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Chi è Vettosi?

Vettosi rapper Napoli intervista

Da quando è uscito Fastlife 4, il nuovo ed attesissimo mixtape della saga di Guè Pequeno e DJ Harsh, ho una barra che mi ronza in testa come una fastidiosa zanzara. Paradossalmente non l’ha scritta Guè, ma Drake, che in “Under Ground Kings”, pezzo abbastanza nascosto tra le hit di Take Care, ripete “Rich off a mixtape, got rich off a mixtape”, ovvero “Ricco con un mixtape, sono diventato ricco con un mixtape.”

Drake si riferisce al grande successo del suo So Far Gone, mixtape che da attore di secondo livello lo ha fatto atterrare sotto ai riflettori del rap game. Il paragone non vuole essere tra So Far Gone e Fastlife 4, perché si tratta di due progetti arrivati in momenti diversi della carriera di Drake (all’inizio) e Guè Pequeno (al culmine). Ma piuttosto si tratta del successo che si può ottenere con un progetto parallelo, quasi di basso profilo rispetto agli album ufficiali, un terreno fertile di sperimentazioni, di rischi che non si prenderebbero quando si pensa esclusivamente alle stream—e di occasioni da concedere a nuove leve pronte a spiccare il volo.

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Questo è quello che è successo a Fivio Foreign, per esempio, che, all’uscita dell’ultimo side project di Drake, Dark Lane Demo Tapes, si è presentato come un emergente non troppo conosciuto ma in davvero poche barre in “Demons” è diventato un personaggio di culto della scena rap statunitense. La settimana successiva sarebbe uscita “Zoo York” di Lil Tjay con il suo featuring e quello di Pop Smoke. Mica male come presentazione.

Ecco, la situazione di Vettosi è simile a quella di Fivio Foreign. Giovane napoletano, nemmeno diciottenne, con un timbro vocale inconfondibile, non mi nasconde la sua passione per Pop Smoke, chiara a partire dal tono di voce all’attitude sulla traccia, quasi come se si vergognasse a dire una cosa banale. Come in “Marco da Tropoja” in Fastlife 4, per l’appunto, dove ha l’arduo compito di entrare sul beat dopo che Guè ne ha dette troppe. Si apre la strofa di Vettosi, e lui con una freddezza da cattivo di un film di Liam Neeson, proprio come il personaggio che intitola il pezzo, recita come se fosse una poesia spettrale: “Shooter, ‘a scarico ‘ncuollo a tutti ‘sti fake / so’ elegante comme Chopin”. Il resto della strofa la conosciamo già tutti, perché tutti ce la siamo condivisa su Whatsapp chiedendoci chi fosse questo Vettosi. L’abbiamo contattato al telefono per conoscerlo meglio.

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Noisey: Come si arriva così silenziosamente in una delle uscite dell’anno, il mixtape di Guè Pequeno? Vettosi: Ho incominciato a scrivere all’età di 13 anni, girando tra studi di periferia, mettendomi i soldi da parte per pagare le spese di registrazione. A 16 anni ho lasciato la scuola per andare a lavorare, ma questo capitolo è durato poco tempo perché mi è stato proposto il primo contratto discografico. In realtà il featuring con Guè è arrivato dopo il featuring nel disco di TY1 [in uscita il 7 maggio]. Ho fatto dei provini in studio e all’improvviso mi ha contattato TY1 su Instagram chiedendomi il featuring nel suo album. Io mi sono gasato e l’ho scritto subito e gli ho mandato la strofa. Da lì, è stato tutto una catena, perché TY1 ha fatto sentire il pezzo a Guè che si è preso bene e mi ha videochiamato di notte, poco tempo fa, circa un mese prima dell’uscita di Fastlife 4, per chiedermi di entrare nel mixtape. Io chiaramente ho scritto in un attimo anche la strofa di “Marco da Tropoja”, non me ne sono reso conto perché è successo tutto in modo rapido.

**La cosa che mi ha stupito della tua musica è la maturità delle cose che racconti e il tono della voce, presente ma quasi sconnessa. Ma cosa ha formato Vettosi, nel modo in cui lo sentiamo oggi?
**Da piccolo ascoltavo tantissimo Guè. Mi ricordo Il ragazzo d’oro, il suo primo disco, lo ascoltavo tutti i giorni e senza dubbio ha indirizzato la mia crescita musicale. A livello internazionale, ho tante influenze, a partire da 50 Cent e i Mobb Deep. In realtà ascoltavo molta r&b, ecco, io ascolto tanta musica, poi mi lascio influenzare da poche cose, considerando che sto facendo hip hop.

Mi ricordo che ascoltavo Michael Jackson, perché una volta da piccolo, quando avevo 5-6 anni, mi feci fare da mamma il suo guanto coi brillantini che usava per ballare sul palco e mi mettevo il cappello e mi sentivo come lui.

**Forse era destino che facessi musica. Qual è il tuo rapporto con la scena musicale napoletana e campana?
**Sono cresciuto ascoltando un sacco anche i Co’Sang, e ascolto anche la scena attuale. Ho avuto la possibilità di conoscere Dat Boi Dee e J Lord. Con J siamo stati in studio assieme. Poi conosco da un po’ di tempo Geolier, ma quello che conosco da più tempo è Nicola Siciliano. C’è un bel rapporto. Specialmente con J Lord c’è una competizione positiva, perché abbiamo la stessa età, c’è un bel feeling e ci capiamo, siamo forti e siamo in una buona posizione. A volte addirittura lo prendo come esempio, perché c’è una grande stima reciproca. Con tutti c’è e ci deve essere una bella competizione, genuina, e spero che tutti riescano nei loro piani per il bene della scena napoletana e del rap italiano.

Interessante quello che dici su J Lord perché rappresentate due approcci diversi a uno stesso genere, ed è anche bello vedere persone che vengono dallo stesso posto che si approcciano al rap con la stessa attitudine ma con due stili diversi. E anzi, sarà molto interessante vedere come vi svilupperete e come crescerete.

A tal proposito, vorrei approfondire un tema molto attuale. Come pensi che sia percepita la musica napoletana e campana fuori dalla zona? Se ci pensi, è un riconoscimento gigantesco che nel mixtape di Guè, praticamente la cartina tornasole della scena italiana, ci siano tre artisti napoletani di fila: tu, Luchè e MvKilla. Vettosi: Dal punto di vista del riscontro con il pubblico, ti devo dire che ne ricevo tanto e ne ricevo buono da tutta Italia. Per me è un grande riconoscimento, sai quando stai chiuso in studio per così tanto tempo poi viene dell’ansia, quasi un’incertezza, che per fortuna si è trasformata di una presa a bene, e spero che continui così anche nel futuro. Secondo me io riesco ad essere capito, anche oltre l’ostacolo della lingua, perché sono già usciti tanti pezzi ed artisti napoletani e la scena sta andando up, del resto come a Milano sono forti, anche a Napoli siamo forti. Anche per questo, i feedback stanno arrivando anche dalle altre città e dagli artisti, come Don Joe che mi ha fatto i complimenti.

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**Noisey: Nel nuovo pezzo, “NUN E VEC”, si vede un tuo passo in avanti notevole, secondo me. C’è un inizio di introspezione, che va oltre la dinamica classica del rapper che viene dal quartiere ma vuole uscirne, aiutata dalla base che suona anni ’90, sulla quale tu entri con un flow modernissimo. C’entra Ceru167, il tuo producer?
**Io sono molto leale, penso sia il mio più grande difetto nella scrittura. Se scrivo una cosa, la devo vivere al 100%, non posso uscire raccontando le storie di altri, devo vivere un’emozione che mi deve guidare.

Hai colto il segno, il pezzo nasce in studio come sempre. Ceru fa partire il beat e io impazzisco, lo scrivo subito. Con Ceru mi trovo benissimo c’è un feeling pazzesco in tutto, da un banger a un pezzo più sentimentale a uno più hood. Questo pezzo qui è uno statement, vogliamo far capire che nella scena ci siamo anche noi.

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