Non c’è nulla di oggettivo nello scrivere di musica, quindi l’unica cosa che puoi fare quando ascolti un disco sapendo che poi dovrai parlarne è porti due o tre domande prima di cominciarlo. Poi, di canzone in canzone, capire quali sono le risposte che l’artista, i suoi beatmaker e i suoi ospiti ti danno. La prima che mi sono posto è:
Sinatra è un album innovativo?
Per buona parte no. Sinatra è un compendio di quello che è il rap del 2018, cioè un’enorme forza commerciale, culturale e artistica che ha contaminato la musica del mondo intero differenziandosi in tanti rivoli che però formano tutti un grande fiume. Guè vive effettivamente in modalità aereo: rimette il 3G ogni volta che atterra su un suono nuovo, registra un paio di strofe e riparte. In “Bastardi senza gloria” Shablo mette lui e Noyz su un beat scandito da un sample vecchia scuola spocato di hi-hat stile Atlanta ma nel giro di due minuti siamo all’improvviso nell’ibrido di latin trap e reggae caraibico di “Bam Bam”; altri tre minuti, un breve volo e siamo a Puerto Rico a ballare il reggaeton con Elodie, un altro un po’ più lungo e ne danziamo uno in salsa italiana con Frah Quintale.
Ecco: c’è anche molta Italia, tra le note di Sinatra. Nei beat del napoletano D-Ross, che con “Hugh Guefner” crea una scheggia minacciosa da Milano primi anni Zero e con “Modalità Aereo” se ne esce con un beat trap da manuale. E perfettamente rap-italiano-nel-2018 sono “Claro”, con Tony e Pyrex, e soprattutto “Trap Phone” e “Borsello” (aka “Sciroppo” parte 3, dopo “Tesla” che era la parte 2). Siamo di fronte a un album vario, diretto, snello – come hanno voluto farlo Guè e Charlie. Non a un album che sovverte le aspettative e gioca con il mai-sentito.
C’è però un’eccezione: “Bling Bling (Oro)”, geniale reinterpretazione dell’omonimo classico di Mango e Mogol che trasporta il suo testo d’amore sofferto e semi-perverso all’interno di un immaginario lontanissimo dall’originale – e quindi stupisce in positivo, introducendo una gemma della musica italiana a una nuova generazione in modo intelligente e sottile. Dopo tentativi orrendi come quella volta che Mondo Marcio fece un disco coi pezzi di Mina, “Bling Bling (Oro)” dimostra che si possono costruire solidi ponti tra gli ascolti da prima serata il sabato su Rai Due e quello che esce dai telefoni dei ragazzini. Ad ogni modo, le altre domande che mi sono fatto sono:
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Sinatra è l’album di Guè che volevo sentire? Ed è coerente con il momento storico in cui è uscito?
Assolutamente sì. Negli ultimi anni Guè Pequeno ha costruito una discografia solista in cui ha lentamente affinato gli spunti degli ultimi Dogo di cui va così orgoglioso da citarli in quasi tutte le interviste che rilascia: l’attenzione all’America Latina, i pizzichi di trap, la voglia di parlare di soldi e sesso senza alcun filtro. Sinatra ha dentro tutto questo, sebbene passato sotto il filtro di Charlie Charles così da renderlo ancora più appetibile a quella parte di pubblico che ai tempi di Mi Fist stava muovendo i primi passi nel mondo.
Sinatra è un album che andrà probabilmente a solidificare ancora di più l’idea di Guè come grande della scena italiana che è stato capace di restare al passo coi tempi accettando le novità introdotte dalla nuova scuola. E poi di cucirsele addosso, continuando a scrivere testi che tenessero testa a quelli che lo hanno reso grande. Non è un caso che ben tre dei pochissimi rapper iscritti a questo club esclusivo compaiano tra le note dell’album: Noyz Narcos, Marracash, Luché.
Ecco, i testi: Gué ci regala un nuovo “Rimo da quando” e ne semi-cita uno dei suoi migliori. Fa rimare “Bettino Craxi” con “bocchino in taxi”. Ci prova brutalmente con Roshelle mettendo sulla traccia tutti gli emoji e i commenti che ha lasciato alle sue foto su Instagram negli ultimi mesi. Insomma, i pequenismi sono tantissimi e ben posizionati all’interno dell’album, così da stuzzicare costantemente l’attenzione di chi è cresciuto a pane e Fastlife Mixtape. E un po’ manca, la brutalità di quei progetti: ma, come ha dimostrato mettendo in classifica i suoi stessi dischi e mettendo in fondo lo straripante Il ragazzo d’oro, per Guè fare album non è creare impetuosamente ma preparare gioielli pensandoli in tutti i loro particolari. Lucenti, freddi, costosi, stilosi – proprio come Sinatra.
Sinatra è uscito il 14 settembre per Universal / BHMG / Def Jam.
Ascolta Sinatra su Spotify:
Tracklist:
1. Hugh Guefner
2. Trap Phone (feat. Capo Plaza)
3. Borsello (feat. Sfera Ebbasta & Drefgold)
4. 2% (feat. Frah Quintale)
5. Bling Bling (Oro)
6. Claro (feat. Tony Effe & Prynce)
7. Bastardi Senza Gloria (feat. Noyz Narcos)
8. Bam Bam (feat. Cosculluela & El Micha)
9. Sobrio (feat. Elodie)
10. Babysitter
11. Modalità Aereo (feat. Luchè & Marracash)
12. Hotel