Unknown Artist – For Promotional Use Only – Diagonal (2015)
27. Powell – Maniac (Feat. Russell Haswell) – Diagonal (2014)
28. The Friend & Adult Supervision – Behind The Circle K (Useless) – Heated Heads (2015)
29. Powell – So We Went Electric – Diagonal (2014)
30. Samuel Kerridge – FLA3 – Downwards (2016)
Dance Affliction, divertirsi da ‘morire’
Rendere pubbliche idee che fondano scelte profondamente personali, come lo sono ad esempio quelle che hanno determinato le direzioni estetiche del percorso di DA, non è mai facile, magari a volte non è nemmeno troppo conveniente. Vorrei poter dire che sono affari nostri, ma ormai temo sia troppo tardi, e anzi un ottimo approfondimento di com’è nato DA lo ha dato uno dei miei 3 ‘complici’ in DA in questo articolo.
Sin dal primo evento si è infatti scelto di comunicare con i nostri interlocutori, di renderli da un lato partecipi delle diverse suggestioni che hanno dato vita al progetto, dall’altro destinatari di un discorso affermativo, che desse senso e visibilità ai contenuti proposti. Gli strumenti che si sono prestati a tal fine sono i più diversi: dal nome (per l’appunto), alle grafiche, ai comunicati che introducono il pubblico all’evento online, alla struttura sia logistica che cronologica dell’evento stesso, alla sua cadenza sporadica (circa due volte l’anno), alle scelte artistiche, luci, allestimenti e via dicendo. Ogni elemento, anche se marginale, è stato curato in modo da risultare sistematicamente rilevante. Si tratta però di uno stile fondato sul confronto, che non suona cioè come una dichiarazione d’intenti, ma fornisce una personale e possibile chiave di lettura pronta ad essere anche messa in discussione. Una prospettiva che, proprio in quanto sfumata, parzialmente ambigua, non vuole risultare imposta, ma alternativa e integrante rispetto alle tante altre che ognuno può e deve crearsi se dotato di sufficiente curiosità.
Un altro elemento interessante, oltre all’aspetto comunicativo, è il percorso artistico tracciato nell’arco delle tre date ad oggi realizzate. Siamo quattro teste complicate, spesso ci piace picconarci i piedi a vicenda e arrivare a una soluzione sofferta, ma gratificante per tutti (soprattutto sofferta). Grazie a questo processo a metà tra edonismo e masochismo, i presupposti stilistici sui quali è nato DA#1 sono stati progressivamente forzati verso direzioni che, personalmente, ritengo essere tanto inaspettate quanto innovative. Il primo Dance Affliction è stato un’immersione tra industrial, dark wave, noise e techno, quindi Philip Strobel, Grebenstein, Lower Order Ethics, Ancient Methods e altri. Già dal secondo è emersa con più chiarezza l’intenzione di ottenere una commistione tra contesti e stili musicali apparentemente discordanti. Da un lato l’accento è stato posto sulla compresenza di una dimensione più performativa ed astratta, che coinvolgesse il pubblico su un piano prevalentemente introspettivo, e di una più dinamica e, se vogliamo, espansiva, legata all’aspetto della danza. Dall’altro la proposta artistica è stata arricchita con influenze ambient, electro, breakcore mista a ritmiche velatamente jungle—vedi Christoph De Babalon. Questo trend evolutivo è continuato con il #3, inaugurato da Pan Daijing con una performance in cui l’elemento fisico, esplicitamente erotico, quasi prevaleva su quello musicale e portato gradualmente ad un finale hardcore-breakbeat passando per una serie di deliri sonori poco catalogabili all’interno di confini di genere.
Se dovessi indentificare un trait d’union in grado di esprimere l’unico carattere stabile di Dance Affliction tenderei ad identificarlo nel concetto di estremismo. Suoniamo musica estrema, a prescindere da che musica sia, cerchiamo di creare situazioni estreme, contraddizioni, scontri, confronti, sensazioni negative e positive. Cerchiamo la crisi intesa come presupposto necessario per ottenere un certo grado di crescita. E alla fine di tutto, non è secondario il fatto che ci si diverta da ‘morire’.
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