Cosa sappiamo delle rivelazioni sugli sprechi in Vaticano

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Attici da 500 metri quadrati nel centro storico di Roma occupati da porporati ottantenni, cene parioline a base di carpaccio di tonno, battuto di gamberi rossi e vino pregiato, trasferte in elicottero da 24mila euro tra Roma e la Basilicata, conti milionari dislocati in tutto il mondo e abissali sprechi di denaro—denaro raccolto, almeno in teoria, per essere destinato alla carità e ai bisognosi.

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Per Bergoglio, il Papa buono che ha predicato umiltà e dignitoso contegno fin dal giorno del suo insediamento, è oggi il giorno più nero.

Nella mattinata in cui in Vaticano viene presentato a pubblico e media “Wake up!“, il disco che unisce gli estratti dei discorsi del pontefice a intermezzi musicali, le mura della Santa Sede sono scosse da un diverso frastuono—anticipato, solo tre giorni fa, dagli arresti di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e di Francesca Immacolata Chaouqui, i due membri della disciolta commissione Cosea che, all’inizio del pontificato di Bergoglio, aveva avviato la riforma delle strutture economiche e amministrative del Vaticano.

Il senso distopico tra l’afflato di speranza che il disco vorrebbe veicolare e la caduta dei veli sulla mala gestione e la mala amministrazione del Vaticano è totale. Le rivelazioni arrivano attraverso due libri, entrambi in uscita oggi: Avarizia di Emiliano Fittipaldi, edito da Feltrinelli, e Via Crucis, a firma di Gianluigi Nuzzi e pubblicato da Chiarelettere.

Entrambi i testi rivelano aspetti oscuri della gestione finanziaria e politica della Santa Sede attraverso la pubblicazione di documenti top secret—gli stessi documenti che hanno condotto all’arresto di Vallejo Balda e Chaouqui, e che nei prossimi giorni potrebbero portare anche altri nomi sul registro degli indagati della giustizia vaticana.

Al centro di alcune delle rivelazioni c’è George Pell, il cardinale australiano voluto per coordinare la Segreteria per l’economia istituita da Papa Francesco con l’obiettivo di riformare la gestione finanziaria della Santa Sede. La fonte di Fittipaldi lo avverte, durante una cena: “In Australia [Pell] è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono ‘sociopatico’, in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi.”

Di queste uscite, definite internamente “spese pazze”, si parla in Avarizia: “A gennaio del 2015 qualcuno ha inviato al Papa tutte le voci di spesa della neonata segreteria per l’Economia, che Bergoglio aveva affidato qualche mese prima a George Pell, il cardinale chiamato dall’Australia per raddrizzare usi e abitudini nefaste della curia che ha spadroneggiato durante l’era di Benedetto XVI”. In quell’elenco ci sarebbero, secondo l’autore, “centinaia di migliaia di euro per voli in business class, vestiti su misura, mobili di pregio, perfino per un sottolavello da 4600 euro”.

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Fondi senza fondo

Nel centro del mirino c’è anche lo IOR, che gestisce quattro fondi di carità dai conti in salute ma anche assai restii a investire i propri denari in opere di beneficenza e supporto alle missioni. Secondo quanto rivela Fittipaldi nel suo libro, questi fondi avrebbero infatti utilizzato una percentuale minima delle proprie disponibilità per i loro scopi effettivi. Il Fondo per opere missionarie ha stanziato 17mila euro in due anni, a fronte di bilancio in attivo per 139mila; il Fondo per le Sante Messe 35mila euro nel solo 2014, ma su un totale di 2,7 milioni. La Commissione cardinalizia, dei 425mila euro in cassa, non ha versato addirittura nulla.

Un destino simile ha contraddistinto il cosiddetto Obolo di San Pietro, l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre “come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi,” come si legge sul sito dell’Obolo. Ieri, Nuzzi ha rivelato che – stando ai documenti in suo possesso – soltanto il 20% del denaro raccolto finisce in beneficenza, mentre i soldi restanti verrebbero “utilizzati per ripianare i conti della curia.”

Una rete di sprechi, privilegi e ipocrisie evidenziata da entrambi i libri.

A livello immobiliare, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, è proprietaria a Roma di migliaia di appartamenti, di cui circa 5000 nel solo Vaticano. Fittipaldi, in Avarizia, precise: “Non sanno nemmeno loro quanti ne posseggono in totale.” Quindi, a causa della “assenza di bilanci che mostrino il patrimonio immobiliare nella sua completezza” i numeri potrebbero essere molto più elevati: “Nel 2013 l’Apsa ha segnato in bilancio tre voci distinte: le proprietà in Inghilterra per 25,6 milioni, quelle in Svizzera per 27.7,” ma anche “case, negozi, palazzi e appartamenti in Italia e in Francia per 342 milioni.”

“In Vaticano sanno bene che si tratta di una cifra sottostimata: il documento interno della Cosea fa chiarezza sul punto, specificando che il portafoglio contabile Apsa deve essere moltiplicato per ben sei volte,” si legge in Avarizia.

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Duty free Vaticano

Il libro di Fittipaldi descrive anche i metodi – non sempre trasparenti – con cui il Vaticano guadagna soldi attraverso la gestione di alcune attività all’interno delle mura vaticane: la pompa di benzina, la farmacia, il tabaccaio e il supermercato. Questi servizi sarebbero destinati soltanto a una cerchia ristretta di persone in possesso di una tessera—gli esponenti della curia, gli 800 residenti, i 2.800 dipendenti laici e a circa un altro migliaio di aventi diritto. Eppure, nella sola farmacia transitano 2000 clienti al giorno, scrive Fittipaldi. Il tabaccaio fattura 10 milioni di euro all’anno. La pompa di benzina, dove il carburante costa 20 centesimi al litro in meno rispetto all’Italia, incassa 27 milioni ogni 12 mesi: “Calcolando un consumo medio, ogni prete percorrerebbe 45 mila chilometri l’anno, quanto un commesso viaggiatore o un rappresentante di aspirapolveri”.

Qualcosa non torna, dunque: in ogni esercizio commerciale il numero massimo di clienti aventi diritto viene sempre oltrepassato, così come il Vaticano chiude un occhio sulle quantità massime di prodotti acquistabili per persona. Alimentando un sistema che porta nelle casse della Santa Sede svariati milioni di euro all’anno. Secondo quanto si legge in Avarizia, “i titolari della tessera di servizio che consente di fare acquisti dietro le mura leonine (la Cosea la definisce “commercial card”) non sono affatto quattro-cinquemila, ma 41 mila,” con tanti tra “onorevoli” e “potenti” che “approfittano dei negozi senza averne diritto.” Intanto gli acquisti volano, e il vaticano incassa.

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Bergoglio contro tutti

In Via Crucis spunta anche la registrazione di un discorso pronunciato all’interno delle sale vaticane dal Papa a cardinali e monsignori, in cui il Pontefice mette sotto accusa le “spese fuori controllo” della Curia. 

“Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa sede e renderle più trasparenti. Quello che io dirò adesso è per aiutare, vorrei individuare alcuni elementi che sicuramente vi aiuteranno nella vostra riflessione. Primo. È stato universalmente accertato nelle congregazioni generali che si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c’è stato il 30 per cento di aumento nelle spese per i dipendenti. Lì qualcosa non va! Dobbiamo prendere in mano questo problema.”

“Il problema della mancanza di trasparenza è ancora vigente,” si sente ancora dire dal Papa nella registrazione in possesso di Nuzzi. “Ci sono spese che non provengono da una chiarezza delle procedure. Questo si vede – dicono quelli che mi hanno parlato – nei bilanci. Collegato a questo, credo si debba andare più avanti nel lavoro di chiarire bene l’origine delle spese e le forme di pagamento.”

Più in generale, i due libri evidenziano l’esistenza di un “sistema Vaticano,” caratterizzato da privilegi, dinamiche clientelari e scarsa, scarsissima trasparenza.

Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha replicato alla pubblicazione dei documenti bollandoli come diffusione di informazioni “in buona parte già note, anche se spesso con minore ampiezza e dettaglio.”

Lombardi ha rivendicato la riforma umile di Papa Francesco nella gestione economica del Vaticano: “la riorganizzazione dei dicasteri economici, la nomina del revisore generale, il funzionamento regolare delle istituzioni competenti per il controllo delle attività economiche e finanziarie sono una realtà oggettiva e incontrovertibile,” si legge all’interno della nota diffusa nella giornata di ieri. Così, secondo il portavoce, “la strada della buona amministrazione, della correttezza e della trasparenza continua e procede senza incertezze”.

Padre Lombardi ha anche annunciato i primi “terremoti” interni alla Santa Sede, dimostrando che il segno lasciato dai Vatileaks è tutt’altro che lieve: l’apertura di un’inchiesta interna, per la quale il Vaticano ha inviato una rogatoria all’Italia, e il cambio di guardia al vertice del Bambino Gesù, ospedale al centro di alcune delle rivelazioni contenute nei due libri.

Tra arresti, indagini e una pessima pubblicità, l’autunno nero del Vaticano sembra tuttavia essere appena agli inizi.

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Le foto sono di Republic of Korea e pubblicate su flickr in Creative Commons