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Ho chiesto a due blogger vegane perché hanno ricominciato a mangiare carne

Blogger vegana ritornano a mangiare carne

Un paio di settimane fa ha fatto molto parlare la notizia di una blogger vegana ‘sorpresa’ a mangiare pesce. Rawvana, questo il nome della 29enne, che aveva raggiunto oltre un milione di follower su Instagram, postando ricette di cinnamon roll crudisti vegani o consigli su come rinunciare all’alcol con l’aiuto di Dio, ha dovuto postare un video di scuse sul suo canale YouTube.

Mi irretiva l’idea ci fosse un modo per godersi il cibo e contemporaneamente mangiare sano: basta eliminare il 75% degli alimenti disponibili in un supermercato!

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Il suo non è l’unico caso di repentino cambio di rotta ‘famoso’ da posizioni 100% veg. Come lo so? Perché, un paio di anni fa, io stessa seguivo su social e YouTube parecchie influencer promotrici di ‘clean eating’ (parlo al femminile ma ovviamente esiste anche la controparte maschile). Sul mio feed c’era di tutto: nutrizione olistica, ayuverdica, senza zucchero, vegan, detox. Nella limacciosa fase di uscita dai disturbi alimentari in cui mi dibattevo tutte queste figure mi affascinavano terribilmente. Mi irretiva l’idea ci fosse un modo per godersi il cibo e contemporaneamente mangiare sano: basta eliminare il 75% degli alimenti disponibili in un supermercato! Basta fare un periodo detox ogni 3 mesi! Basta sostituire tutto lo zucchero con agave!

Una youtuber crudista vegana ha ammesso che da un anno, a causa di problemi di salute che spaziano dalla candida all’intossicazione da muffe, ha ricominciato a introdurre derivati animali nella sua alimentazione.

Il legame tra veganesimo e disturbi alimentari esiste e non va ignorato. Pur non diventando mai vegana, ero costantemente alla ricerca dell’alimentazione ‘giusta’, quella che avrebbe fatto sparire tutti i miei sensi di colpa nei confronti del cibo, che non mi avrebbe fatto ingrassare, che mi avrebbe fatto assomigliare a quelle blogger: sorridente, tonica, perennemente circondata da smoothie colorati abbinati ai leggings. Beh, molte di queste figure, negli ultimi tempi, hanno fatto un passo indietro, ammettendo che non stavano proprio così bene come i loro social lasciavano credere – e che avevano rinunciato da tempo alla dieta vegana. Uno dei casi più clamorosi è stato quello di questa YouTuber crudista vegana: subito dopo il caso di Rawvana si è affrettata a pubblicare un video in cui spiega che da un anno, a causa di problemi di salute che spaziano dalla candida all’intossicazione da muffe, ha ricominciato a introdurre derivati animali nella sua alimentazione.

Ho eliminato carne e pesce ma ci ho messo un anno a escludere totalmente i latticini. Mi è servito partecipare a un ‘gruppo organizzato’ su Facebook dove seguiti da una ‘guru’ si escludevano tutti i derivati per 21 giorni.

Quando si parla di vegani pentiti la reazione principale è l’ilarità. Beh, non dovreste ridere, proprio per niente. Queste persone vengono seguite da decine, o addirittura da centinaia, di migliaia di follower. In alcuni casi da milioni – la maggior parte dei quali giovanissima. Quando millantano i benefici del succo di sedano o cianciano dei super poteri dell’avocado, non pensano dall’altra parte dello schermo c’è una ragazzina impressionabile che seguirà alla lettera i loro consigli, ignorando il fatto che non sono medici né hanno alcuna solida formazione scientifica. E quando il loro corpo li avvisa che ops, vi siete sbagliati, non si fanno scrupoli nel fare una sorridente marcia indietro, magari saltando sul carro dell’ennesima cretinata alimentare, tipo la polvere di more di rovo (non me la sono inventata. Giuro) che permette loro di aumentare il proprio seguito e la collaborazione con le aziende. Non è solo disinformazione: è disinformazione a scopo di lucro.

Ho parlato dell’argomento con due blogger che hanno abbandonato il veganesimo. Su Instagram seguo Marta di @naturalmentebuono da tempo e avevo già assistito via social al suo percorso di transizione alimentare. Ci tengo a precisare che lei, a differenza della maggior parte delle wellness blogger, non ha mai millantato conoscenze scientifiche, specificando sempre che il veganesimo era una sua scelta personale, legata a motivi etici e non di salute. Marta mi ha poi suggerito il nome della sua amica Lucrezia di @peanutbutterandcrunches. Mi sono sembrate entrambe due ragazze giovani, consapevoli e molto disponibili. Nessuna di loro ha mai cercato di “indottrinare” il proprio seguito e sono entrambe state molto caute nel condividere la propria dieta con i follower, contestualizzandola e inserendo i dovuti distinguo. Lungi da me stigmatizzarle, anzi, apprezzo molto la loro apertura nel raccontare la propria storia.

Ultima doverosa precisazione: non penso che la dieta vegana porti necessariamente a problemi di salute né, se intrapresa e seguita con consapevolezza (e con il supporto medico), sia insostenibile a lungo termine.

Il fatto di mangiare qualcosa di ‘giusto’, non ‘impuro’, mi faceva mangiare con meno sensi di colpa.

MUNCHIES: Come, quando e perché sei diventata vegana?
LUCREZIA: Uscivo da un periodo abbastanza difficile: ho sofferto di disturbi alimentari dai 16 ai 18 anni. Ero in un momento sensibile, insomma, mi sentivo più empatica nei confronti della sofferenza altrui. Mi sono informata e ho iniziato a scoprire le condizioni dell’allevamento industriale. È stato agghiacciante: mi sono rifiutata di essere parte di quel sistema e alimentare quella sofferenza. Ho eliminato carne e pesce ma ci ho messo un anno a escludere totalmente i latticini. Mi è servito partecipare a un ‘gruppo organizzato’ su Facebook dove seguiti da una ‘guru’ [tono da virgolettato suo, NdR] si escludevano tutti i derivati per 21 giorni. Mi sono anche fatta condizionare dai benefici a livello fisico: non avevo ancora un rapporto sereno con il cibo e il fatto di mangiare qualcosa di ‘giusto’, di ‘impuro’, mi faceva mangiare con meno sensi di colpa.

MARTA: Ho deciso di diventare vegetariana a 13-14 anni. Ho iniziato a pensare che, per quanto il gusto mi piacesse, mangiare proteine animali non fosse giusto. Dopo aver ripreso a mangiare pesce per un annetto, intorno ai 17 anni, compiuti i 18 ho voluto tornare sui miei passi ed approcciarmi nuovamente ad una dieta vegetariana – anzi vegana. Ho visto documentari su come anche l’industria delle uova e dei latticini fosse piuttosto spietata, e altri che sottolineavano quanto un’alimentazione vegetale fosse la migliore per il nostro pianeta e la nostra salute, che hanno toccato certe corde dentro di me.

A livello fisico non ho riscontrato particolari benefici: non avevo né la pelle più bella, né livelli di energia più alti, digestione uguale se non peggio…

Quali erano le principali difficoltà nel gestire la tua dieta?
LUCREZIA: Avevo davvero un’alta motivazione. Tutti quelli che all’inizio sentivo come sacrifici poi non mi sono più pesati. Erano gli anni dell’università, quindi a mensa non trovavo praticamente niente e finivo per mangiare quasi sempre il riso con verdure. Però mi sentivo forte, anzi, più c’erano difficoltà più sentivo di fare una cosa giusta. A livello fisico non ho riscontrato particolari benefici: non avevo né la pelle più bella, né livelli di energia più alti, digestione uguale se non peggio…

MARTA: Per me il mangiare totalmente vegetale non è mai stato una privazione. Mangiare fuori è semplice, basta comunicare le proprie abitudini prima al proprio ospite, portare qualcosa da casa o chiedere di omettere un ingrediente al ristorante. Non mi ritrovavo a desiderare alimenti che avevo omesso dalla mia alimentazione, né a ricercarli in surrogati: avevo trovato i miei cibi preferiti – hummus, farinata, curry e tanto altro – e mi sedevo sempre a tavola con piacere. Ci tengo a specificare che nel frattempo integravo ogni giorno con vitamina B12.

Quando ho reintrodotto uova e pesce mi è venuto per la prima volta il ciclo. È stato un incentivo e mi ha fatto rendere conto che l’alimentazione vegana non è necessariamente la più sana del mondo.

Perché hai smesso di essere vegana? Qual è stata la parte più difficile della ’transizione’?
LUCREZIA: Mi stavo distanziando molto dalla frangia più estremista e ultra rigida, disconoscendo certe visioni che non erano le mie. Così come mi è venuto naturale associare certi alimenti con la sofferenza che provocavano, e a considerarli ‘non cibo’, mi è venuto naturale desiderarli di nuovo. E rimangiandoli mi sentivo meglio. Pensa che ero arrivata a sognare le uova di notte! Ero in amenorrea da tanti anni e ho scoperto di soffrire di ovaio micropolicistico. La dieta più adatta per risolvere questo problema è unanimamente considerata quella ricca di uova, latticini di capra, con pochi carboidrati e zuccheri e poca soia e glutine. Quando ho reintrodotto uova e pesce mi è venuto per la prima volta il ciclo. È stato un incentivo e mi ha fatto rendere conto che l’alimentazione vegana non è necessariamente la più sana del mondo. Ci sono tante variabili da considerare.

Sono andata dal medico, ho sentito nutrizionisti, ho fatto diverse analisi e ne è venuta fuori una colite/gastrite cronica, insulino-resistenza e forte intolleranza a tutti i legumi

MARTA: Ho iniziato ad avere problemi digestivi e intestinali. Sin da bambina soffro di colon irritabile e mangiare molti legumi è sempre stato difficile per me. Più continuavo a mangiare legumi (e sì, li tenevo ammollo per due giorni, li cuocevo con l’alloro e l’alga kombu e spesso li decorticavo) più mi ritrovavo ad avere lo stomaco dolente, perennemente teso e gonfio, ogni sera ero piegata in due per i crampi.
A questo punto so che la colpa è stata mia: credevo così tanto in questa scelta da ignorare i sintomi che mi dicevano che evidentemente sbagliavo qualcosa, ma quando parlavo ai medici della mia alimentazione, sembrava a tutti così sana e bilanciata da non causare troppi sospetti. Ho iniziato a soffrire di problemi ormonali (ciclo sparito) e ad avere difficoltà a saziarmi a tutti i pasti. Dopo un anno e mezzo ho fatto delle analisi del sangue, e ne sono usciti fuori livelli di ferro così bassi da essere un po’ preoccupanti, così ho deciso di provare ad aggiungere delle uova e supplementare, sotto consiglio medico, con integratori mirati. Da qui mi sono resa conto che l’unico momento in cui riuscivo a digerire bene senza ritrovarmi piegata in due sul divano era quando mangiavo le uova. Qualche mese dopo sono letteralmente svenuta e ho deciso che non potevo più lasciar correre. Sono andata dal medico, ho sentito nutrizionisti, ho fatto diverse analisi e ne è venuta fuori una colite/gastrite cronica, insulino-resistenza e forte intolleranza a tutti i legumi (e anche ad altri alimenti).

Ho reintrodotto soltanto il pesce, poi mi sono resa conto che, se la mia era una scelta etica, dovevo essere coerente con me stessa: la vita di un pesce non è meno importante di quella di un pollo. È stata dura, ho pianto e ricordo di aver girato intorno al marciapiede per la bellezza di due ore prima di comprare per la prima volta della carne. Non riuscivo a credere che a 20 anni, dopo aver totalmente escluso la carne per 6 anni, io stessi “infrangendo” questa promessa. Per qualcuno che compie questa scelta a livello etico è straziante. Devo dire, però, che a quel punto il mio corpo ha iniziato a funzionare nuovamente, a digerire bene e ad avere una migliore salute ormonale.

È stato difficile dirlo ai tuoi follower? Ti sei sentita in qualche modo in colpa?
LUCREZIA: Mi sentivo in colpa soprattutto nei confronti di me stessa. Mi sembrava di aver buttato via tutti quegli anni. Dirlo mi è scocciato, sì, avevo paura di ricevere un giudizio negativo, ma l’ho comunque fatto quasi subito.

MARTA: Ovviamente è stato difficile. Soprattutto dopo aver scritto un libro con la mia mamma totalmente basato su ricette vegan [ricette parecchio buone, NdR] e aver così tanto sostenuto questa causa. Più che in colpa nei confronti dei miei follower, mi sono sentita in colpa nei confronti di me stessa e degli animali. Tante amiche hanno smesso di seguirmi, ma la maggior parte dei miei follower è stata molto comprensiva, hanno capito quanto fosse stato difficile ma anche importante la mia scelta di ascoltare, per la prima volta dopo anni, quello che mi chiedeva il mio corpo. Ovviamente questa è la mia esperienza: una dieta vegana non deve necessariamente portare a scompensi e, se il proprio corpo non ha alcun problema a reggerla, è una bellissima scelta.

Come definiresti ora la tua dieta?
LUCREZIA: Ho una dieta abbastanza varia fatta di pesce, latticini, uova. I formaggi mi piacciono molto. Cerco di acquistare sempre bio e locale, ma se sono fuori non mi pongo tutto il problema: ho fatto questa scelta anche per sanità mentale, voglio godermi le occasioni sociali senza preoccuparmi della provenienza del cibo che mangio. Ho abusato di glutine e soia per anni, e non sono particolarmente consigliati per i miei problemi ormonali, quindi se posso li evito. Non faccio quasi più pasti completamente vegetali.

MARTA: Dopo aver cercato etichette per tanto tempo, non voglio definire la mia dieta in alcun modo, perché mi porterebbe ad identificarmici – e io sono ben oltre la mia dieta. Mangio proteine animali, sì, ma cerco di farlo responsabilmente. Per quanto una vita sia una vita, non compro e non comprerei mai carne, uova o pesce ‘convenzionali’. A dirla tutta non compro neanche nei supermercati biologici: tutto quello che metto in tavola viene da piccoli agricoltori con cui sono in contatto, la carne è rigorosamente da animali allo stato brado e al pascolo, il pesce è pescato in mare aperto con metodi di pesca sostenibili, le uova da contadini. Ci sono ancora determinate cose che faccio fatica a digerire e quindi non mangio, ma ho un rapporto sereno con il cibo, ascolto il mio corpo e lo nutro sempre con quello che mi chiede e desidera, senza contare calorie o macronutrienti al grammo.

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