Gli Zu sono una delle entità più liquide del panorama italiano, se non del pianeta, se non dell’universo. David Tibet è una delle entità più riconoscibili del panorama del multiverso. Insieme, hanno scritto un disco di cui nessuno sembra aver capito una sega. Me per primo, per cui tutto quello che segue è in perfetto disordine.
La prima volta che ho incontrato Tibet, prevedibilmente, lui era su un palco. Stava piangendo e strisciando per terra urlando la sua disperazione sui toni doom e psichedelici che contraddistinguevano il suo passaggio tra gli anni zero e i dieci, tra una collaborazione con gli Om e un tour con Baby Dee. Tutto questo succedeva a Roma. Tanto tempo fa, prima che finissero a Bologna, in Norvegia, sull’Himalaya o in Perù, era anche la città di Massimo Pupillo e Luca Mai. Ancora prima, Roma era la città eterna, la capitale dell’impero. E la collaborazione tra Zu e Current93 finisce per parlare di imperi, imperatori, specchi e ombre. Lo fa su House Of Mythology, che nei suoi tre anni di vita ha pubblicato Ulver, ma anche Laniakea (che poi sono Pupillo e Daniel O’Sullivan, il tastierista degli Ulver), Hypnopazuzu (Tibet e Martin “Youth” Glover dei Killing Joke) e proprio l’anno scorso Jhator, l’ultimo insospettabile album degli Zu.
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A quanto pare, il seme di Mirror Emperor venne piantato quasi dieci anni fa (chissà, magari proprio in occasione di quel concerto dei Current93 a Roma), ma vede la luce solo oggi. Gli Zu sono profondamente diversi da quelli che erano allora, reduci dai droni e dai riffoni di Carboniferous; da progetto in perenne ricerca e in continua mutazione, arrivano nel 2018 muniti di accompagnatori e idee e suoni completamente diversi da quelli cui (non) ci hanno (mai) abituati. Al cospetto dello sguardo allucinato di Tibet si presentano in ensemble allargato, con la partecipazione di Luca Tilli, Andrea Serrapiglio, Sara D’Uva e soprattutto Stefano Pilia (In Zaire, Sogno del Marinaio, Massimo Volume, Afterhours e probabilmente altre cose di cui non sentiremo mai parlare, ma che sicuramente erano bellissime), che qui si occupa anche di registrazione e missaggio.
Con questa formazione, alle spalle della voce dei Current93 gorgoglia un magma musicale vicino agli Zu più recenti (lo stesso Jhator, o la collaborazione con il cantante degli Oxbow Eugene Robinson The Left Hand Path). Soundscapes, atmosfere morbide e fortemente intrise ora di elettronica, ora di archetti e arpeggini, ora di stuoli di pedali per chitarre. Niente riff, niente math-, niente -rock, niente jazz, qui siamo su territori altri, che non godono nemmeno di una precisa categorizzazione, ma tanto quelli cui piace ascoltare gli Zu e i Current93 con i generi bene o male ci si sciacquano le treccine.
Morale, Mirror Emperor finisce per essere costruito come musica da camera o quasi, un concentrato di spoken word e strumenti che si mettono al servizio di chi le parole le recita. David Tibet, appunto. E qui chiudo il cerchio aperto all’inizio: quale sia il significato vero di Mirror Emperor, quali siano i simboli, i significati, i riferimenti, le cose di cui parla Tibet in queste tredici canzoni, lo sa solo lui. “Siamo nati liberi e caduti attraverso lo Specchio in un Non Mondo, un Impero Specchio. Qui, siamo sotto il giogo dell’Imperatore Specchio”, prova a chiarire Tibet. Io continuo a non capirci un cazzo, ma finché è lui a recitare e disquisire e parlare e cantare, mi fido.
Mirror Emperor è uscito il 6 luglio per House Of Mythology.
Ascolta Mirror Emperor su Bandcamp:
TRACKLIST:
1. The Coming of the Mirror Emperor
2. Confirm the Mirror Emperor
3. Enters the Mirror Emperor
4. To the Mirror Emperor
5. The Heart of the Mirror Emperor
6. The Teeth of the Mirror Emperor
7. (The Absence of the Mirror Emperor)
8. Before the Mirror Emperor
9. To Meet the Mirror Emperor
10. (The Mirror Emperor is Absent)
11. The Imp Trip of the Mirror Emperor
12. Awake (Mirror) Emperor